Sanremo 2019, visto dall’appassionato di auto: pillole di Festival

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Quando il motorismo, elettrificato, porta al Festival della Canzone italiana, si scopre che non è come in TV: molto meglio!
8 febbraio 2019

Delle auto (Suzuki) in servizio all’Organizzazione, vi abbiamo parlato. Della nostra gara, per vincere un posto in prima fila consumando meno benzina nel percorso da Milano a Sanremo, su auto ibrida, anche (manca solo il risultato..). Interviste di qualche ospite sportivo, che corre su due o quattro ruote, ne leggerete a breve, su AM ma… L’effetto che fa, dal vivo, il Festival? Una piccola e volutamente “stupida” sintesi degli elementi forti, eccola qua.

Fatta per chi non ci è mai stato da chi vive i e anche di, motori, ma apprezza ovviamente la tradizione italiana tutta. Fatta di canzoni, bellissime; fatta di un concorso canoro che seguivano con interesse i nonni e continua a calamitare oggi anche i giovanissimi. Certo che a dire il vero, più che la passerella di red carpet (senza nulla togliere agli artisti) sarebbe preferita una pit-lane della F1 da calcare.

Sanremo 2019 - In pillole

Top10? Per Sanremo non basta, ci sono troppi alti e bassi, troppe cose forti per chi non è mai stato al Festival, che di certo le condividerebbe, sul proprio canale social o con gli amici, veri. Ecco le nostre pillolone, con deformazione da evento motoristico a influire sul giudizio, comunque ampiamente positivo.

- Il Festival, arrivarci con l’auto ibrida andando al massimo del risparmio di benzina, è fattibile consumando poco-poco: gente che ha fatto fuori solo 7,5 litri per 280 Km di cui una parte autostradale (non chiedeteci come)!

- Il Festival è bello, perché dura tanto. Ma, davvero tanto: tutta notte tutti i giorni anche fuori dall’Ariston!

- Il Festival, è iper-controllato. Forze dell’ordine: tante, tantissime e di ogni genere. Anche quelle con mitra spianato e volto coperto, che incutono timore.

- Il Festival è pur in Liguria: le porzioni delle paste al pesto quando sei al Fortino, che è una specie di paddock decentrato per addetti ai lavori (sponsorizzatissimo, affollatissimo, condivisissimo) non soddisfano certo gli affamati dopo un tris. Serve il quarto piatto più un po’ di altra roba che passa (mai abbastanza) sui vassoi, prima di esser pronti allo sforzo del teatro.

- Il Festival fa interesse, numeri e gente, ma incredibilmente non fa coda in strada! Almeno se vivi in auto Milano, Napoli, Roma o altra città capoluogo dove la coda ha la C e tutte le altre sue lettere, maiuscole.

- Il Festival è iper-controllato. Quando arrivi a meno di 300 metri: servizio controllo accessi a go-go, con addetti e vigilantes, metal detector, verifica documenti.

- Il Festival è pieno di fan della musica, ma si sentono urla, soprattutto incitazioni, femminili: alcune forse oltre il “limitatore di giri” (fuori soprattutto, ma anche dentro dall’Arison): un po' come i tifosi della F1, solo che qui la gente non riesce a farsi sentire più dello spettacolo, ci sono le casse al posto dei motori silenziati.

- Il Festival è in una città di mare; che quando non ci vai spesso, al mare, vedersi il Festival dal vivo è come prendere due piccioni con una fava (conti da pagare a parte).

- Il Festival comincia un po’ troppo presto, sempre che si dia per davvero finita la giornata precedente e si debba anche dormire un po’; colpa della gente sempre accalcata più che del programma.

- Il Festival ha il red carpet, pieno di persone variopinte che vi pressano intorno e quando accedono, “condividono a manetta” beandosi in gran parte del nulla. Alcune di queste, per look e modi esibiti fanno temere forme serie di patologia mentale, molte altre in forma solo lieve, risolvibile allontanandosi; ma i veri personaggi importanti, di valore riconosciuto che lo calcano, in settimana sono pochini, come i grammi di pasta.

Paola Turci
Paola Turci

- Il Festival ha il red carpet, iper controllato: prima di accedervi controllo biglietto o pass e anche documento.

- Il Festival ha tradizione e blasone, l’indicazione per tutti è “abbigliamento elegante”: l’uomo al 90% vestito con lo stampino, le donne dalla A alla Z del buongusto, purtroppo con pochi estremi in ambo i sensi.

- Il Festival, a Sanremo, capisci che c’è non per grandi scritte, indicazioni o annunci sulla viabilità (ben gestita) ma perché ci sono karaoke e gente che canta a destra e a manca.

- Il Festival lo giri facile, a Sanremo: è bello perché offre spunti interessanti ma concentrati e ti muovi a piedi dal Teatro al Fortino, o in paese. Nulla a che vedere con il GP F1 (italiano ma non solo) dove per stare su una bella curva e poi un po’ ai box, devi sgaloppare in mezzo agli ubriachi urlanti, sudati e rissosi..

- Il Festival è della musica italiana, oggi più che in passato: Queen, Depeche Mode, Duran Duran, Madonna… Nada! Il direttore – conduttore ha detto, un po’ come Matteo (S.) in parlamento “prima gli italiani!”.

- Il Festival si svolge al teatro Ariston, che è iper-controllato: per entrare verifica biglietto o pass, con documento, per accedere all’atrio ricontrollo, di entrambi; per accedere a platea o tribuna ancora.

- Il Festival quando l’inverno italiano non è più inverno vero come nel 2019, ci andresti senza giaccone, ma siccome il dress-code è elegante, poi esci non prima della una di notte: devi andare al guardaroba. 2 euro, good-price.

- Il Festival è proprio bello da ascoltare, dal vivo: acustica ottima e cantanti tutti impegnati, visibilmente, alcuni emozionati dietro la maschera della recita.

- Il Festival ha un posto a sedere per ogni persona dotata di relativo titolo in sala, ma almeno altre cinque persone per ognuno di quei posti: sono i figuranti ai nastri di partenza che, quando ti alzi per più di 65/70 secondi, vengono fatti posizionare in ogni buco, per saturare la sala di fronte alla Mondovisione (comunque giovani ed educati).

- Il Festival è iper-controllato: se, durando anche sei ore la permanenza all’Ariston, lasci la sala (non il teatro) pensando di rientrare a mani vuote, ti sbagli! Verifica biglietto o pass e documento, a ripetizione variabile secondo la tenuta di vescica e prostata, per gli uomini.

- Il Festival non è una stupidata, a farlo. Ci guadagni bene, vero, ma il direttore artistico e presentatore del 2019 si è consumato di attività e lavoro full-time a Sanremo. Dal vivo si capisce meglio e ti domandi quale droga assuma, avendo molti anni più di te che ti senti già un po’ stanco solo a far l’ospite, in una delle giornate.

- Il Festival c’ha molta meno figa di quello che ti aspetteresti, in tutti i sensi.

- Il Festival c’ha un po’ meno stronzi e stronze, di quanto immagini vedendo certi vestiti ed espressioni; ma ascoltarli basta e avanza comunque.

- Il Festival offre sempre sprazzi di simpatia con intrattenitori e autori molto bravi, dal vivo li rivaluti. Un po’ come Baglioni se sei giovane.

- Il Festival, se lo ascolti e comprendi a fondo, trasmette anche conoscenza e cultura; servirebbe riprenderne gli spunti a scuola, potendo.

- Il Festival, se le osservi a fondo sotto i risvolti, dei loro vestiti, offre anche visioni intime delle (poche) donne che esagerano nello scoprirsi.

- Il Festival c’ha quasi settanta anni ma non li dimostra, contrariamente a buona parte del suo pubblico in sala.

La semplice, chiara ed esaustiva grafica della classifica parziale a fine serata
La semplice, chiara ed esaustiva grafica della classifica parziale a fine serata

- Il Festival, ha l'auto nel cuore: il titolo di una canzone tra le più discusse è Rolls-Royce. Per mediare sulla fascia di mercato dell'auto, il conduttore - direttore - cantante ha ricordato la sua amata Citroen 2CV degli anni Settanta.

- Il Festival, ci vai una sera e te lo ricordi per sempre, specie se paghi tu il biglietto.

- Il Festival ha l'auto nelle sue finanze, anche se non quanto il Super Bowl americano, dove fanno a gara, i carmaker, per produrre delle super promotions: noi ci siamo andati con la Suzuki che è tra gli sponsor e di spot automobilistici, durante la serata in diretta raitivvù, se ne sono visti anche per altri marchi.

- Il Festival quest’anno c’ha iscritto uno che si fa chiamare Ghemon, ma ha il vestito dell’ispettore Zenigata! Soprattutto però, la Turci aveva uno di quelli belli di Margot (Fujiko) di “vestito”.

- Il Festival mette insieme soggetti da museo delle cere e giovani tamarri, con i secondi che non si rendono sempre conto di essere loro, quelli che si divertono meno..

- Il Festival quando non è ancora finito vorresti che finisce, ma quando esci non vorresti andare a letto; per quello fanno il DopoFestival e l’after-party al Fortino.

- Il Festival una volta aveva il cavallo pazzo o gente che saltava sul palco, dal nulla; oggi guardano male anche te se fissi troppo uno strumento da vicino, i mille dello staff Security.

- Il Festival 2019 a fine serata da la classifica parziale al pubblico in sala: faccine senza occhi e senza nome, inserite dentro una grafica attiva ad onda multi colore, senza sumeri, senza informazioni leggibili. Considerato l’orario e l’assenza di alimentazione dalle 19, massimo, lo capiscono solo i ricercatori di Princeton e MIT, dagli USA, o qualcuno della Normale di Pisa.

- Il Festival è quasi coetaneo del Mondiale F1, ma ha un albo d’oro di campioni più vario, con solo Villa e Modugno in raro poker. Noi c’abbiamo mattatori altro che da Festival (escludendo Pippo Baudo): Schumi campionissimo a 7, Hamilton e Fangio a 5.

- Il Festival se stai troppo vicino e sei debole di orecchie, il giorno dopo ti fischiano, quasi come in F1, quando la F1 aveva i motori veri.

- Il Festival dal vivo è tutta un’altra cosa: può trasmettere a chiunque sensazioni, sorrisi, emozioni volendo. Non come il Gran Premio, che in tribuna oggi o sei appassionato, o rischi di capirlo meno che alla TV, dove già...

OMF

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