Roma, emergenza monopattini: pericolosi e senza regole

Roma, emergenza monopattini: pericolosi e senza regole
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Sono un rischio costante per automobili ed utenti deboli, come pedoni e ciclisti
31 ottobre 2025

Nella Capitale diventata già nel 2024 anche la città italiana primatista nello sharing con oltre tredici milioni di noleggi di veicoli di tutti i tipi (auto, moto, bici e monopattini) e superando nella classifica la storica leader Milano, Roma scopre però di avere un grosso problema, che riguarda i tanti monopattini elettrici in giro per le sue strade.

Un esercito imponente, visto che ai 13.500 in dotazione alle flotte di sharing vanno aggiunti i quasi 120mila che si calcola siano nelle disponibilità dei privati: una massa di veicoli difficile da gestire proprio a causa della sua stessa natura, visto che invoglia a comportamenti non in linea con le regole, come il mancato rispetto dei limiti di velocità, l'andare in due o in contromano, l'utilizzare con disinvoltura corsie preferenziali ed addirittura la tangenziale (con i più incoscienti che si spingono a provare il brivido di accedere al Grande Raccordo Anulare!), il non rispettare i semafori o usare i marciapiedi come rampe di accelerazione incuranti di pedoni, anziani e bambini.

Insomma, una vera giungla, che si traduce in centinaia di incidenti, alcuni dei quali anche con esito fatale.

Ed una condizione che assimila i monopattini al ruolo di nuovi barbari alla conquista della Città Eterna, tutto il contrario delle intenzioni di chi li ha fortemente voluti sperando che diventassero alfieri di una mobilità dolce e sostenibile.

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Il problema - e qui il discorso da locale diventa generale, riguardando l'intera nazione - forse risiede nell'assoluta (o quasi) impunità di cui godono, a causa della difficile tracciabilità dei veicoli: infatti, anche se le recenti norme introdotte dal Codice della Strada prevedono obbligo di casco, assicurazione e soprattutto targhino identificativo, la realtà è tutta un'altra.

Chi usa il monopattino in modo incosciente, infilando un'infrazione via l'altra con la disinvoltura di un navigato borseggiatore in un affollato vagone della metropolitana, ha dalla sua la certezza statistica che non verrà mai colto in flagrante dalla Polizia Locale, a meno di situazioni particolarmente eclatanti.

L'incaglio normativo riguarda il targhino: lo scorso luglio, il Ministero dei Trasporti aveva pubblicato il decreto attuativo in cui venivano specificate le caratteristiche tecniche del nuovo contrassegno, al termine di un iter che pareva infinito e non privo di polemiche, iniziato addirittura nel dicembre 2024.

Meglio tardi che mai, si potrebbe dire: eppure, accanto all'obbligo citato di casco ed assicurazione, per i monopattini era sancita appunto la presenza di un preciso contrassegno identificativo prodotto dall'Istituto Poligrafico Zecca dello Stato e distribuito dalla Motorizzazione, le cui coordinate tecniche erano precisate in modo ineccepibile.

Ovvero, che fosse adesivo, plastificato e non rimovibile, con misure di 5x6 centimetri, e che presentasse sei caratteri alfanumerici neri su fondo bianco riflettente; un contrassegno da applicare sul parafango posteriore del monopattino, per consentirne finalmente l'identificazione anche da parte dell'occhio elettronico delle telecamere o degli agenti in servizio in strada, e che nel caso di sua assenza prevede l'erogazioni di sanzioni piuttosto elevate, fino a 400 euro.

Troppo bello per essere vero: ed infatti manca un tassello per completare il puzzle, ovvero non è stato ancora stabilito quale sia il costo dell'agognato targhino per i proprietari del monopattino.

E questo, con italica indolenza, impedisce alla riforma di prendere vita e non permette di procedere alla distribuzione del prezioso supporto; oltre che, ovviamente, a continuare a garantire impunità a chi non rispetta le norme del Codice.

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