Riforma Codice della Strada: pene più severe, ma anche meno auto e più bici

Riforma Codice della Strada: pene più severe, ma anche meno auto e più bici
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
L'attuale governo sta mettendo mano al Codice della strada per introdurre pene ancora più severe per chi causa incidenti mortali sotto stato di ebbrezza, ma anche per incentivare il trasporto pubblico nelle grandi città come alternativa all'automobile
  • Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
5 dicembre 2013

Non sappiamo ancora come cambierà (di nuovo) il Codice della Strada, ma le parole del Sottosegretario ai Trasporti Erasmo D'Angelis permettono già di farsi un'idea abbastanza chiara del rinnovato quadro normativo a cui stiamo andando incontro.

Semplificare il testo

Il Codice oggi si presenta come un testo in diversi punti macchinoso, poco chiaro e complesso a causa delle continue - a volte eccessive - modifiche ed integrazioni apportate nel corso degli anni anni dai diversi governi. Il primo obiettivo del legislatore è quindi quello di semplificare il testo del Codice, rendendolo più chiaro e leggibile.

 

Ciò che risulta più interessante per automobilisti e motociclisti però sono senza dubbio le novità normative a cui l'attuale governo sta lavorando. In particolare D'Angelis dichiara di vole responsabilizzare maggiormente gli utenti della strada, con lo scopo di ridurre ulteriormente gli incidenti sulle strade italiane, certamente in calo, ma ancora responsabili di troppi morti e feriti (nel 2012 in Italia sono morte 3.653 persone, mentre i feriti sono stati circa 260.000).

Omicidio stradale: fino a 18 anni di carcere e revoca della patente a vita

All'orizzonte sembra delinearsi quindi l'arrivo del tanto discusso e mai approvato reato di omicidio stradale, che, in caso di incidente mortale causato con tasso alcolemico superiore a 1,5 o sotto effetto di stupefacenti, introdurrebbe la reclusione da 8 a 18 anni, con revoca della patente a vita.

 

Oggi le norme che regolano le pene per i sinistri più gravi, che comportano cioè morti o feriti gravi, sono già molto severe, dal momento che fanno scattare il reato di omicidio colposo, con reclusione da 3 a dieci anni, e patente revocata in via temporanea, ma evidentemente il Legislatore vuole un ulteriore inasprimento.

 

Il reato di omicidio stradale infatti opererebbe una piccola rivoluzione visto che di fatto questo reato andrebbe ad eguagliare quello di omicidio volontario (quindi doloso), seguendo il principio che il guidatore è consapevole, se si mette alla guida in stato alterato, di poter causare incidenti con conseguenze irreversibili per gli altri. 

Auto: non dovrà essere più la protagonista in città

Oltre all'inasprimento delle pene, il governo sta pensando anche a favorire l'evoluzione della mobilità in ambito urbano, seguendo l'esempio di quanto già fatto a livello locale da alcune importanti realtà comunali (Milano è in cima alla lista). L'obiettivo è quello di togliere all'automobile il ruolo di principale mezzo di trasporto per muoversi all'interno delle città, favorendo l'uso dei mezzi pubblici e della bicicletta.

 

Gli strumenti per realizzare questi obiettivi passano dal rinnovo del parco circolante dei mezzi pubblici (soprattutto gli autobus) con un investimento di 500 milione di euro. D'Angelis ha infatti dichiarato che dal 2010 il trasporto pubblico urbano non riceve nuove risorse per il rinnovo dei veicoli. 

Bus troppo vecchi, pedoni e ciclisti da salvaguardare

Il risultato? Dei 51.400 mezzi circolanti oggi in Italia, circa la metà non rispondono alle normative antinquinamento fissate dall'Unione Europea, con una media di 12 anni di vita contro i 7 della media europea.

 

Nel piano al vaglio dell'Esecutivo ci sarebbe anche il potenziamento della rete metropolitana di due importanti città italiane, ma anche la creazione di nuove infrastrutture per salvaguardare sempre di più ciclisti e pedoni.

Il parlamento deve ancora decidere

Per giudicare l'efficacia e soprattutto l'opportunità di queste novità, che, lo ripetiamo, al momento sono soltanto ipotesi al vaglio del governo, non ci resta che aspettare il voto del parlamento.


 

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