Porsche in crisi in Cina: vendite crollate del 26%, ma la mossa da 10.000 m² può ribaltare tutto

Porsche in crisi in Cina: vendite crollate del 26%, ma la mossa da 10.000 m² può ribaltare tutto
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Il marchio di Stoccarda vive uno dei momenti più difficili degli ultimi anni nel suo mercato chiave, ma punta tutto su un nuovo centro di ricerca vicino a Shanghai
6 novembre 2025

Porsche sta attraversando un periodo nero in Cina, un mercato che fino a pochi anni fa rappresentava il suo principale motore di crescita. Nei primi nove mesi del 2024, le vendite del marchio tedesco sono crollate del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un dato pesante, che conferma un trend già negativo nel 2023 e che riflette la nuova realtà del mercato automobilistico cinese: i clienti locali preferiscono sempre più acquistare modelli di marchi cinesi. Una svolta epocale, considerando che fino a poco tempo fa le auto europee erano sinonimo di status e qualità.

La Cina è ormai il più grande mercato automobilistico del mondo, con oltre 34 milioni di vetture vendute in un solo anno, più della somma di Europa e Stati Uniti. Tuttavia, mentre i costruttori cinesi continuano a crescere, i marchi occidentali, inclusa Porsche, stanno perdendo terreno. È per questo che la casa di Stoccarda ha deciso di cambiare strategia e investire direttamente nel cuore del mercato asiatico, inaugurando un nuovo centro di ricerca e sviluppo alle porte di Shanghai.

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Un centro da 10.000 m² per ripartire dalla Cina

Il nuovo Porsche R&D Center di Shanghai, il primo fuori dalla Germania, rappresenta un passo storico per la casa di Zuffenhausen. Con 10.000 metri quadrati di superficie, ospiterà team dedicati allo sviluppo di sistemi di infotainment integrati, soluzioni digitali su misura per il pubblico cinese e tecnologie di assistenza alla guida. Non è un caso che all’inaugurazione fosse presente Oliver Blume, CEO del Gruppo Volkswagen, che ha definito la Cina “il centro mondiale dell’elettrificazione e dell’innovazione digitale”.

Secondo Blume, la velocità con cui si muove il mercato cinese ha ormai superato quella dei processi tradizionali europei, e per questo motivo Porsche intende dare maggiore autonomia ai team locali per sviluppare soluzioni mirate.
L’obiettivo è chiaro: riconquistare la fiducia dei clienti cinesi, oggi attratti da marchi nazionali come BYD, Nio o XPeng, e tornare competitivi in un contesto dove l’innovazione digitale è il principale fattore d’acquisto. Il centro sarà anche una piattaforma strategica per lo sviluppo di software dedicato alle vetture elettriche.

 

L’ombra lunga dell’elettrificazione

La crisi di Porsche in Cina è anche il risultato di una scommessa sull’elettrico fatta troppo presto. Il marchio ha puntato con decisione sulla mobilità a zero emissioni, ma il mercato non si è ancora allineato a questa visione. Il Taycan, primo modello 100% elettrico della casa, è passato da simbolo di innovazione a un flop commerciale, mentre la nuova gamma 718 elettrica ha subito ritardi significativi.

La situazione è delicata anche per i modelli di punta: Macan e Cayenne, le due colonne portanti del marchio, stanno per essere completamente elettrificati. Il Macan EV è già in vendita con risultati discreti, ma molti clienti continuano a preferire versioni termiche o ibride. E mentre la nuova generazione del Cayenne elettrico è pronta al debutto, in azienda cresce il timore che la transizione possa allontanare una parte della clientela più tradizionale.

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