Mazda sfida l’auto elettrica: il motore che “mangia” il CO₂ funziona davvero

Mazda sfida l’auto elettrica: il motore che “mangia” il CO₂ funziona davvero
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La Casa di Hiroshima accelera sulla combustione pulita: un Mazda3 da competizione ha già testato il rivoluzionario motore capace di riassorbire il proprio CO₂
21 novembre 2025

Mazda continua a muoversi controcorrente, decisa a dimostrare che la combustione non è affatto morta. Anzi, secondo i tecnici di Hiroshima, può avere ancora un futuro pulito, efficiente e sorprendentemente sostenibile. È questa la filosofia dietro il nuovo motore sperimentale capace di riassorbire il CO₂ che produce, un progetto sviluppato in anni di ricerca e messo alla prova nel campionato giapponese Super Taikyu.

Qui, una Mazda3 da corsa ha completato quattro ore di gara sul Circuito di Fuji testando un sistema che, sulla carta, può trasformarsi in una vera rivoluzione tecnica. Il marchio giapponese è da sempre uno dei pochi a rifiutare il downsizing, preferendo motori a benzina a elevate efficienze senza ricorrere a soluzioni estreme. Ora, questa stessa filosofia diventa la base per una tecnologia che promette di riscrivere i limiti della combustione.

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Come funziona il motore Mazda che cattura il suo stesso CO₂

Il prototipo messo in pista non mostra differenze evidenti a occhio nudo, ma basta guardare sotto la carrozzeria per capire che la tecnologia è tutt’altro che convenzionale. Il sistema utilizza zeolite, un materiale poroso capace di trattenere CO₂ grazie alla sua struttura ricca di cavità microscopiche. Mazda ha costruito un impianto formato da due canali paralleli, ognuno dotato di un ventilatore e di un separatore: una parte dei gas di scarico viene deviata verso questi ramali, deumidificata e poi filtrata attraverso la zeolite.

Quando un separatore si riempie, entra in funzione l’altro, garantendo un filtraggio continuo. Una volta purificati, i gas tornano nel sistema di scarico, mentre il CO₂ trattenuto viene accumulato in appositi serbatoi. Il livello di complessità è molto superiore rispetto a qualsiasi motore tradizionale: tubazioni ad alta pressione, componenti nuovi e una gestione termica cruciale per mantenere il sistema efficiente anche in condizioni estreme come la pista

Che fine fa il CO₂ catturato? Mazda punta al “carbonio puro”

La domanda che molti si ponevano era: dove va a finire il CO₂ intrappolato? Mazda ha finalmente chiarito parte del processo. I separatori che raccolgono il CO₂ vengono riscaldati e trasferiscono il contenuto a un deposito secondario, anch’esso riempito di zeolite. La Casa non ha rivelato cosa avvenga esattamente in questa fase, ma l’obiettivo è chiaro: ottenere carbonio sempre più puro, fino a mezzo chilo secondo gli ingegneri. Il test è stato effettuato utilizzando anche diesel HVO 100, un carburante rinnovabile che riduce ulteriormente l’impronta carbonica complessiva.

Nonostante i risultati promettenti, Mazda è consapevole che la strada verso la produzione di serie è ancora lunga. E l’Europa potrebbe essere il principale ostacolo: il bando ai motori termici previsto per il 2035 rischia infatti di bloccare una delle innovazioni più interessanti degli ultimi anni, che potrebbe trovare impiego non solo nell’auto ma anche nella produzione di fertilizzanti e biocarburanti.

Mazda mostra fin dove può arrivare la combustione termica

Al di là dell’esito commerciale, Mazda manda un messaggio chiaro: la combustione non è arrivata al capolinea. I test nel Super Taikyu dimostrano che esiste ancora un enorme margine di innovazione e che le emissioni possono essere ridotte non solo evitando di produrle, ma riassorbendole. La Casa giapponese continuerà a sviluppare questa tecnologia nei prossimi anni, spingendosi in un territorio che nessun altro costruttore aveva osato esplorare.

Che il futuro dell’automotive sia elettrico è una direzione evidente, ma Mazda vuole dimostrare che esiste un’alternativa: una combustione più pulita, più efficiente e tecnologicamente avanzata. Il risultato? Una nuova visione della mobilità che unisce tradizione e innovazione in un modo che potrebbe cambiare il destino dei motori termici.

Fonte: motor.es

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