Griffiths: “Cupra non è la fine di Seat”. “Concorrenza cinese? Non serve il protezionismo per combatterla"

Griffiths: “Cupra non è la fine di Seat”. “Concorrenza cinese? Non serve il protezionismo per combatterla"
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Wayne Griffiths, il presidente di Seat, parla non solo della convivenza dello storico marchio con Cupra, ma anche delle sfide che dovrà affrontare il settore automotive, a cominciare dalla concorrenza della Cina
22 marzo 2024

Seat ha un futuro, e Cupra non è la fine di Seat. I due marchi coesisteranno e noi ci concentreremo su parti diverse del mercato con i nostri brand. La nostra priorità per Seat in questo periodo di transizione sarà sulle auto a combustione e sulle auto elettriche”: così il presidente di Seat, Wayne Griffiths, parla del futuro di un marchio che in molti avevano dato per morente. “Stiamo investendo sulla Seat Leon ibrida PHEV, con miglioramenti tecnologici e i fari LED Matrix – spiega in un incontro dedicato alla stampa italiana cui ha partecipato anche Automoto.it -. Stiamo anche lavorando su Ibiza e Arona. Continueremo a investire su entrambi i marchi per migliorare i prodotti, allocando una notevole quantità di denaro. Abbiamo anche intenzione di estendere il ciclo di vita dell’Ateca e di migliorarla”.

Le prossime auto in arrivo saranno delle Cupra – ha precisato - ma questo non significa che non ci sarà una nuova Seat in futuro. Abbiamo solo bisogno del momento giusto per concepirla, perché qualsiasi auto totalmente nuova sarà elettrica, o almeno elettrificata. E per poterlo fare nel segmento in cui si trova Seat, con un'aspettativa di prezzo di circa 20.000-25.000 euro, sono necessari una piattaforma, una tecnologia e dei costi che consentano di realizzare un profitto. Non è questo il caso per ora ed è per questo che l'elettrificazione è arrivata sul mercato dall'alto verso”.

I tempi, insomma, non sono ancora maturi. “Lanciare un marchio di massa in un mercato di nicchia al momento, che non consta nemmeno il 10% del mercato europeo, sarebbe un vero e proprio suicidio. Dobbiamo quindi stabilire delle priorità e fare le cose al momento giusto, con i passi giusti. E credo che il nostro piano complessivo per l'azienda, con due marchi che si concentrano su segmenti diversi, ci consenta di essere flessibili, soprattutto nel periodo fino al 2035. Finché venderemo auto a combustione, nessuno sa quanto sarà veloce l'aumento delle auto elettriche. Un anno fa pensavamo che sarebbe stato molto rapido, ma ora i piani sono un po' diversi”.

Quanto alle tempistiche per avere auto green più accessibili, Griffiths ha spiegato: “Entro il 2035 le auto elettriche devono essere attraenti quanto le auto a combustione, perché dal 2035 non ci saranno auto a combustione, a meno che non si spostino su tecnologie come l’idrogeno. Per quella data dovremo avere prezzi competitivi su tutte le auto. A emissioni zero, perché lo dice la normativa. Credo che, con l'aumento della concorrenza e tutto ciò che sta accadendo, i volumi delle auto elettriche aumenteranno, si avranno effetti di scala e i costi si ridurranno. Ma molto dipenderà dal costo delle materie prime, dal litio e da tutto ciò che serve per le batterie, e da come questo verrà sviluppato nei prossimi anni per quanto riguarda il prezzo e la qualità”.

Una cosa per Griffiths è chiara, comunque: la politica deve sostenere questa transizione. “I governi devono dimostrare ai loro cittadini che la mobilità a zero emissioni è una responsabilità, qualcosa di cui tutti hanno bisogno per contribuire al cambiamento climatico e quindi devono aiutare i cittadini in tutta Europa con incentivi per la guida di auto a zero emissioni. Soprattutto quando solo il 20% del mercato europeo è elettrificato, e di questo 20% solo forse il 10% è elettrico a batteria. La strada da percorrere è ancora lunga, quindi penso che sia troppo presto per togliere questi incentivi. Il più grande ostacolo, nel frattempo, è l'infrastruttura di ricarica che tutti i governi, in particolare in Europa, devono sistemare”.

In uno scenario già sfidante, si aggiunge anche l’offensiva in arrivo dalla Cina. Che, secondo Griffiths, non va contrastata mettendosi sulla difensiva. “Non credo che la risposta dell’Europa alla concorrenza cinese debba essere protezionistica, sarebbe una soluzione a breve termine che non garantisce il futuro a tendere. E se si deve affrontare una maggiore concorrenza dall'esterno, la risposta non può essere quella di proteggersi, ma di darsi da fare e migliorare la propria competitività. E credo che l'Europa dovrebbe concentrarsi su questo aspetto, rendendo i produttori di auto del nostro continente più competitivi, anche grazie a politiche di sostegno all’industria”.

“Penso che i più grandi fattori di competitività che potremmo giocare al momento siano l'energia rinnovabile e i costi competitivi per le auto a zero emissioni da costruire in Europa. Se riusciamo a ottenere questo risultato, le argomentazioni per l'esportazione di auto elettriche più economiche da luoghi lontani su navi alimentate a petrolio non hanno molto senso. Quindi, se in Europa avessimo una politica energetica che sostiene le energie rinnovabili competitive per l'industria automobilistica, credo che sarebbe un grande passo avanti. E poi serve collaborazione, non solo tra i costruttori, ma anche tra la politica e l’industria. Serve una risposta europea. L’Europa potrebbe essere così forte contro qualsiasi minaccia competitiva proveniente dalla Cina o dagli Stati Uniti”.

Griffiths ha poi rivelato che il marchio Cupra sbarcherà negli USA entro la fine del decennio. “Sarà un brand solo elettrico su quel mercato, perché non avrebbe senso altrimenti. Il Gruppo Volkswagen ha già i suoi marchi negli Stati Uniti, che si tratti di Volkswagen, Audi o Porsche, con un numero sufficiente di auto a combustione affinché non serva un altro marchio del Gruppo Volkswagen che entri in scena con un'auto a combustione. Se entriamo come nuovo brand penso che sia logico per noi essere un marchio nuovo, che guarda al futuro e non al passato. Non siamo un marchio storico, quindi il futuro è elettrico. Molto dipenderà da cosa succederà nel frattempo, da cosa succederà con le elezioni negli Stati Uniti e da eventuali cambiamenti nel governo, se la loro politica, che è molto favorevole alle auto elettriche, cambierà o meno. Debutteremo con la Formentor elettrica e un grande crossover, auto che potremmo vendere anche in Europa”.

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