Mitomacchina al Mart di Rovereto

Mitomacchina al Mart di Rovereto
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Al Mart di Rovereto una mostra impertidbile sponsorizzata Marangoni.
2 dicembre 2006

Rovereto - Che l'auto, nelle sue realizzazioni più sublimi, possa essere considerata anche un'opera d'arte non è un'affermazione così rivoluzionaria. Per conferma, chiedere ai futuristi di oltre mezzo secolo fa, o più banalmente a tutti gli appassionati di storia dell'automobile.
Però ammettiamolo: i futuristi erano artisti un po' particolari e quanto agli appassionati... beh il loro giudizio è leggermente influenzato dal cuore.
Così il fatto che il Mart di Rovereto, il più importante museo italiano di arte moderna e contemporanea, abbia deciso di allestire una mostra sull'automobile come oggetto d'arte costituisce un segnale importante: è la definitiva consacrazione del suo valore culturale, oltre che estetico e tecnologico.

Basterebbe questa considerazione per volere assolutamente visitare Mitomacchine, ma dopo avere esplorato in anteprima l'esposizione trentina possiamo dirvi che c'è davvero molto di più, a partire dagli esemplari esposti, che sono di assoluto rilievo: molti affermati musei dell'automobile non possono competere con questa rassegna per qualità e rarità delle vetture esposte.

Storici dell'arte e designer insieme
Di grande interesse poi è l'impostazione data all'esposizione, la cui organizzazione è stata affidata ad un team di storici dell'arte e del costume che hanno dunque sviluppato un approccio del tutto originale al tema dell'evoluzione dell'automobile. Ma non pensiate che le vetture esposte siano state selezionate da gente che di automobili non sa niente: a guidare gli storici dell'arte incaricati di curare Mitomacchina è stata anche la consulenza di alcuni tra i più importanti designer ed esperti dell'automobile. Più in dettaglio, il comitato scientifico vede la presenza di  Gian Piero Brunetta, Pierluigi Cerri, Emilio Deleidi, Giampaolo Fabris, Giorgetto Giugiaro, Tomás Maldonado, Adolfo Orsi, Sergio Pininfarina, Mauro Tedeschini e la rivista Quattroruote.
Il risultato è una mostra bellissima e originale, sia nell'organizzazione delle sezioni espositive sia nella scelta dei modelli esposti.

Con questo particolare approccio l'esposizione, che resterà aperta al pubblico fino al 1 maggio del 2007 ed è sponsorizzata da Marangoni, intende raccontare la storia del design dell'automobile attraverso le nnovazioni nel campo dell’estetica e della tecnologia.
Si parte così dagli esordi  - in mostra anche la prima automobile mai realizzata con un motore a scoppio, la Benz Dreirad del 1886 – e si arriva ai giorni nostri e oltre. Mitomacchina presenta infatti anche i prototipi che nel Ventunesimo secolo stanno per rivoluzionare ancora una volta le forme, l’uso e la carica di significati dell’automobile.

La chiave di lettura di Mitomacchina è duplice: da un lato la mostra presenta una vasta selezione di modelli di automobili scelti a partire dal loro ruolo di propulsori del cambiamento, sia in chiave sociologica che estetica; dall'altra una ricognizione sui progetti, i processi industriali e le sperimentazioni che hanno accompagnato, messo in discussione e ricostruito, grazie ai più alti geni della creatività internazionale, questo straordinario "oggetto" del ventesimo secolo.

 

I modelli d'automobile presenti sono quelli di grandi case produttrici europee ed americane, come Alfa Romeo, BMW, Bugatti, Chevrolet, Chrysler, Citroën, Ferrari, Fiat, Ford, Jaguar, Lamborghini, Lancia, Lotus, Maserati, Mercedes-Benz, MG, Mini, Nissan, Pagani, Peugeot, Porsche, Renault, Rolls-Royce, Saab, Smart, Tatra, Volkswagen.
Accanto a queste anche esemplari di costruttori nel frattempo scomparsi: Cisitalia, Hanomag, Iso Rivolta, Isotta Fraschini, Messerschmitt, NSU, Studebaker, Trabant, Voisin. Provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo, alcuni di questi modelli saranno esposti per la prima volta al pubblico.

L’automobile come archetipo estetico
Una riflessione sull'automobile come mito della contemporaneità, quindi, con molti spunti inediti. Una parte notevole del materiale in mostra è normalmente affidato esclusivamente alla custodia delle aziende e dei collezionisti privati: Mitomacchina ha fatto uscire dai laboratori dei più importanti centri internazionali di design le maquettes, che si potranno quindi confrontare con i modelli originali, ma anche i disegni tecnici in scala 1:1, i modelli in legno, le fotografie dei disegnatori e dei centri di ricerca.
Ma soprattutto, il carattere di novità dell’esposizione è dato dal fatto che tutte le automobili scelte sono archetipi estetici del '900, e per la prima volta una mostra lo racconta. Sono automobili, cioè, che hanno condizionato in egual misura automobilisti e case produttrici, fino ad essere percepite immediatamente come oggetti di culto.
La Volkswagen Maggiolino del 1950, la Golf di Giugiaro del 1974 e la Fiat 500 del 1957, ad esempio, hanno segnato la storia del design, per quanto riguarda le macchine a grande diffusione, imponendosi come modelli da imitare, come catalizzatori dei cambiamenti successivi con forti e durature implicazioni nel design industriale.

Il percorso della mostra
L’ideale classico di bellezza assoluta nel mondo antico era rappresentato dalla statua della Vittoria alata di Samotracia. Prendendo spunto dal passato, i curatori della rassegna si sono ispirati alla Nike, allestendo all’esordio del percorso espositivo i capolavori degli anni’ 30 europei che incarnano le forme più pure e rappresentative di questo oggetto straordinario: le eccezionali Alfa Romeo Flying Star Touring del 1931, l’Isotta Fraschini 8A SS Torpedo sport Sala del 1927, la Bugatti T46 Coach Profile del 1933 o l’Alfa Romeo 8C 2900 B lungo del 1938.
Le sale successive espongono le berline - come la Rolls-Royce Silver Cloud del 1959 – le convertibili come la Maserati 3500 GT del 1959 o la Chevrolet Corvette del ’59 e le coupé come le Mercedes-Benz 300 SL Gullwing (Ali di gabbiano) del 1954 o la Porsche 356 del 1948.

Le sezioni successive presentano l’automobile come risposta industriale al bisogno di mobilità espresso lungo tutto il Novecento. Ecco quindi il minimo indispensabile concentrato in utilitarie a vocazione prettamente urbana (come l’Iso Isetta, la Mini Minor, la Fiat 500), e le protagoniste della motorizzazione di massa (dalla Ford T del 1917 alla Trabant del 1958 alla Fiat Panda del 1980).
Parallelamente la mostra testimonia la ricerca sulle monovolume: dall’Alfa Romeo 40-60 HP Ricotti del 1914 alla Fiat 600 Multipla del 1956 o a prototipi come la Megagamma di Giorgetto Giugiaro del 1978, per finire con la fortunata Espace della Renault del 1984, madre delle monovolume moderne.

Da questo punto in poi la mostra sposta l’attenzione dal prodotto finito ai processi della creatività e alla sperimentazione industriale.
Le ricerche che conducono alla definizione della forma di un’auto comportano una molteplicità di aspetti: la sportività, l’aerodinamica, l’innovazione tecnologica o lo studio di nuove forme di energia. Mitomacchina ripercorre tutti questi grandi temi di evoluzione dell’auto non solo con i modelli esposti – per i quali una visione d’ insieme è in genere impossibile – ma anche con studi, progetti, disegni originali, maquettes e riproduzioni in scala che permettendo di ricostruire la genesi del pensiero che ha portato alla loro creazione.
Ecco quindi la ricerca sull'aerodinamica, con i prototipi di Bertone, Giugiaro e Pininfarina, e i sogni di designer visionari, come le creazioni in pochissimi esemplari di Lamborghini e Ferrari.
Negli stessi anni si sviluppa una ricerca parallela e complementare sull’applicazione di nuove tecnologie e in tempi moderni anche sull’introduzione di energie alternative.
Mitomacchina ne rende conto con la Lancia Lambda del 1923 –  la prima macchina con la scocca portante – per poi passare ai disegni di Flaminio Bertoni per la Citroën negli anni Trenta, e infine ai prototipi dell’automobile del XXesimo secolo: non solo le novità dei grandi centri internazionali – come ad esempio la Biga di Giugiaro (1992) o la recentissima Nido (2004) di Pininfarina –  ma anche il frutto della creatività di alcuni tra i maggiori architetti e artisti internazionali, come la Z-Car di Zaha Hadid (2005) o la Pivo del Centro Design Nissan (2005).
Infine, non mancano i giovani talenti delle maggiori scuole europee di design, tra cui il Royal College of Arts di Londra, lo IED di Torino e la Fachhochschule di Pforzheim.
In mostra anche una sezione cinematografica, che presenta alcune auto rese protagoniste da molte affascinanti suggestioni della filmografia internazionale.

Un'esposizione imperdibile
Se il messaggio non fosse chiaro... chiudiamo con una raccomandazione per tutti i nostri lettori: non perdetevi l'opportunità di visitare Mitomacchina perchè si tratta di un'esposizione di grandissimo valore. Assolutamente da comprare e conservare gelosamente è poi il catalogo della mostra, una sorta di piccola enciclopedia che ripercorre la storia dell'automobile attraverso gli splendidi esemplari esposti e una serie di saggi a cura di Gabriella Belli, Donatella Biffignandi, Enrico De Vita, Helen Evenden, Giampaolo Fabris, Tomás Maldonado, Giuliano Molineri per Giorgetto Giugiaro, Adolfo Orsi, Lorenzo Ramaciotti, Sergio Pininfarina, Mauro Tedeschini e Paolo Tumminelli.

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