Germania, l’economia soffre. E l’auto ancora di più

Germania, l’economia soffre. E l’auto ancora di più
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Daniele Pizzo
Margini in calo per i produttori di auto e i settori collegati, come chimica e semiconduttori. Il 2019 secondo le stime sarà un anno in frenata per l’economia tedesca. Lo conferma anche la UE
10 luglio 2019

C’era una volta la locomotiva d’Europa, la Germania, la fabbrica del Vecchio Continente. Aziende solide, know how accumulato in una storia industriale lunga secoli, esportazioni massicce e guadagni per tutti, dal presidente dell'azienda all’operaio appena assunto. 

C’era, appunto, perché il 2019 potrebbe essere l’anno dell’inversione a U di un’economia pressoché costantemente in crescita, che oggi però annaspa tra guerre commerciali come quella scatenata dagli USA di Trump contro Europa, Cina e Sud America, l’uscita dall’Europa del Regno Unito, l’aumento dei costi delle materie prime ed un mercato interno in sofferenza. 

Una serie di ostacoli che si ripercuote fortemente nella corsa alla redditività dei produttori, già pesantemente penalizzati dalle nuove regole sulle emissioni che hanno costretto il comparto ad investire fortemente nello sviluppo di veicoli elettrici, sacrificando i margini nonostante l’auto a batterie sia ancora un prodotto di nicchia: nel 2018 solo 1,26 milioni degli 86 milioni di auto vendute nel mondo l'anno scorso era un’elettrica. Una quota di mercato di appena l’1,5%.

Due prototipi elettrici di BMW e Daimler. I due costruttori si sono appena alleati per collaborare su auto elettriche e a guida autonoma abbattendo i costi. Ma ad oggi le EV rappresentano appena l’1,5% del mercato mondiale
Due prototipi elettrici di BMW e Daimler. I due costruttori si sono appena alleati per collaborare su auto elettriche e a guida autonoma abbattendo i costi. Ma ad oggi le EV rappresentano appena l’1,5% del mercato mondiale

Alla luce della situazione, dall’inizio dell’anno otto aziende delle trenta che compongono il principale indice tedesco, il DAX30, hanno emesso un “profit warning”. Che è il segnale d’allarme che le società quotate in Borsa lanciano prima della pubblicazione definitiva dei dati sugli utili, se questi si prospettano inferiori alle attese.

Così ha fatto BMW, che per il 2019 prevede un anno con profitti in discesa tra il 6 e l’8% contro una precedente previsione dell’8-10%, e così ha fatto anche Daimler, che nel giugno scorso ha lanciato il terzo allarme in un anno relativamente ai conti. Volkswagen rimane attendista sulle stime, ma se è così che va l’andazzo, con gli strascichi del Dieselgate ancora a fare da zavorra, anche dalle parti di Wolfsburg c’è poco da stare sereni.

L’ultimo colosso teutonico a divulgare un profit warning è stato il gigante della chimica Basf che ha tagliato del 30% le stime di risultato operativo per l'anno in corso. Il ridimensionamento è dovuto principalmente all’attuale andamento dell’industria dell’auto, legata strettamente al settore della chimica: «Il rallentamento della crescita nel settore automobilistico mondiale è stata particolarmente forte: a livello globale, la produzione è diminuita del 6% circa nella prima metà del 2019. In Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo, il calo è stato più del doppio, intorno al 13%», spiega una nota dell’azienda di Ludwigshafen.

La Cina, per l’appunto, lontana centinaia di migliaia di chilometri da Monaco di Baviera, Stoccarda o Wolfsburg, ma vicinissima nelle stanze dei bottoni. Geely, il principale costruttore cinese, prevede per il primo semestre una flessione dei profitti del 40% per effetto del marcato calo delle vendite sul mercato interno. Geely, per dire, con l’auto Made in Germany c’entra eccome, dal momento che con il 10% è il maggiore azionista di Daimler e da poco controlla alla pari con Daimler il brand smart.

Le stime di crescita dei paesi UE per il 2019 della Commissione Europea
Le stime di crescita dei paesi UE per il 2019 della Commissione Europea

Il rallentamento dell’industria dell’auto, come detto, contagia molti settori: ad esempio anche Infineon, il maggiore produttore tedesco di semiconduttori che poi sono l’ingrediente principale delle auto di oggi e lo saranno ancora di più per quelle di domani, ha previsto in marzo profitti in calo per il 2019 proprio per effetto della frenata delle immatricolazioni in Cina.

A peggiorare la situazione economica per la Germania arrivano anche le difficoltà di Deutsche Bank, banca nata per sostenere l’industria domestica, alle prese però con un ridimensionamento lacrime e sangue che porterà al taglio di ben 18.000 addetti dopo le forti perdite accusate negli ultimi anni e tre amministratori delegati dimissionari dopo aver fallito un salvataggio che oggi sembra sempre più difficile. 

Il risultato è un secondo semestre del 2019 che potrebbe essere molto amaro per la Germania industriale. La più recente previsione della Commissione Europea dice che l’economia tedesca crescerà nell’anno in corso appena dello 0,5%. Un dato che la fa scivolare al penultimo posto della graduatoria continentale in cui l’ultimo è occupato dall’Italia, per la quale si prevede una crescita dello 0,1%. Cioè ben al di sotto della media stimata per l’intera UE dell’1,3%.

«Il settore automobilistico in particolare continuerà a misurarsi con il deterioramento dell'ambiente esterno, oltre a persistere dell'incertezza sulla politica commerciale e nelle preferenze dei consumatori. Gli esportatori tedeschi sono anche preoccupati che qualsiasi escalation del protezionismo possa pesare sulla fiducia delle imprese in tutto il mondo e quindi attenuare gli investimenti globali», avvertono da Bruxelles.

Alla locomotiva Germania, insomma, manca il carbone e le batterie al momento non riescono a portarla lontano come vorrebbe.

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