Centraline truccate: esistevano già dal '92. Ecco la prova

Centraline truccate: esistevano già dal '92. Ecco la prova
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Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
Oggi tutti strillano allo scandalo delle emissioni, ma fino a ieri nessuno si era mai accorto dei "trucchetti" utilizzati dai costruttori per ottenere risultati di omologazione più favorevoli. Con rare eccezioni... | <i>E. De Vita</i>
  • Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
15 ottobre 2015

Oggi tutti parlano di emissioni false. E ieri?

Lo scandalo che ha coinvolto le centraline Volkswagen, installate su 11 milioni di motori in giro per il mondo, sta facendo maturare le prime conseguenze. Da un lato c'è la pesantissima ristrutturazione a cui è stato sottoposto il colosso di Wolfsburg. Dall'altro la poco credibile presa di posizione dei principali organi di stampa – e di molti politici – che sembrano essersi accorti soltanto ora delle pesanti anomalie dell'attuale ciclo di omologazione.

 

Vi alleghiamo a questo proposito un eloquente articolo pubblicato nel 2004 su Il Salvagente (periodico di consumerismo che ora esce sotto il titolo Il Test) che rivela quanto il nostro ministero dei Trasporti considerasse veritieri i consumi misurati nei cicli. Nello stesso servizio, però, compare una severa critica a tali tabelle del nostro Enrico De Vita, che dimostrava come fossero gonfiati e inattendibili i dati pubblicati. Lo stesso settimanale tornava sull’argomento nel 2005 e ancora nel 2008, rivelando anche che le centraline si prestano a una “furbata legalizzata”, cioè quella di venir programmate con due mappature diverse che la centralina sceglie a seconda delle condizioni di guida. Una delle due condizioni è ovviamente quella del test eseguito sul banco a rulli.

Sonda lambda: oggi come allora

Ma l'idea di trovare escamotage tecnici per aggirare il ciclo di omologazione, senza dover rinunciare a nulla in termini di prestazioni nell'uso reale, ha radici molto più antiche. In un servizio pubblicato su Quattroruote nel lontano 1992, De Vita illustrava una scoperta sconcertante. In pratica la sonda lambda, fondamentale per far funzionare a dovere la marmitta catalitica - era diventata obbligatoria da pochi mesi - veniva totalmente disattivata sopra ai 120 km/h, che è la massima velocità a cui, guarda caso, vengono sottoposte le auto durante il ciclo di omologazione. Non solo ma la sonda lambda veniva spenta non appena si affondava il pedale dell'acceleratore.

 

La cosa che colpisce in questo caso è il meccanismo, identico a quello che ha portato Volkswagen ha truccare il software delle centraline. Ma fa riflettere anche l'estrema attualità dei concetti riportati in un articolo che risale a più di vent'anni fa e il fatto che nessuno abbia mai smentito l'autore in tutti questi anni. Oggi come allora, l'importante è passare il ciclo di omologazione ad ogni costo e nel migliore dei modi, servendosi di tutti i mezzi possibili (consentiti e non). Chi se ne importa poi se certe tecnologie non garantiscono al cliente gli stessi limiti anti-inquinamento durante le guida di tutti i giorni.  

Ecco la prova che nessuno ha mai smentito

Quattroruote 1992: De Vita denuncia il funzionamento a dir poco furbesco della sonda Lambda

 

de vita sonda lambda (4)
 
 
Nella tabella le velocità alle quali i singoli modelli esludevano la sonda lambda ed emettevano idrocarburi inconbusti. L'inchiesta del '92 inoltre aveva già scoperto che bastava il pedale dell'acceleratore per "addestrare" la centralina ad inserire mappature particolari. Proprio come oggi sui motori VW incriminati. Nella terza colonna della tabella è indicato dopo quanti secondi dall'affondo sull'acceleratore la sonda lambda veniva disattivata
tabella de vita


Come spesso avviene quando uno dei grandi protagonisti – in questo caso il Gruppo VW – giace a terra ferito, oggi sono in tanti a salire sul carro del vincitore, gettando benzina sul fuoco. Magari con informazioni sommarie o del tutto fuorvianti. Poco importa se fino all'altro ieri nessuno – o quasi – si preoccupava delle questioni legate al ciclo di omologazione né delle “furburie” escogitate dai costruttori per ottenere valori di CO2 allo scarico inspiegabilmente irrilevanti. Tra le rare eccezioni ci sentiamo di citare il mensile Auto che nel 2004 spiegava, sempre in un articolo di Enrico De Vita, i vari trucchi che i tecnici erano spinti ad adottare per superare i test sempre con limiti più stringenti alle emissioni. Infine citiamo Altroconsumo che, esattamente un anno fa, puntava il dito contro i trucchetti utilizzati dai costruttori durante le prove al banco.

Lo dicevamo in tempi non sospetti

Anche noi però sentiamo di poterci schierare dalla stessa parte. Sulle pagine di Automoto.it infatti, in tempi non sospetti – era il 2012 – il nostro editorialista pubblicava un pezzo proprio su questo argomento, puntando il dito contro politici, governi e costruttori, colpevoli di aver intavolato una “Finta corsa col trucco per ridurre la CO2”. Ve lo riproponiamo integralmente perché oggi, a tre anni di distanza, è ancora più attuale che mai. Iniziava così:


“Provate a rispondere a questa domanda: Secondo voi, perché le Case pongono tanto l’accento sulla CO2 emessa dalle loro vetture? Sarà per via della relazione con il consumo di carburante o perché l’anidride carbonica è un “pericoloso inquinante”? Sarà per paura dell’effetto serra provocato dall’anidride carbonica o perché in molti Paesi la tassa di circolazione è proporzionale alla CO2 emessa?” CLICCA QUI PER CONTINUARE

 

Il Salvagente: a sinistra una copertina del 2004, a destra siamo nel 2008

collage
 
Le ultime parole dell'articolo di De Vita, scritto nel 1992, sono più attuali che mai
de vita sonda lambda (2)

 

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