Andrea Kimi Antonelli: “In F1 è come nuotare tra squali”. Ispirazioni? Senna, Valentino Rossi, Sinner e... Messi

Andrea Kimi Antonelli: “In F1 è come nuotare tra squali”. Ispirazioni? Senna, Valentino Rossi, Sinner e... Messi
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Prossimo ai 19 anni, Andrea Kimi Antonelli sta già imparando a sopravvivere nel “mare di squali” della Formula 1. Tra errori, crescita e consigli preziosi, il rookie Mercedes si racconta senza filtri: dall’ammirazione per Senna alla guida di Toto Wolff, passando per modelli d’ispirazione, fuori e dentro la pista, come Ayrton Senna, Valentino Rossi, Jannik Sinner e… Lionel Messi
19 luglio 2025

La prima metà di stagione di Formula 1 si è conclusa, così come i primi dodici Gran Premi iridati di Andrea Kimi Antonelli. Il giovane rookie della Mercedes ha vissuto un inizio promettente, come confermato dalla pole nella Sprint di Miami e il podio in Canada. Non sono ovviamente mancate alcune battute d’arresto lungo il cammino, dovute a problemi di affidabilità ma anche ad errori, come il contatto al Red Bull Ring con Max Verstappen. Il bilancio resta comunque positivo, alla luce dell’approccio maturo che il bolognese sta dimostrando al suo primo anno nel Circus.

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Prossimo ai 19 anni, Antonelli ha avuto il primo vero assaggio di ciò che rappresenta l’ambiente della Formula 1. “È come nuotare in un mare pieno di squali: basta un attimo per cadere nella trappola ed essere mangiato”, ha raccontato il numero #12 in un’intervista rilasciata al settimanale 7 del Corriere della Sera, firmata da Daniele Sparisci. “Me ne sono reso conto a Imola. Lì ho capito quanto sia importante ritagliarmi del tempo per me stesso, momenti in cui resto da solo nel motorhome – soprattutto quello degli ingegneri – in un posto silenzioso dove posso ‘switchare’ mentalmente, dove mi isolo”, ha proseguito Kimi (chiamato “Andrea” da Toto Wolff in caso di errori, “Antonelli” quando “vado malissimo”).

Il consiglio di isolarsi e non lasciarsi travolgere dal momento gli è arrivato da qualcuno che ha molti anni – e titoli – più di lui. “Valentino Rossi è sempre stato bravo a circondarsi delle persone giuste, a riconoscere quelle davvero importanti, capaci di farlo rendere al meglio in pista tenendolo sereno. Vorrei avere quella stessa capacità”, ha aggiunto Antonelli.

Ad aiutarlo a costruirsi l’ambiente ideale ci sta pensando Toto Wolff: “Lo conosco dal 2018, quando mi ha fatto entrare nella Mercedes Academy. Sono cresciuto con lui e ho avuto la fortuna di conoscerlo anche fuori dalla pista. Sono felice di aver trovato una guida, insieme a tante altre persone fondamentali nel team che mi stanno aiutando”.

Da piccolo, però, Andrea Kimi coltivava anche un altro sogno. Se non fosse diventato pilota, racconta, avrebbe aiutato il padre nella gestione del team di famiglia, l’AKM Motorsport, oppure “magari sarei diventato un calciatore, perché a Bologna giocavo per divertirmi, mi piaceva un sacco, anche se già correvo con i kart”. In che ruolo? “Attaccante, non per i dribbling o i colpi di classe, ma perché correvo tanto, anche in campo. Il mio modello era Messi. Sono del 2006 e seguivo il Barcellona oltre al Bologna. Qualche volta andavo allo stadio con papà”. Il suo supporto alla squadra di casa si è visto anche durante l'appuntamento di Imola, quando è sceso tra le vie della città per festeggiare la vittoria della Coppa Italia.

Parlando di idoli, Andrea Kimi Antonelli si sta delineando come il nuovo punto di riferimento per i giovani appassionati di motorsport in Italia, un po’ come Jannik Sinner lo è per il tennis. “Mi piacerebbe conoscerlo. Avremmo dovuto incontrarci lo scorso anno ad Abu Dhabi, ma ero malato. Seguo il tennis e guardo le sue partite. Mi impressiona la sua forza mentale, soprattutto quando le cose non vanno bene. Tante volte è riuscito a ribaltare situazioni difficili. Resta concentrato in ogni momento: si impara molto a guardarlo”. L'ultimo esempio è la sicuramete la vittoria a Wimbledon contro Carlos Alcaraz arrivata dopo la sconfitta ai Masters 1000 di Roma.

Ma chi è, invece, l’idolo di Antonelli nel motorsport? La risposta è semplice, anche perché ha scelto uno dei numeri utilizzati in carriera dal suo eroe: il #12 di Ayrton Senna. “Vorrei chiedergli tante cose. Di sicuro, come riusciva a superare la paura dopo un incidente e a tornare in pista andando ancora più forte. Quando ti capita un incidente, a volte un po’ di paura ti viene. Noi piloti non ci pensiamo, ma ci conviviamo. E ai suoi tempi la sicurezza era purtroppo molto inferiore rispetto a oggi”, ha concluso Antonelli.

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