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L’impero della Red Bull in Formula 1 si sta lentamente sgretolando? È una domanda inevitabile dopo il licenziamento shock del team principal e CEO, Christian Horner, perfezionato due settimane fa. Un addio, questo, che fa seguito ad altre uscite di peso, in quei casi volontarie. Adrian Newey, Rob Marshall, Jonathan Wheatley: una serie di top manager che potrebbero aver deciso di lasciare la barca prima che affondasse.
Che a Milton Keynes tiri un’aria strana lo si evince da un articolo pubblicato dal Sun, in cui si scoprono i retroscena dell’addio di Horner e l’atmosfera tiratissima che si respira in Red Bull oggi. “Un giorno dopo il licenziamento di Christian, quando molti dipendenti erano ancora sconvolti, il signor Marko ci ha parlato – racconta un dipendente protetto dall’anonimità -. L’ha buttata sullo scherzo e ci ha esortato a tirarci su di morale. ‘Dovete sorridere di più’, ha detto. Non l’ha fatto vedere in buona luce a nessuno, perché non c’era nulla per cui sorridere”.
C’è di più. Secondo quanto riporta il Sun, il nuovo team principal e CEO, Laurent Mekies, non terrebbe davvero le redini della scuderia. Sarebbe l’asse costituito dal CEO responsabile dei progetti aziendali e dei nuovi investimenti della Red Bull, Oliver Mintzlaff, e dal superconsulente Helmut Marko ad avere il comando. E il loro primo approccio con i dipendenti di Milton Keynes sarebbe stato come “un incidente d’auto”.
Mintzlaff avrebbe scherzato sul licenziamento, oltre a Horner, di due figure prominenti all’interno del team, il responsabile marketing Oliver Hughes e il direttore della comunicazione Paul Smith. Dopo essere stati informati del loro licenziamento e aver lasciato i loro dispositivi aziendali, Hughes e Smith sarebbero stati scortati fuori dal quartier generale, lasciando senza responsabile centinaia di dipendenti. Mintzlaff avrebbe detto “se avete dei problemi, mandate un messaggio al vostro responsabile. E se non lo avete più, scrivete a me!”, mettendosi a ridere.
Secondo un’altra fonte, Horner sarebbe stato colto di sorpresa dall’atto finale della sua avventura con la Red Bull. “Christian è stato convocato per una riunione a Londra e non aveva idea di cosa si trattasse. È rimasto esterrefatto quando è stato portato in una stanza e licenziato sul momento. È stato preso alla sprovvista, pensava di essere stato chiamato per parlare di un altro problema”. Il licenziamento di Horner avrebbe rappresentato “un attacco mirato per il controllo della scuderia, perché i vertici austriaci della Red Bull non gradivano un britannico al comando del team”.
Ma altre correnti di forte instabilità starebbero attraversando la Red Bull. “Lo staff – rivela la fonte del Sun - è composto in larghissima parte da britannici profondamente fedeli a lui, e molti stanno pensando di andarsene”. Immaginarsi un ammutinamento di massa è utopico. Però il clima di grande incertezza, con faide interne e giochi di potere potenzialmente pericolosi, non giova certamente a pochi mesi da una rivoluzione tecnica che vedrà la Red Bull diventare un costruttore per la prima volta nella sua storia, con tutto ciò che ne deriva.
Per ora, Max Verstappen tace. Non potrà farlo quando, pur con tutte le reticenze del caso, dovrà presentarsi davanti ai giornalisti giovedì per la sua consueta media session. Se a Silverstone già si faceva fatica ad avvicinarsi a Max, vista la bolgia di media che lo circondava, non osiamo immaginare cosa ci attenda a Spa. Finora è stato sibillino, scegliendo di non confermare la sua presenza in Red Bull per il prossimo anno. Ma anche dal linguaggio non verbale, dalle parole che potrebbe scegliere per non dire, si capiranno tante cose. Forse anche la fine di un’era.