Parigi, cambiano gli Champs-Elysèes?

Parigi, cambiano gli Champs-Elysèes?
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Più alberi e verde, meno spazio alle auto: una delle strade più belle del mondo potrebbe presto modificare la sua immagine per ritrovare il fascino perduto
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
19 dicembre 2019

Sessantamila auto, trentamila tra moto e scooter, ma anche centomila pedoni: sono questi i numeri che ogni giorno gravitano intorno gli Champs-Elysèes, stringendo in un abbraccio che ormai somiglia ad una manovra di stritolamento quella che per molti è addirittura la strada più bella del mondo, grazie al suo mix unico di charme, glamour e skyline.

La meravigliosa avenue parigina, il cui nome richiama i campi elisi della mitologia greca dimora dopo la morte per le anime di coloro che erano amati dagli dèi, ha dunque un problema, anzi due: inquinamento e rumore.

Per non parlare del terzo, che vede gli Champs Élysées, che uniscono Place de la Concorde, con il suo obelisco, a Place Charles de Gaulle (già Place de l'Étoile), dove c’è l'Arco di Trionfo, diventare il telegenico teatro di eventi e manifestazioni che spesso degenerano in gravi atti di violenza, come nel caso recente dei gilet gialli.

Ecco allora nascere nel 2016 un comitato che riunisce le griffe presenti sugli Champs, promotore di una serie di proposte per cambiare il look di uno dei uno dei simboli della capitale francese.

«Gli Champs Élysées sono un teatro a cielo aperto: da un secolo esaltano le svolte del mondo moderno, con il passaggio dalle carrozze a cavalli all’auto, l’avvento del turismo, del cinema e dei grandi negozi del lusso - dice il presidente del comitato, Jean-Noël Reinhardt - Ma quel che ha costruito il loro successo oggi è diventato una minaccia».

Otto corsie per auto, pullman e moto nei due sensi di marcia rendono oggi gli Champs-Elysèes una gigantesca autostrada urbana, che in meno di due chilometri risulta addirittura più rumorosa (complice il pavé che la caratterizza) e inquinata della Périphérique, la tangenziale che circonda Parigi.

Secondo le cifre presentate dal comitato, su 100 persone che camminano sugli enormi marciapiedi, 72 sono turisti (53 stranieri e 19 francesi); 22 lavorano nel quartiere; 2 ci abitano; 2 sono persone che vengono da fuori Parigi per una passeggiata, mentre solo gli ultimi 2 sono flâneur, persone che secondo la definizione di Charles Baudelaire amano vagare oziosamente, senza fretta, per il solo gusto di provare emozioni nell'osservare il paesaggio.

«L’immagine che abbiamo in mente è quella di Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg che passeggiano sugli Champs-Elysèes in “Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard - dice l’architetto Philippe Chiambaretta - Negli anni Sessanta sugli Champs c'erano giornalisti, fotografi, avanguardie artistiche, il mondo del cinema: gli Champs erano il luogo della modernità e oggi vorremmo che tornassero allo splendore di un tempo».

Negli ultimi anni le cose hanno già cominciato a cambiare: grandi marchi, come Tiffany, Nike o Louis Vuitton, sono pronti a spendere cifre importanti per essere presenti in uno dei più importanti luoghi dello shopping mondiale, a patto però che qualcosa cambi ancora, ovviamente in meglio.

Chiambaretta con l’agenzia PCA-Stream ha presentato un progetto per rivoluzionare gli Champs nei prossimi dieci anni: corsie per le auto portate da 8 a 4, più alberi e giardini, tanti tavolini all’aperto, meno cemento: il tutto, con l’obiettivo di «ritrovare lo spirito della passeggiata» e attrarre di nuovo il flâneur, quel bighellone parigino che sempre Baudelaire definiva un «botanico del marciapiede».

«Presentiamo questo progetto oggi perché a marzo ci saranno le elezioni municipali e del nuovo sindaco di Parigi - dice ancora Reinhardt - Ad inizio anno chiederemo a tutti i candidati di prendere posizione sulla nostra iniziativa».

C’è da credere che saranno in molti a prendere spunto da questa iniziativa per il loro programma elettorale: Parigi val bene una messa, anzi un paio di corsie…

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