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In un'epoca in cui tutti i costruttori sembrano correre verso motori tre cilindri e powertrain elettrificati, Mazda sceglie una strada diversa. E lo fa con un progetto tecnico ambizioso e quasi anacronistico: un motore 3.3 diesel sei cilindri in linea, destinato ai SUV Mazda CX-60 e CX-80, che incarna alla perfezione il concetto di neutralità tecnologica. Perché, a dispetto delle mode, c’è ancora spazio per un diesel ben fatto.
Il cuore pulsante delle due SUV giapponesi è un sei cilindri in linea da 3.3 litri, turbodiesel, con monoblocco in alluminio per ridurre al massimo i pesi: parliamo di soli 200 kg per l’intero motore, un valore straordinario per un propulsore di questa cubatura. La configurazione è quella tipica dei diesel a corsa lunga, essenziale per ottenere l’accensione per compressione e un elevato rendimento termodinamico. E proprio il rendimento è un punto di forza: grazie a soluzioni raffinate, il sei cilindri Mazda raggiunge un’efficienza superiore al 40%, un valore di riferimento nel panorama dei motori termici di serie.
Dietro a questo rendimento eccezionale c’è una sigla fondamentale: DCPPC, ovvero Distribution Controlled Partially Premixed Compression Ignition. È un sistema di combustione avanzata che lavora su una miscela premiscelata e accesa per compressione, con distribuzione controllata all’interno della camera di scoppio. La chiave di tutto sta nella forma del cielo del pistone, una particolare geometria a “doppio uovo” che crea un'onda durante l’iniezione. Il carburante viene fatto rimbalzare contro una cavità specifica, così da ottenere una distribuzione ottimale nella camera e una combustione più omogenea e pulita.
Ma perché puntare su sei cilindri, quando molti competitor sono scesi a tre o quattro? La risposta è tecnica: con sei cilindri, il carico di lavoro si distribuisce meglio, riducendo lo stress sui singoli cilindri e ottimizzando le forze sull’albero motore. Questo consente di mantenere il rendimento termico elevato su un range più ampio di giri, non solo su picchi ideali. Il rendimento ottimale si ottiene infatti tra 1500 e 2400 giri/minuto, ovvero nella fascia in cui un motore lavora per la maggior parte del tempo
Mazda ha anche adottato una soluzione raffinata: l’offset dell’albero motore rispetto all’asse del cilindro. Questo leggero disallineamento consente di anticipare la fase utile di espansione, riducendo gli sforzi nella compressione e massimizzando l'efficienza meccanica, un po’ come in un ciclo Atkinson, senza però comprometterne la prontezza.
Altro aspetto chiave è il rapporto di compressione, volutamente abbassato rispetto ai diesel tradizionali. Questo consente di ridurre le temperature di combustione e, di conseguenza, di abbattere le emissioni di NOx e particolato, senza penalizzare troppo il rendimento.
Il risultato è un sei cilindri diesel Euro 6d, già pronto per l’Euro 7, che riesce a contenere le emissioni di CO₂ a soli 128 g/km, un dato impressionante per un SUV di queste dimensioni e con questa architettura motoristica.
Infine, il sistema è affiancato da una elettrificazione leggera (mild hybrid), con un motore elettrico integrato nel cambio, capace di erogare 151 Nm di coppia. Questo supporta il motore termico nelle fasi critiche e consente anche di veleggiare a velocità costante, riducendo ulteriormente i consumi.
Mazda dimostra che il diesel può ancora avere senso, se sviluppato con cura e intelligenza. Il 3.3 litri sei cilindri delle CX-60 e CX-80 è un esempio virtuoso di ingegneria controcorrente, dove la scelta più razionale non è quella più semplice. Un motore pensato per durare, per essere efficiente e per offrire prestazioni elevate con emissioni contenute. Altro che nostalgia: qui c’è visione. E forse, un po’ di coraggio.
Mazda
Viale Alessandro Marchetti, 105
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800 062 932
https://www.mazda.it/
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