Gli effetti dei dazi di Trump: General Motors paga 1,1 miliardi di dollari allo Stato Americano

Gli effetti dei dazi di Trump: General Motors paga 1,1 miliardi di dollari allo Stato Americano
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Il colosso americano dell’auto ha perso 1,1 miliardi di dollari solo in dazi doganali
22 luglio 2025

General Motors chiude un secondo trimestre 2025 difficile, segnato da un calo del 35% dell’utile netto, che si ferma a 1,9 miliardi di dollari. A pesare in modo determinante sono stati i dazi doganali imposti dall’amministrazione Trump: da aprile, il conto per GM ha già raggiunto 1,1 miliardi di dollari, e si stima che l’impatto annuale possa toccare i 4-5 miliardi.

Il fatturato globale del gruppo è sceso dell’1,8% su base annua, a 47,1 miliardi di dollari, mentre l’EBIT rettificato è crollato del 32% a 3,04 miliardi. Il Nord America, tradizionalmente il mercato più redditizio per GM, ha visto un tonfo del 46% degli utili ante imposte, fermandosi a 2,4 miliardi di dollari con ricavi per 39,5 miliardi.

Nonostante questi numeri negativi, GM conferma le previsioni per l’intero anno, con un utile netto compreso tra 8,2 e 10,1 miliardi di dollari e un EBIT rettificato previsto tra 10 e 12,5 miliardi.

Barra: “Siamo nella fase di transizione, ma ne usciremo rafforzati”

In una lettera agli azionisti pubblicata il 22 luglio, l’amministratrice delegata Mary Barra ha cercato di rassicurare il mercato: “Tutto ciò che stiamo facendo in modo strategico e proattivo, insieme a una maggiore armonizzazione tra normative ambientali e domanda dei consumatori, ci aiuterà a differenziarci dalla concorrenza, aumentare la nostra resilienza e uscire da questa fase di transizione più forti e più redditizi”.

Le nuove tariffe colpiscono duramente alcuni dei modelli più popolari dell’offerta GM, inclusi i pickup full-size prodotti in Messico e Canada e i SUV compatti come Chevrolet Trax e Buick Envista, costruiti in Corea del Sud. Inoltre, anche i veicoli che rientrano nei parametri dell’accordo USMCA (ex NAFTA) sono soggetti a dazi sulla quota di componenti non statunitensi.

Il Chief Financial Officer Paul Jacobson ha dichiarato a CNBC che l’azienda si trova in una fase di “assestamento” ma che il team sta “lavorando a pieno regime”. GM punta a ridurre almeno il 30% dell’impatto tariffario attraverso modifiche produttive e tagli ai costi.

A tal proposito, a giugno la casa ha annunciato 4 miliardi di dollari di investimenti per aumentare la produzione di modelli a benzina in tre impianti statunitensi. Tra le novità, la Chevrolet Equinox sarà assemblata in Kansas, mentre la Blazer passerà dal Messico allo stabilimento di Spring Hill, in Tennessee.

A differenza di altri costruttori, GM ha dichiarato che non intende aumentare i prezzi dei veicoli per compensare i dazi, preferendo mantenere politiche di listino coerenti e ridurre gli incentivi. Il prezzo medio di vendita nel trimestre ha superato i 51.000 dollari, con incentivi inferiori di 2 punti percentuali rispetto alla media del settore.

Nonostante le difficoltà, i modelli costruiti in Corea del Sud rimangono profittevoli anche con le tariffe, e GM non ha ancora preso decisioni definitive su eventuali spostamenti produttivi in quell’area.

Infine, un barlume di ottimismo arriva dal mercato cinese, dove GM ha registrato un utile netto da partecipazioni di 71 milioni di dollari, un miglioramento netto rispetto alla perdita di 104 milioni dell’anno scorso. È il secondo trimestre consecutivo con vendite in crescita in Cina, grazie anche alla gamma di veicoli a nuova energia, su cui GM sta puntando nell’ambito della joint venture con SAIC Motor.

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