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Potremmo sintetizzarli in politiche pubbliche, investimenti statali strategici, controllo della filiera e capacità di scala industriale. Per anni Pechino ha offerto incentivi diretti all'acquisto di Ev, mentre piani operativi - come il “Made in China 2025” e il “New Energy Vehicle (NEV) Plan” - hanno stimolato le aziende a produrre di più e meglio.
Seguono altre cause, come il fatto che la Cina controlli gran parte della filiera delle batterie (terre rare e non solo), la presenza oltre Muraglia di un mercato enorme e l'innovazione tecnologica che ha guidato lo sviluppo di mezzi all'avanguardia. In una manciata d'anni, seguendo questo processo integrato, il Dragone ha scosso le fondamenta del mercato automobilistico mondiale e messo in crisi decine di storici brand occidentali. Dopo mesi di rassegnazione dagli Stati Uniti è arrivata una prima soluzione a come reagire di fronte allo shock cinese. Per maggiori informazioni basta dare un'occhiata a Ford, che sta mettendo in campo un modo completamente nuovo di costruire veicoli elettrici.
“Costruiamo separatamente la parte centrale, anteriore e posteriore e poi, alla fine, li assemblamo. Nessuno ha mai costruito un'auto in questo modo”, ha dichiarato il Ceo di Ford, Jim Farley, nel corso di un'intervista alla rivista statunitense Wired. Avete notato niente di strano? Ford ha sposato un approccio in netto contrasto con il modo in cui vengono costruite le automobili, ossia assemblate pezzo per pezzo su una linea di produzione lineare.
L'inedito modus operandi implica la suddivisione del veicolo in tre parti complete, consentendo di guadagnare tempo e risparmiare i costi. Detto altrimenti, nel sistema Ford la vecchia catena di montaggio si trasforma in una specie di “albero di assemblaggio”, dove tre sottogruppi differenti di “pezzi” percorrono simultaneamente le proprie linee per poi assemblarsi in un secondo momento.
Dove sta la novità? Avendo a disposizione tre sezioni più piccole, anziché un'intera vettura su cui lavorare, è possibile realizzare grandi monoblocchi di alluminio per la parte anteriore, centrale e posteriore, sostituendo decine di componenti più piccoli. “Perché costruire l'auto in questo modo? Perché l'operatore può assemblarla all'interno dell'auto stessa. Oggi non funziona così. Ci sono tutte queste armature e cose da installare, come i cruscotti. Inoltre, non c'è bisogno di componenti a bordo linea, giusto? I componenti vengono installati nell'auto durante la costruzione", ha spiegato ancora Farley.
Il nuovo approccio di Ford ha un nome: Ford Universal Ev Production System. L'azienda statunitense investirà 2 miliardi di dollari per implementarlo nello stabilimento di assemblaggio di Louisville. Il nuovo metodo dovrebbe essere più veloce del 40% rispetto al processo esistente e comporterà una riduzione comparabile delle postazioni di lavoro.
Non solo: i componenti necessari per produrre i nuovi Ev Ford saranno ridotti del 20%. Se non ci saranno intoppi il primo veicolo partorito dalla piattaforma Ford Universal Ev arriverà nel 2027: sarà un pick-up elettrico di medie dimensioni a quattro porte con un prezzo di partenza di 30.000 dollari, un prezzo competitivo, necessario per competere con gli Ev Made in China.
Farley è convinto che il nuovo modello di Ford di produrre veicoli elettrici sia l'arma perfetta per affrontare le case automobilistiche cinesi. Vedremo cosa succederà. Tesla si era avventurata su un terreno simile nel 2023 – con il processo di produzione di Ev unboxed – ma è rimasta impantanata nelle sabbie mobili. Ford, al contrario, starebbe per riuscire nell'impresa. “Il vecchio dinosauro si è trasformato in un velociraptor”, ha concluso Wired. E chissà che da qui non possa partire una nuova rivoluzione dell'automotive.