Mazda MX-30, è davvero un’elettrica diversa da tutte le altre? Rivedi la puntata di Chiedilo a Matteo

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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
"Le elettriche sono tutte uguali". Un luogo comune bello e buono, come dimostra la nuova MX-30 che, per una serie di aspetti, è davvero diversa da tutte le sue concorrenti. Quali? Scopritelo in un nuova puntata del Chiedilo a Matteo
  • Matteo Valenti
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17 dicembre 2020

Ormai lo hanno capito anche i muri: in futuro ci saranno sempre più auto elettriche. E c’è chi è già pronto a scommettere su scenari apocalittici. “Le auto a batteria saranno tutte uguali”. Fine della passione, quindi. Ma anche di schieramenti e contrapposizioni. Secondo questa teoria pronunciare frasi del tipo “a me piacciono solo i mezzi giapponesi” oppure “io guido esclusivamente marchi tedeschi” non avrà più alcun senso. Perché tutti i modelli finiranno per assomigliarsi, sommersi da una marea di estenuante monotonia. E noi, su Automoto.it, non avremo più niente da scrivere. Nulla da raccontare. E nessun pretesto per fare un bel video.

Insomma una vera tragedia. Oltre che una noia mortale. A confronto l’angoscia da lockdown sembrerebbe una roba da niente. Per fortuna non crediamo che si verificherà uno scenario a tinte fosche, come quello descritto dagli scettici del mondo elettrico. Semplicemente perché la realtà è sempre più complessa e sfaccettata di chi ragiona a compartimenti stagni. E perché, già oggi, le elettriche iniziano a essere una diversa dall’altra, a parità di tecnologia. Prendete la nuovissima Mazda MX-30. Che lei volesse fare l’estroversa lo si capiva già dal nome. La sigla MX (Mazda Experiment), infatti, contraddistingue da sempre i progetti più sperimentali della casa di Hirosima.

E, in effetti, al di là della nomenclatura, questa Suv compatta giapponese presenta tantissimi aspetti per cui, di fatto, si differenzia da tutte le sue concorrenti dirette, a partire dalle aggueritissime Hyndai Kona EV e Kia E-Niro. Sì perché lei, la MX-30, ha una batteria più piccola rispetto a quanto siamo abituati a vedere oggi. Una scelta controcorrente, in un mondo fatto da elettriche che hanno accumulatori da far invidia a una centrale elettrica. Ma che si spiega con una visione precisa, chiara e anticonvenzionale.

Secondo i giapponesi, infatti, questa “taglia” permette da un lato di soddisfare gli spostamenti quotidiani di cui necessitano in media gli automobilisti europei. E, al tempo stesso, consente di ridurre in maniera tangibile l’impatto ambientale dell’auto elettrica nel suo intero ciclo di vita. Perché una batteria più piccola richiederà meno energia e materie prime per essere prodotta, trasportata, ricaricata e, alla fine, smaltita. Con questo approccio i giapponesi si dimostrano tra i pochi a considerare il reale impatto di un veicolo. Ovvero da quando viene costruito a quando verrà mandato in pensione e non soltanto durante l’effettivo utilizzo. “Dal pozzo alla ruota”, come dicono gli addetti ai lavori.

Ma le particolarità di questa nuova auto elettrica non si esauriscono di certo con la batteria. La MX-30 è un’auto diversa da tutte le sue concorrenti anche per le scelte di stile - sì, le porte posteriori sono controvento come sulla RX-8  - ma anche per tutto ciò che riguarda la dinamica di guida. Che, in effetti, si differenzia da quella di altre elettriche per una serie di aspetti peculiari. Così come per quanto riguarda gli interni e l’utilizzo dei materiali.

Questo però non è il luogo per svelare tutto su questa stravagante giapponese. Sì, perché se volete conoscere tutte le particolarità della Mazda MX-30, potete rivedere la nuova puntata del “Chiedilo a Matteo”, in cui Matteo ha risposto alle domande senza filtri, proprio come farebbe con i suoi migliori amici.
 

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