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In una recente intervista al quotidiano argentino La Nación, Farley ha definito la berlina di Xiaomi “l’Apple della Cina”, arrivando a paragonarla a una Porsche Taycan in termini di sensazioni di guida.
L’ammirazione di Farley per la SU7 non nasce oggi e, nel 2024, il CEO aveva chiesto al proprio team di selezionare cinque delle migliori auto elettriche cinesi e di portarle prima a Chicago, poi nella sede Ford in Michigan. L’obiettivo: comprendere a fondo la concorrenza e analizzarne soluzioni tecniche e architetturali.
Tra tutti i modelli testati, la SU7 è quella che – secondo Farley – ha lasciato il segno più profondo. Il CEO l'ha utilizzata quotidianamente per mesi come auto personale nel tragitto casa-lavoro, maturando un’esperienza diretta che oggi lo porta a sottolinearne le qualità.
Inoltre, nell'intervista Farley insiste soprattutto sul livello tecnologico della SU7: “Il sistema di riconoscimento facciale sostituisce l’abbinamento tra smartphone e auto”, ha spiegato. “Ti siedi a bordo e il veicolo ti riconosce immediatamente. C’è un assistente IA integrato e l’auto accelera da 0 a 100 km/h in tre secondi premendo un solo pulsante. Non mi sorprende il successo di Xiaomi”.
A colpirlo non è solo l’esperienza d’uso, ma la filosofia produttiva del colosso cinese: integrazione hardware-software, velocità di sviluppo e un approccio simile, nelle parole di Farley, a quello di Apple.
Farley ha poi aggiunto una riflessione che suona come un avvertimento per l’intera industria americana: “Ford ha perso il treno del Giappone. Ford ha perso quello della Corea del Sud. Non possiamo perdere quello della Cina”. Una dichiarazione che assume un peso particolare anche per via dei rapporti storici tra Ford e le case coreane: negli anni ’60 Hyundai assemblò modelli Ford, e per un periodo Ford fu proprietaria di Kia prima della crisi che portò all’acquisizione da parte della stessa Hyundai nel 1998.
Il messaggio di Farley ai suoi dipendenti è chiaro: “Se il CEO rispetta la concorrenza cinese, tutti in azienda dovrebbero farlo”.
Per recuperare competitività, Ford si è affidata alle competenze di Doug Field, ex ingegnere capo della Tesla Model 3 e figura chiave del progetto automobilistico avviato (e poi abbandonato) da Apple. Field, oggi a capo dello sviluppo dei veicoli elettrici dell’Ovale Blu, avrebbe descritto così la situazione al momento del suo arrivo: “Il tuo sistema di lancio dei componenti, l’architettura informatica e gli strumenti CAD sono indietro di 25 anni. Così non puoi competere con BYD”.
Infine, mentre l’ammirazione per la SU7 fa il giro del mondo, Ford continua a sviluppare la propria gamma elettrica, che in Europa comprende modelli come Explorer, Capri, Puma Gen-E e Mustang Mach-E. Parallelamente, nel 2026 arriverà una nuova variante del Ford Bronco, prodotta nello stabilimento di Almussafes (Valencia), posizionata nel segmento C tra Puma e Kuga.