Ponte Morandi, indagini chiuse: Genova aspetta giustizia

Ponte Morandi, indagini chiuse: Genova aspetta giustizia
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Si va a processo: si prevedono richieste di rinvio a giudizio per 69 coinvolti a vario livello e per le società coinvolte nella gestione della struttura
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
22 aprile 2021

Il termine tecnico è Acip, che sta per Avviso Conclusioni Indagini Preliminari: è la notifica che la Procura di Genova ha iniziato ad inviare a circa settanta persone coinvolte nella tragedia del Ponte Morandi e alle società Autostrade per l'Italia e Spea.

Si tratta di un atto, giunto a soli due anni ed otto mesi dall’evento mortale, che tecnicamente anticipa le richieste di rinvio a giudizio, preliminari all’inizio della fase dibattimentale.

Quello che si già si annuncia come uno dei processi più importanti e delicati degli ultimi anni, con tutto il carico emozionale che comporta, sarà sicuramente incentrato sulle risultanze delle perizie tecniche condotte dalla Procura ed ovviamente dal collegio di difesa degli imputati, oltre che dalle conclusioni emerse dai due incidenti probatori compiuti sul luogo dell’incidente.

In particolare, i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno che hanno chiuso le indagini sulla tragedia costata la vita a 43 persone, porteranno all’esame di giudici una consulenza tecnica della Procura, finora rimasta segreta, che evidenzia la "incosciente dilatazione" dei tempi rispetto alle decisioni da prendere sulla sicurezza da parte di Aspi e Spea, oltre alle "comunicazioni incomplete ed equivoche" dei report sullo stato di salute del viadotto, che portano alla conclusione della rottura di uno degli stralli della pila 9 del Ponte Morandi, quello di sud-est, come la causa scatenante il crollo.

Per i coinvolti si prefigura accuse pesantissime: oltre a quelle di omicidio colposo plurimo, disastro, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso, le contestazioni della Procura potrebbero contemplare anche l'omicidio stradale, reato che fin dall'inizio delle indagini i due pm hanno considerato ammissibile in giudizio.

Nel fascicolo della Procura ci sono nomi impoertanti: per Autostrade per l'Italia, compaiono l'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci ed i dirigenti Michele Donferri Mitelli e Sergio Berti, manager poi arrestati nell'ambito dell'indagine parallela sulle barriere antirumore pericolose e fuori norma, mentre le responsabilità di Spea, società "gemella" di Aspi delegata al monitoraggio e al controllo della rete in tutta Italia, coinvolgono l’ex amministratore delegato Antonino Galatà, già colpito dalla misura cautelare della sospensione dai pubblici uffici per dodici mesi nell'ambito dell'inchiesta sui report truccati sugli altri viadotti.

Infine, risultano sotto indagine anche dipendenti del Ministero delle Infrastrutture, organo deputato a monitorare il lavoro della concessionaria che però, è questo il sospetto degli inquirenti, non lo avrebbe assolto in maniera completa.

Davveo imponente la mole di documenti allegati alla conclusione delle indagini: solo a livello informatico, agli atti ci sono 55 terabyte di materiale, cui ora gli avvocati degli imputati avranno accesso per preparare il lavoro di difesa.
 

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