Restaurata la prima auto sportiva di Ferdinand Porsche: Austro-Daimler ADS R [VIDEO]

Restaurata la prima auto sportiva di Ferdinand Porsche: Austro-Daimler ADS R [VIDEO]
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Quasi come da tradizione Porsche, una sportiva piccola e leggera con tecnologie innovative, collaudate nelle competizioni prima di arrivare in strada
16 ottobre 2022

Esattamente 100 anni fa Ferdinand Porsche, futuro fondatore dell’omonimo e ormai celeberrimo brand ma all’epoca responsabile dello sviluppo di Austro-Daimler, sfruttava le competizioni come banco di prova per tutte le sue idee progettuali più avveniristiche. Dopotutto, ancora oggi non c’è modo migliore di una corsa per dimostrare le potenzialità delle proprie tecnologie.

E all’epoca, grazie a Porsche, l’Austro-Daimler vinse la Targa Florio il 2 aprile 1922 gareggiando per le montagne della Sicilia con la ADS R - cosiddetta “Sascha” - nella classe di piccola cilindrata, contro una concorrenza a dir poco agguerrita. La chiave fu il rapporto peso/potenza, oggi scontato come sinonimo di perfomance ma all’epoca un’idea innovativa ancora da radicarsi.

Come omaggio a quel momento fondamentale della vita di Ferdinand, oggi il team di Porsche Heritage and Museum ha restaurato a distanza di 100 anni proprio quell’esemplare vincitore della Targa Florio. Nel video qui sotto potete dare un’occhiata a questa Signora delle corse dei Rombanti Anni ’20.

Tecnologie da competizione '20s

La Sascha era in anticipo sui tempi per un progetto degli Anni ’20. Per cominciare, il pilota poteva azionare meccanicamente i quattro freni a tamburo tramite dei tiranti, sostituiti con cavi nuovi durante il restauro. Un’altra caratteristica innovativa per quell’epoca era il cambio a quattro marce posizionato all’interno dell’abitacolo, anziché all’esterno davanti alla portiera d’ingresso. 

Il motore invece aveva canne dei cilindri in acciaio, pistoni in lega leggera e un sistema di lubrificazione a carter secco. Fra l’altro, era anche dotato di doppia accensione - vale a dire, c’erano due candele per ciascun cilindro. Un’innovazione tecnica adottata per le corse, utile perché se una candela si fosse guastata non si sarebbe perso l’uso di un cilindro.

Nello specifico, rispetto alla media della concorrenza, il motore Porsche a quattro cilindri godeva di un alesaggio maggiore a fronte di una corsa ridotta, concetto all’avanguardia per l’epoca. E infine, per migliorare il flusso di scarico, il collettore aveva un disegno particolare: un 4-2-1 diverso da come ci si aspetterebbe, perché i due cilindri centrali si univano in un unico condotto, così come i due cilindri più esterni. Poi questi due si univano nell’unico tubo di scappamento, per aumentare la velocità dei gas di scarico.

Naturalmente, il feeling di guida non è così immediato come oggi: la disposizione dei pedali è diversa da quella moderna e il pedale centrale serve per accelerare, anziché frenare. Lo sterzo poi è di grandi dimensioni, molto pesante da azionare e non autocentrante. Il cambio funziona anche senza bisogno di fare la doppietta con la frizione, ma la cosa richiede uno sforzo superiore. Secondo Jan Heidak, responsabile del restauro della ADS R, “è come una Porsche 356, ma meglio guidare con gli occhiali - le ruote anteriori sottili e scoperte lanciano parecchia sporcizia con tanto di pietroline in faccia a chi guida”.

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