In Italia circolano 100.000 auto intestate a prestanome

In Italia circolano 100.000 auto intestate a prestanome
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Sono impiegate per evitare multe o assicurazione, ma spesso servono anche ai criminali per le loro attività illecite. Eppure la soluzione ci sarebbe...
18 novembre 2019

Detenuti, senza fissa dimora, soggetti sprovvisti di patente, nullatenenti, addirittura deceduti: eppure sulla carta posseggono decine, a volte centinaia, di auto. E’ l’esercito dei sospetti prestanome: Milena Gabanelli e Alessio Ribaudo in una recente inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera hanno rivelato che sono per la precisione 96.887 le auto circolanti in Italia intestate ad appena 430 persone.

Ciò significa che, in media, ognuno di questi “plurintestatari” possiede circa 225 auto o, più in genere, veicoli. Che se ne fanno di tutti questi mezzi? Tra questi ci sarà qualcuno che ne dispone legittimamente, certo, ma la cronaca giudiziaria può dare una risposta ai sospetti che naturalmente possono sorgere.

«È la sera del 22 Aprile a Napoli: una automobilista si ferma in una stazione di servizio, fa dieci euro di benzina e riparte, senza pagare. Il gestore prende il numero di targa e la denuncia. La polizia stradale indaga e scopre che quell’auto non apparteneva alla «ladra di carburante», ma era sotto sequestro amministrativo e affidata ad un’altra donna: la moglie dell’intestatario. Un pregiudicato, agli arresti domiciliari, che «sulla carta» ne aveva intestate altre 899. Gli agenti, oltre a denunciarlo per omessa custodia gli hanno consegnato un pacco di contravvenzioni arretrate per qualche migliaio di euro. Quattro mesi dopo, la procura di Milano scopre che un ventottenne ne aveva intestate 386. Cinque anni fa, sempre nel capoluogo lombardo, un record: un 34enne ne aveva 2.609. Tutti prestanome», riporta il Corriere.

Intestare l’auto ad una “testa di legno” può convenire ad un malvivente per svariati motivi: si può ricorrere a questo escamotage per evitare di pagare multe, pedaggi, bollo o assicurazione, ma ce ne sono di più gravi.

Le cosiddette “auto fantasma” possono infatti essere impiegate per evitare il risarcimento in caso di incidente, oppure per fornire un mezzo di trasporto ad un immigrato clandestino che non può acquistarlo o noleggiarlo per mancanza di requisiti, fino alla maggiore possibilità di sfuggire alla legge che offrono in caso di reati gravi, come rapine o omicidi, rendendo più difficile l’individuazione del criminale da parte degli inquirenti.

Dieci anni esatti fa il decreto legge 78 del 2009 ha stabilito l’obbligo per il PRA di segnalare ogni sei mesi le persone fisiche che risultavano intestatarie di almeno dieci veicoli alla Guardia di Finanza, all’Agenzia delle Entrate e alle Regioni, escludendo però Carabinieri, Polizia e Polizia Municipale, i cui agenti sono quelli più presenti sulle strade.

Nel 2010 la legge 120 ha inserito nel Codice della Strada una norma che vieta immatricolazioni e iscrizioni al PRA qualora «risultino situazioni di intestazione simulate o che pregiudichino l’accertamento del responsabile civile della circolazione di un veicolo» con sanzioni da 527 a 2.108 euro fino alla radiazione del mezzo. «Purtroppo, dopo nove anni, non sono ancora stati emanati i decreti attuativi che definiscono i criteri e i casi per accertare le intestazioni fittizie», spiega il Corriere.

La soluzione? Stabilire un tetto massimo di veicoli che possono essere intestati ad un solo soggetto, con le eccezioni del caso, invece che costringere gli inquirenti a svolgere lunghe indagini che necessitano di anni. Più passa il tempo, infatti, più diminuisce il valore del veicolo sequestrato e con esso la capacità per lo Stato di recuperare quanto perduto attraverso le aste giudiziarie.

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