L'ex CEO di Lynk & Co svela perché l'industria auto frena sull'elettrico

L'ex CEO di Lynk & Co svela perché l'industria auto frena sull'elettrico
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Le parole di Alain Visser arrivano come un terremoto nel momento più delicato per la transizione energetica del vecchio continente.
22 dicembre 2025

C'è chi parla sottovoce nei corridoi dei saloni automobilistici e chi, invece, decide di alzare la voce senza mezzi termini. Alain Visser appartiene decisamente alla seconda categoria. L'ex CEO europeo di Lynk & Co ha rilasciato dichiarazioni esplosive al portale tedesco Turi.Moove, e il suo verdetto non lascia spazio a interpretazioni: "L'industria automobilistica odia davvero l'elettromobilità". Parole pesanti, che arrivano proprio mentre Bruxelles annuncia un apparente allentamento del bando ai motori termici oltre il 2035.

Visser sa di cosa parla. A 62 anni, questo manager ha trascorso sette anni alla guida della divisione europea di Lynk & Co, marchio del colosso cinese Geely, trasformandola in una delle prime realtà asiatiche capaci di conquistare il mercato europeo. Il Lynk & Co 01 è stato per lungo tempo l'ibrido plug-in più venduto in numerosi paesi dell'Unione Europea. Ha lasciato l'incarico l'8 gennaio dello scorso anno, e ora che non ha più vincoli aziendali, le sue parole assumono un peso specifico notevole.

Alain Visser Ex CEO Lynk&Co
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La mobilità del futuro? Un servizio, non un prodotto

La visione di Visser è tanto radicale quanto affascinante. Secondo l'ex dirigente, la vera rivoluzione della mobilità nascerà inevitabilmente al di fuori dell'industria automobilistica tradizionale. Il motivo è semplice quanto scomodo: le persone vogliono muoversi, non necessariamente possedere un veicolo. La "mobilità come servizio" rappresenta il futuro, mentre i costruttori rimangono ancorati a un modello di business fondato sulla vendita di automobili.

Visser non risparmia critiche nemmeno agli investimenti in car sharing e guida autonoma portati avanti dai grandi gruppi. "La mia opinione personale è che l'industria stia facendo tutto il possibile per dimostrare che la condivisione non funziona", afferma senza giri di parole. Il conflitto d'interessi è evidente, più auto vengono condivise, meno se ne vendono. Come esempio emblematico, cita Mercedes e BMW, che inizialmente fusero le rispettive attività di car sharing per poi venderle. 

Lynk&Co 01
Lynk&Co 01 Lynk&Co

Applicazioni, città e la fine del parcheggio

Lo scenario dipinto dall'ex CEO è quello di una mobilità gestita interamente tramite applicazioni. Con circa l'80% della popolazione mondiale destinata a vivere in contesti urbani, i parcheggi e le auto ferme perderanno progressivamente rilevanza. La mobilità diventerà elettrica e condivisa, mentre le stazioni di servizio tradizionali si faranno sempre più rare, sostituite da un'infrastruttura di ricarica capillare.

Per rendere il concetto più immediato, Visser propone un parallelismo con il mondo dell'aviazione. Nessuno vola "con Boeing", ma con una compagnia aerea. Allo stesso modo, un numero crescente di persone si sposta già oggi attraverso servizi come Uber, Bolt, Cabify o i taxi tradizionali, rinunciando al possesso di un'automobile. "Se l'industria automobilistica non sta attenta", avverte, "finirà per diventare un semplice fornitore di carrozzerie intercambiabili per i gestori di servizi di mobilità". I marchi di lusso sopravvivranno come oggetti da collezione, ma il mercato di massa seguirà traiettorie completamente diverse.

Lynk&Co Milano
Lynk&Co Milano Lynk&Co

Il paradosso di Lynk & Co

C'è un'ironia sottile nelle parole di Visser. Nel 2023, quando era ancora alla guida dell'azienda, Lynk & Co annunciò di diventare un marchio completamente elettrico entro il 2024. Una promessa che non si è concretizzata, vittima dei cambiamenti di rotta del mercato e delle pressioni economiche. Lo stesso modello di abbonamento e condivisione che aveva distinto il brand, e che Visser rivendica come un successo, non è bastato a proteggere la strategia originaria.

Le dichiarazioni dell'ex CEO arrivano in un momento cruciale per il settore. L'Europa ha appena annunciato un allentamento formale del divieto ai motori termici post 2035, cedendo di fatto alle pressioni dei costruttori. Per Visser, questa è l'ennesima conferma di un'industria che resiste al cambiamento con tutte le sue forze, preferendo proteggere modelli di business consolidati piuttosto che abbracciare la trasformazione. Che abbia ragione o meno, le sue parole costringono tutti a porsi una domanda scomoda: chi guida davvero la transizione energetica dell'automotive europeo?

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