I tuoi dati valgono più della benzina: chi guadagna davvero quando sei al volante

I tuoi dati valgono più della benzina: chi guadagna davvero quando sei al volante
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Guidare un’auto moderna significa alimentare un flusso continuo di informazioni: la vera domanda è chi ci sta guadagnando davvero?
20 dicembre 2025

Per oltre un secolo il valore dell’automobile è stato misurato in litri, ottani, chilometri per litro e cavalli vapore, ma oggi la metrica fondamentale è cambiata. L’elemento più prezioso non esce dal serbatoio e non alimenta un motore, ma attraversa fibre ottiche, antenne 5G e server remoti. Sono i dati, il vero carburante della nuova mobilità.

Le auto moderne sono diventate dispositivi digitali a tutti gli effetti e ogni volta che ci mettiamo al volante generiamo una quantità impressionante di informazioni. Non è solo la posizione, ma un mosaico complesso che mette insieme abitudini, tempi, percorsi, stile di guida e perfino preferenze di ascolto. È un flusso continuo, invisibile, apparentemente innocuo, ma che vale molto più di quanto immaginiamo. E soprattutto, è un flusso che arricchisce attori che spesso restano nell’ombra mentre noi pensiamo di essere semplicemente dei guidatori.

Cosa racconta davvero la tua auto su di te

Quando saliamo a bordo, la nostra auto accende una piccola centrale di acquisizione dati. Le funzioni più avanzate, quelle che rendono comodo l’ecosistema digitale di bordo, sono alimentate da una raccolta sistematica di informazioni. L’auto registra dove siamo stati, quanto spesso percorriamo una certa strada, a quale velocità acceleriamo, come freniamo, quante persone viaggiano con noi, che musica ascoltiamo, se utilizziamo l’infotainment e come interagiamo con il navigatore.

Se colleghiamo il telefono, il sistema sincronizza rubrica, cronologia chiamate, messaggi, notifiche, perfino la frequenza con cui ascoltiamo podcast o usiamo assistenti vocali. Il veicolo diventa una sorta di smartphone su ruote, con capacità di analisi che vanno oltre ciò che molti utenti sospetterebbero.

Tutte queste informazioni vengono incrociate per generare un profilo estremamente preciso, molto più accurato di quello che deriva dal semplice uso di un’app. Un profilo che può essere venduto, utilizzato, interpretato, monetizzato.

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Un sistema d'infotainment
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Dal veicolo al cloud, e poi ovunque

Ogni dato che la nostra auto raccoglie non resta confinato nella vettura. Le auto connesse dispongono di SIM integrate che inviano costantemente informazioni ai server del costruttore. Da lì, il flusso viene archiviato, analizzato e incrociato con altri dataset per finalità operative o commerciali.

È un viaggio silenzioso: entra in gioco il cloud, dove enormi quantità di informazioni vengono processate per migliorare i servizi e per alimentare sistemi predittivi che stabiliscono quando l’auto avrà bisogno di manutenzione, quali componenti rischiano di degradarsi prima del tempo, quali funzioni software potrebbero essere offerte al guidatore.

Ma questo viaggio non finisce quasi mai all’interno dei server del costruttore. Il valore dei dati è tale che molte informazioni diventano materiale prezioso per partner tecnologici, assicurazioni, aziende di mobilità, società di advertising e start‐up specializzate nell’elaborazione di comportamenti digitali. I tuoi percorsi quotidiani possono trasformarsi, per chi li compra, in un frammento di un grande mercato di informazioni comportamentali.

Il nuovo business delle case automobilistiche

Le case automobilistiche stanno cambiando modello economico: per decenni hanno vissuto di vendite, optional e manutenzione. Oggi vedono nei dati una fonte ricorrente di profitto, considerato che l’auto non è più un semplice prodotto ma una piattaforma.

I costruttori offrono servizi in abbonamento che si basano sull’analisi dei dati di guida. Funzioni come il riscaldamento dei sedili, il cruise control avanzato o perfino l’aumento dell’accelerazione possono essere sbloccate o gestite via software dopo aver verificato che il tuo profilo di utente sia compatibile. Lo stesso avviene con pacchetti di assistenza personalizzata e sistemi che analizzano le abitudini di guida per proporre aggiornamenti, opzioni premium o servizi dedicati.

Gli interni di una Tesla
Gli interni di una Tesla

Gli altri attori che guadagnano quando guidi

Il mercato dei dati automobilistici non è dominato solo dai costruttori: le assicurazioni utilizzano le informazioni sulla guida per proporre polizze dinamiche che premiano o penalizzano lo stile di guida reale. Le società tecnologiche vedono nell’auto un nuovo terreno in cui raccogliere dati comportamentali utili alla pubblicità personalizzata. Le start‐up che sviluppano servizi di mobilità sfruttano gli spostamenti quotidiani per costruire algoritmi di predizione dei flussi urbani.

Persino i marchi che nulla hanno a che vedere con il mondo auto possono accedere, tramite partner terzi, ai dati che indicano dove ci fermiamo più spesso, che orari rispettiamo e quanto tempo passiamo in determinate zone.

Il prezzo nascosto della comodità

Il grande paradosso della mobilità digitale è che le funzioni che più amiamo sono quelle che più informazioni richiedono. Il navigatore predittivo, i suggerimenti in tempo reale, le app integrate, il monitoraggio remoto del veicolo: tutti servizi che non potremmo avere senza accettare un livello esteso di raccolta dati.

Il problema non è la tecnologia in sé ma il fatto che spesso il suo costo invisibile non viene percepito. Ogni funzione attivata richiede nuovi consensi e nuove autorizzazioni, ogni sincronizzazione apre un canale di condivisione. Ogni opzione comfort si traduce in un ulteriore frammento della nostra vita digitale che viene raccolto e immagazzinato.

E se i dati vengono “rubati” o utilizzati impropriamente, il rischio diventa concreto. Si parla di attacchi informatici alle auto connesse, violazioni dei profili utente, accessi non autorizzati alle informazioni di viaggio. La linea tra assistenza e sorveglianza si fa sempre più sottile.

Gli schermi anche nei sedili posteriori
Gli schermi anche nei sedili posteriori

Il nodo etico e legale

Il quadro normativo, soprattutto in Europa, tenta di tenere il passo con queste trasformazioni. Il GDPR impone regole severe sulla gestione dei dati personali. Tuttavia, la complessità del settore rende difficile una totale trasparenza: le auto raccolgono informazioni tecniche, ma spesso insieme a quelle tecniche finiscono nel flusso anche dati sensibili come posizione geografica, cronologia degli spostamenti e interazioni digitali.

Il punto critico è il consenso: gli automobilisti accettano i termini di utilizzo ma raramente comprendono fino in fondo ciò che stanno autorizzando. La documentazione è complessa e spesso nascosta in pagine che pochi leggono davvero. Di conseguenza, anche quando il consenso è formalmente valido, resta aperta la domanda più importante: gli utenti sono davvero consapevoli?

È possibile difendere la nostra privacy?

La risposta non è semplice: sicuramente possiamo ridurre la raccolta dati disattivando alcuni servizi, scollegando il telefono o evitando account obbligatori, oppure possiamo leggere con attenzione ciò che stiamo accettando.

Ma la verità è che la mobilità moderna si basa su un compromesso: per ottenere comodità, efficienza e assistenza avanzata, occorre accettare una certa quantità di condivisione dei dati. Il punto non è bloccare tutto, ma capire meglio cosa stiamo cedendo e a chi.

Le associazioni dei consumatori stanno chiedendo maggiore chiarezza e standard più severi, e nel mentre le istituzioni discutono nuove norme che impongano l'anonimizzazione obbligatoria e sistemi di cifratura più rigidi. È un processo in corso, che richiederà anni e un’attenzione costante.

Guidare un’auto moderna significa molto più che sterzare e accelerare, ma essere parte di un sistema digitale che osserva, analizza e monetizza ogni spostamento. Le tecnologie ci aiutano, ci semplificano la vita, rendono la guida più sicura e più comoda, ma tutto questo avviene in cambio dei nostri dati. Il vero valore non è più il carburante, ma ciò che raccontiamo senza accorgercene.

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