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C'è un'aria di costernazione che aleggia negli uffici di Stoccarda e Palo Alto in questi giorni. La Xiaomi SU7 Ultra, questa sconosciuta venuta dall'oriente , ha avuto l'audacia di presentarsi al Nürburgring, il sancta sanctorum dell'automobilismo mondiale e di fare quello che nessuno si aspettava: polverizzare il record con 7:04.957. Una performance che ha lasciato i tedeschi a bocca aperta e gli americani a chiedersi dove abbiano sbagliato.
Immaginatevi la scena: Vincent Radermecker, pilota belga dal curriculum impeccabile, si presenta al Ring con questa berlina dal nome impronunciabile, almeno per i puristi tedeschi e umilia una Rimac Nevera da 2,2 milioni di dollari con la spensieratezza di chi compra un smartphone online. Tre decimi di secondo di distacco che valgono una rivoluzione copernicana: apparentemente per andare forte non serve più un mutuo ventennale.
La storia di questa débâcle è degna di un romanzo di Dostoevskij, ma con più batterie agli ioni di litio e meno drammi esistenziali. Xiaomi, l'azienda che fino a ieri vi vendeva smartphone a prezzi ridicoli, ha deciso di fare un salto nel mondo dell'automotive. E mentre i signori di Wolfsburg, Stoccarda e Monaco si grattavano la testa chiedendosi "ma questi cinesi cosa ne sanno di auto?", Lei Jun e il suo team stavano silenziosamente assemblando una bestia da 1.527 cavalli.
Non uno, non due, ma tre record diversi in pochi mesi. Prima il prototipo da pista che ha fermato i cronometri a 6:22.091 (terzo tempo assoluto nella storia del Ring, per carità), poi il colpo di grazia con la versione di produzione. Come se non bastasse averli umiliati una volta, Xiaomi ha voluto rincarare la dose.
Il confronto con la concorrenza è impietoso quanto divertente. La Porsche Taycan Turbo GT, orgoglio dell'ingegneria tedesca con i suoi 7:07.55, è stata ridicolizzata da quasi 3 secondi di distacco. Tre secondi che al Nürburgring equivalgono a un'umiliazione pubblica, soprattutto quando arrivano da un'azienda che fino a ieri faceva i telefonini.
Ma il vero coup de théâtre è riservato a Tesla e alla sua Model S Plaid Track Package: 7:25.2, praticamente un'eternità rispetto al 7:04.957 della SU7 Ultra. Vent'anni di vantaggio evaporati in una manciata di giri, come se Elon Musk si fosse improvvisamente addormentato al volante dell'innovazione. Chissà cosa ne pensa ora dei suoi tweet sulla superiorità tecnologica americana.
Cosa si nasconde sotto il cofano di questa "semplice" berlina cinese? Un triumvirato di motori elettrici che farebbe ingelosire un supereroe: tre motori HyperEngine da 1.527 cavalli complessivi. Due V8s posteriori da 578 CV ciascuno e un V6s anteriore da 392 CV, il tutto nutrito da una batteria CATL Qilin 2.0 da 93,7 kWh con architettura a 900V.
I numeri delle prestazioni sono così assurdi che sembrano usciti da un videogioco: 0-100 km/h in 1,98 secondi. Meno di due secondi per far dimenticare ai passeggeri cosa significa "gentile accelerazione". E mentre i motori V8s girano a 27.200 giri al minuto con un'efficienza del 98,11%, da qualche parte in Germania qualcuno sta sicuramente piangendo guardando le specifiche del proprio V8 termico.
L'aerodinamica non è da meno: 285 kg di deportanza generati da un pacchetto che include un'ala posteriore in fibra di carbonio da 1.560mm. Perché evidentemente non bastava essere velocissimi, bisognava anche essere belli da vedere mentre si umiliano i competitor.
Quando si ha la potenza per umiliare una Rimac, serve anche la capacità di fermarsi prima di finire contro le barriere del proprio ego. E qui Xiaomi non ha scherzato: dischi carboceramici da 430mm anteriori e 410mm posteriori, abbinati alle pinze Akebono a 6 pistoncini davanti e 4 dietro. Numeri che fanno impallidire anche i più agguerriti ingegneri di Weissach.
Ma la vera chicca è l'integrazione tra frenata rigenerativa e meccanica: 2,36G di decelerazione totale. Praticamente la SU7 Ultra può passare da "ciao-ciao Porsche" a "fermo come un sasso" in 30,8 metri da 100 km/h. Un'efficienza che non solo garantisce giri record, ma permette anche di ricaricare la batteria mentre si sorpassano i sogni di gloria tedeschi.
Il successo della SU7 Ultra non è solo cronometrico, è simbolico. Rappresenta il momento in cui una "parvenue" del settore per dirla in francese, visto che il tedesco non sembra più di moda, ha avuto il coraggio di presentarsi al cospetto dei grandi e dire: "Spostatevi, che ora tocca a noi."
Xiaomi è stata invitata nel programma esclusivo Industriepool del Nürburgring: 16 settimane annuali di accesso riservato ai brand più prestigiosi. Un onore che fino a ieri era riservato ai soliti noti di Monaco, Stoccarda e Wolfsburg. Ora c'è un nuovo inquilino nel club, e parla mandarino.
La reazione dell'industria è stata prevedibile quanto esilarante. Da una parte l'imbarazzo misto a stupore, dall'altra la tipica understatement orientale di Lei Jun: "Credo che questo record verrà battuto di nuovo nel prossimo futuro". Traduzione: "Ragazzi, questa è solo la prima puntata."
Ma il vero colpo di genio è il rapporto qualità-prezzo: poco più di 70.000 euro contro i circa 251.000 euro della Porsche Taycan Turbo GT con Pacchetto Weissach. Praticamente un terzo del prezzo per prestazioni superiori di 3 secondi netti. È come se qualcuno avesse dimostrato che si può umiliare l'ingegneria tedesca con meno soldi, più cervello e un pizzico di sana impertinenza cinese.
L'earthquake di Xiaomi ha generato onde d'urto da Stoccarda a Silicon Valley. Tesla, che aveva monopolizzato la narrazione delle prestazioni elettriche con la grazia di un mattone, si trova ora a dover spiegare come un'azienda di smartphone l'abbia surclassata senza neanche sudare. Immaginatevi Elon Musk che cerca di twittare una spiegazione credibile per questo smacco.
Porsche, con la sua tradizione centenaria e i suoi ingegneri che portano il camice bianco come una divisa d'onore, ha visto il proprio Taycan Turbo GT diventare improvvisamente "vintage". Gli analisti di settore si divertono a ricordare come i cinesi controllino il 75-85% della supply chain globale delle batterie e producano a costi inferiori del 60% rispetto ai competitor occidentali. Dettagli trascurabili, evidentemente.
BYD è già la più grande casa automobilistica elettrica al mondo e ora Xiaomi dimostra che l'eccellenza cinese non si limita ai volumi di vendita ma si estende alle prestazioni pure. Il mercato azionario ha reagito di conseguenza: le azioni Xiaomi sono cresciute del 300% nell'ultimo anno, mentre da qualche parte in Baviera qualcuno sta probabilmente valutando un cambio di carriera.
Con oltre 258.000 SU7 consegnate e 15.000 ordini per la Ultra nelle prime 24 ore dal lancio, i numeri confermano che il pubblico apprezza quando qualcuno dice "il re è nudo" e lo dimostra con i fatti. O meglio, con i cronometri.
Ma Xiaomi, evidentemente, non si è accontentata di umiliare la concorrenza una volta sola. Come se non bastasse aver conquistato il Nürburgring, l'azienda cinese ha deciso di commercializzare direttamente il proprio trionfo con una mossa di marketing che ha del geniale e del crudele insieme.
Proprio ora, sulla scia dei risultati ottenuti sull'inferno verde, Xiaomi ha annunciato il lancio di due versioni che sembrano progettate appositamente per far piangere gli ingegneri tedeschi: il "Track Package" e la "Nürburgring Limited Edition".
Il Track Package, disponibile per soli 100.000 renminbi aggiuntivi (circa 12.000 euro), include sospensioni Bilstein EVO R, pastiglie freni ENDLESS, pneumatici Pirelli P ZERO TROFEO RS semi-slick, cerchi forgiati da 21 pollici e un tetto in fibra di carbonio da 1,7 metri quadrati. Praticamente tutto quello che serve per andare in pista e continuare a umiliare chi ha speso tre volte tanto per prestazioni inferiori.
Ma il vero capolavoro di sadismo commerciale è la "Nürburgring Limited Edition" a 814.900 RMB, circa 104.000 euro: sedili racing in carbonio certificati FIA con cinture a 6 punti, semi-roll cage, pannelli aerodinamici in carbonio e un pacchetto estetico che celebra apertamente la vittoria al Ring. Solo 10 esemplari nel 2025, massimo 100 nella produzione totale.
È come se Xiaomi avesse voluto immortalare per sempre il momento in cui ha dimostrato al mondo che si può battere l'establishment automobilistico europeo con un terzo del budget e il doppio del cervello. Una limited edition che non celebra solo un'auto, ma un'intera filosofia: quella di chi arriva ultimo alla festa e se ne va con tutti i premi.
Il trionfo della Xiaomi SU7 Ultra al Nürburgring è molto più di un record cronometrico: è la prova che nell'automotive, come nella vita, l'arroganza può essere un boomerang costoso. Per decenni, i brand europei hanno vissuto nella convinzione che tradizione, blasone e prezzi astronomici fossero sinonimi di eccellenza. Poi è arrivato qualcuno dall'altra parte del mondo con un approccio diverso: meno marketing, più sostanza.
La verità è che i cinesi hanno fatto quello che dovrebbe fare ogni nuovo arrivato in un settore consolidato: studiare attentamente i limiti dei leader e superarli sistematicamente. Mentre i tedeschi erano impegnati a proteggere le loro nicchie di mercato e gli americani a twittare, Xiaomi investiva silenziosamente in ricerca, sviluppo e integrazione tecnologica.
Per Tesla, Porsche e gli altri brand premium, la SU7 Ultra rappresenta un wake-up call difficile da ignorare. Il futuro delle alte prestazioni non appartiene più a chi vanta la storia più lunga, ma a chi sa combinare efficienza produttiva, innovazione tecnologica e un pizzico di sana impertinenza imprenditoriale.
Il dominio della SU7 Ultra al Nürburgring potrebbe essere solo l'antipasto: con Xiaomi che pianifica l'espansione globale entro il 2027 e una lista di competitor cinesi che scalpitano dietro le quinte, l'establishment automobilistico occidentale si prepara a una stagione di "umiliazioni e offese" degna della penna di Dostoevskij. Solo che stavolta, invece delle steppe russe, il dramma si consuma sui cordoli del Green Hell. E il lieto fine, almeno per ora, parla mandarino.
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