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Il 2025 rischia di essere un anno nerissimo per Ferrari. Basta dare un'occhiata a cosa sta succedendo alle sue azioni in Borsa, tra le peggiori del Ftse Mib di Piazza Affari, scese circa del 2%, a quota 318,10 euro, e poi ancora a 315,40 euro.
I numeri nudi e crudi parlano chiaro: dallo scorso gennaio a oggi il titolo del celebre brand italiano è colato a picco di un fragoroso – 23,4%; è crollato invece di quasi il 26% su base annua; del 14% nell'ultimo mese; del 22% negli ultimi tre; del 35% se consideriamo la discesa dai massimi storici toccati nel febbraio scorso.
L'emorragia borsistica di Ferrari si aggiunge al mezzo flop riscontrato nel campionato di Formula Uno, con il quarto posto rimediato nella classifica dei costruttori e quinto-sesto posto per quella dei piloti, e al ridimensionamento di case d'affari, analisti e banche d'investimento.
Ci sono poi altre due Spade di Damocle sul groppone del Cavallino di Maranello: un piano industriale che non sembrerebbe aver convinto a pieno gli investitori e la sfida elettrica che aggiunge ulteriore incertezza. Il fatto che la Exor di John Elkann, alle prese con la vendita del gruppo editoriale Gedi e altri problemi, abbia deciso di collocare il pacchetto del 4% della Rossa, completa un quadro non proprio brillante.
Ci sono due dati che fotografano a pieno il momento complicato di Ferrari. Il primo: il titolo in Borsa, il 7 ottobre, e cioè alla vigilia del piano industriale, valeva circa 420 euro per azione, salvo poi scendere a 315 euro due mesi più tardi. Il secondo riguarda invece la capitalizzazione del Cavallino che ha visto evaporare come neve al sole più di 17 miliardi.
Per quale motivo? C'è da considerare, intanto, il citato piano industriale che non sembrerebbe aver convinto del tutto. Le stime dell'azienda parlano di 9 miliardi di ricavi nel 2030 e di un utile netto rettificato (EBITDA) di almeno 3,6 miliardi entro lo stesso anno, il tutto trainato da un solido mix di prodotti e dall'innovazione nelle auto sportive, e di 4,7 miliardi di vari investimenti pianificati da spalmare nell'arco del quinquennio.
Questa road map dovrebbe aprire la strada per l'elettrico, con la presentazione della prima vettura a nuova energia dell'azienda di Maranello. Tra il 2026 e il 2030, Ferrari prevede mediamente quattro nuovi lanci all'anno con l'elettrico ad ampliare l'offerta dei modelli di gamma, per una “torta” di prodotti che nel fatidico 2030 dovrebbe essere per il 40% Ice, per un altro 40% ibrida e per il restante 20% elettrica.
Il calo in Borsa di Ferrari non dipenderebbe dal suo andamento delle vendite né tanto meno dai risultati raggiunti in Formula Uno. I bilanci non sono affatto negativi, visto che nei primi nove mesi del 2025 proprio le vendite sono salite dell'1%, mentre i ricavi e l'utile netto rispettivamente dell'8% e del 7% (129 miliardi alla fine di settembre).
E allora? C'è chi dice che quanto accaduto rientri in una dinamica di mercato, con i titoli dell'azienda venduti dopo che aveva “corso troppo” nei mesi precedenti, e chi, invece, si concentra sul piano presentato dal gruppo e sulla sfida elettrica. Gli analisti di Jefferies hanno abbassato il target price di Ferrari da 345 a 310 euro, tagliando le stime per i prossimi tre anni (ma lasciando quasi invariate quelle del quarto trimestre) e prevedendo consegne in calo dello 0,4% nel 2026, in aumento dello 0,4% nel 2027 e dell'1,1% nel 2028 (valori inferiori al consensus che indica +1,1%, +0,4% e +1,5%).
Anche le stime su margini e utile per azione risultano sotto le attese, riflettendo un approccio più prudente. Morgan Stanley ha intanto avviato la copertura della quotazione europea di Ferrari con rating Equal-weight e un target price di 367 euro.
La banca segnala che il dibattito degli investitori ruota soprattutto attorno alle indicazioni di crescita di medio termine, giudicate inferiori alle aspettative perché Ferrari privilegia volumi più disciplinati per mantenere l’esclusività del marchio; alle preoccupazioni sui valori residui, cruciali per il potere di prezzo e per la domanda nel lungo periodo, soprattutto dopo le recenti pressioni sui modelli di ingresso; e al lancio dell’elettrico previsto per il 2026, che presenta potenziali rischi di esecuzione.
Le proiezioni dell'azienda “sembrano deludenti rispetto alle aspettative elevate”, ha invece affermato Dean in una nota. “Anche l'obiettivo di liquidità disponibile di circa 8 miliardi di euro nei cinque anni è basso rispetto alle nostre aspettative di 9 miliardi di euro. Così come i rendimenti per gli azionisti di circa 7 miliardi di euro, suddivisi tra dividendi e riacquisti di azioni proprie, appaiono deludenti”, hanno aggiunto gli esperti. Dulcis in fundo, c'è da attenzionare il maxi downgrade di Oddo che ha tagliato il rating sulle azioni Ferrari da “Outperform” a “Nuetral”.