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Sono finiti i tempi in cui i colossi occidentali dell'automotive creavano joint venture in Cina, con sconosciute aziende locali, nel tentativo di incrementare le vendite di veicoli nell'immenso mercato d'oltre Muraglia. Sembrerebbero essere ormai un lontano ricordo anche i reiterati tentativi dei colossi di Stato cinesi di copiare le case automobilistiche straniere, di carpirne trucchi, segreti del mestiere e know how tecnologico. Oggi il mondo delle auto ha incoronato nuovi re e regine, esistono regole diverse e, soprattutto, il baricentro innovativo dell'automotive ha abbandonato l'Occidente per spostarsi sempre più verso Oriente. Risultato: oggi in Cina le case automobilistiche occidentali sono impegnate a combattere contro le gigantesche aziende del Dragone – quelle che un tempo “copiavano” - e a lanciare software e funzionalità hi-tech in veicoli prodotti con la decisiva sponda di partner autoctoni, nel tentativo di rilanciarsi in quello che è diventato il più grande mercato automobilistico del pianeta. Non è un caso che e Volkswagen, Toyota altri brand stranieri abbiano adottato strategie "in Cina per la Cina" per riconquistare i consumatori passati a veicoli elettrici più accessibili e tecnologici realizzati da aziende cinesi: il mondo al contrario, rispetto a qualche decennio fa (o quasi).
Alcuni esempi? In Cina, Mercedes-Benz lancerà il suo modello elettrico CLA entro la fine dell'anno. Il "cervello" centrale dell'auto coinciderà un sistema operativo sviluppato in collaborazione con un team di ricerca e sviluppo locale. Bmw farà altrettanto con i suoi veicoli elettrici Neue Klasse, prodotti in Cina con il fondamentale coinvolgimento dei suoi team locali di ricerca e sviluppo e progettazione e dei partner tecnologici locali Alibaba e Huawei. "È tempo di scoprire se le case automobilistiche straniere hanno prodotto veicoli elettrici sufficientemente buoni", ha spiegato Li Yanwei, membro del comitato di esperti della China Automobile Dealers Association, secondo quanto riportato dal Financial Times. Alcuni dirigenti del settore automobilistico occidentale sono consapevoli di non poter recuperare la loro posizione dominante in Cina, ma le loro aziende vogliono comunque provare a rilanciarsi, approfittando in primis della guerra economica a base di dazi tra Pechino e Washington. Ebbene, molti brand puntano su partnership con aziende cinesi per assorbire il loro know-how tecnologico (e rispondere più rapidamente ai consumatori cinesi), riprendendo così la strategia adottata dalle aziende del Dragone negli anni '80, quando imparavano dai loro rivali occidentali.
Audi, altro esempio emblematico di quanto affermato, ha esposto il primo modello di serie per il suo nuovo sub-brand dedicato esclusivamente alla Cina, un modello privo dell'iconico logo dei quattro anelli ma con la sola scritta AUDI e che utilizzerà una piattaforma sviluppata in collaborazione con il partner cinese SAIC. Fino a qualche anno fa le joint venture tra case automobilistiche straniere e quelle cinesi fungevano da canali di vendita per i modelli realizzati dalle prime. Adesso, invece, sono sempre più numerosi i casi in cui sono le case automobilistiche cinesi a fornire la tecnologia e pure il design di un modello: prendiamo i casi di Mazda EZ-6, una berlina elettrica sviluppata in Cina dal partner di Mazda, Changan, e Toyota bZ3X, un suv elettrico realizzato utilizzando la piattaforma Ev dell'azienda statale cinese GAC. È forse questo l'unico e ultimo modo che possono impiegare le case automobilistiche straniere per evitare di scomparire dal mercato cinese. Vedremo se riusciranno a superare l'esame.
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