Matteo Cairoli: «F1? Senza budget, non entri e la Porsche è una grande possibilità per me»

Matteo Cairoli: «F1? Senza budget, non entri e la Porsche è una grande possibilità per me»
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Emiliano Perucca Orfei
Matteo Cairoli, tra i giovani più promettenti del panorama motoristico italiano, si racconta a margine della 6h del Nurburgring dominato dalla casa che ha deciso di investire su di lui, la Porsche
31 agosto 2015

Diciannove anni è, solitamente, l'età in cui si cerca di realizzare i propri sogni ed i propri obiettivi. Per certi versi, Matteo Cairoli, il proprio sogno lo sta vivendo un giorno dopo l'altro, assaporandolo in ogni sua parte. Classe '96, nel 2014 partecipa alla Formula Renault Alps, ma un test con le vetture a ruote coperte lo rapisce. Nasce così un solido legame con Porsche, che lo porta a vincere la Carrera Cup Italia e a strappare un contratto come membro dello Scholarship Program. Ora lo possiamo trovare nel Porsche Mobil 1 SuperCup, serie di contorno alle gare cel Campionato del Mondo di Formula 1, dove è impegnato con il team Project 1.

 

Non male trovarsi in una situazione simile a 19 anni, vero?

«Posso dire che è una figata?... Ho dovuto imparare subito ed in fretta le cose principali, e penso di esserci riuscito abbastanza bene. Il mio compito è quello di imparare, imparare sempre, fino ad arrivare al giorno in cui...»

 

Il giorno in cui?

«Fino a diventare World Driver Porsche. Non voglio pensare troppo a questo aspetto perché la sorte è spesso cattiva compagna, e lo sto sperimentando quest'anno sulla mia pelle. Nella tappa al Red Bull Ring, stavo facendo registrare i migliori intertempi, con il secondo settore migliore della sessione, quando a due curve dal traguardo viene esposta la bandiera rossa.»

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Dopo aver vinto la Carrera Cup Italia, Matteo Cairoli è stato notato da Porsche, con la quale partecipa alla Mobil 1 SuperCup

 

Ti senti in qualche modo un privilegiato, rispetto ai tuoi avversari in campionato? Che effetto ti fa?

«Enge, che sta davvero dominando in campionato, a volte sente un po' di pressione. Basta, ad esempio, che vada più forte di lui in una sessione di prove libere per mandarlo un po' in confusione. Ma è un serio professionista.»

 

La Formula 1 è la massima espressione dell'automobilismo, la categoria regina del motorsport. Ti piacerebbe potervi approdare, un giorno?

«Perché no? Al momento, però, non è nei miei pensieri. Oggi, se non hai il conto giusto, in quella categoria non entri.»


Come consideri i campionati GT, sotto questo punto di vista, allora?

«Principalmente sono più guidati dal talento che da altri aspetti.»

Nel 2014 ho avuto la concreta possibilità di vincere il campionato di Formula Renault Alps 2.0, ma alla prima gara sono stato coinvolto in un brutto incidente: un altro pilota mi ha preso nel fianco a 180 km/h...

 

La Carrera Cup Italia è stata per te un buon trampolino di lancio, oltre che una buona scuola?

«Certo, altrimenti non sarei qui. Ho esordito in monoposto nel 2012, poi nel 2013 ho partecipato al campionato di F3 tedesca. Nel 2014 ho avuto la concreta possibilità di vincere il campionato di Formula Renault Alps 2.0, ma alla prima gara sono stato coinvolto in un brutto incidente: un altro pilota mi ha preso nel fianco a 180 km/h... Ho fatto qualche test nel GT Open con Ferrari, poi ho ricevuto una telefonata da Antonelli ed ora eccomi qui.»

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Il prossimo appuntamento sarà a Monza, davanti al pubblico di casa

 

Hai avuto modo di provare la 919?

«Non ancora, ma potrei provarla al simulatore. Per quanto riguarda un test in pista, sarei sicuramente il più giovane a farlo: il record al momento è di Bamberg, che ha 27 anni...»

Quali sono le differenze che hai riscontrato tra un paddock di respiro internazionale e quello italiano? «Va detto che, per prima cosa, negli eventi internazionali il pubblico ha una differente percezione del pilota. Qui, in Germania, il motorsport si fa davvero sentire, e tu sei un idolo per le folle.»


Quali progetti hai per il 2016?

«Voglio continuare nei campionati in cui sono impegnato ora. Il programma prevede tre anni di supporto, nei quali il pilota deve mostrare il proprio potenziale, altrimenti...»

 

Hai avuto modo di fare qualche test di prodotti stradali?

«Nella giornata di venerdì, una volta terminati gli eventi in pista, ho portato alcuni giornalisti in giro per il Nurburgring a bordo di una Panamera. Gli ufficiali, però, sono realmente coinvolti nello sviluppo. Porsche ci vuole far crescere, ci accudisce e ci insegna davvero tante cose. Il mio team è una sorta di casa madre: sono seguito in tanti aspetti, persino nella preparazione fisica.»

 

Il Matteo Cairoli fuori dalla pista com'è?

«Studio per diventare geometra, mi manca un anno al diploma. Nella vita di tutti i giorni, guido una Golf.»

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