Silk Way Rally 2019-7/8. Nel Grande Gobi, da Sud. Kevin Benavides e Al Attiyah

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Cina, Silk Way Rally 2019 Atto Terzo. Oltre le Dune del Gobi la vittoria del Benavides Honda. Le Magnifiche 7 di Al Attiyah per una nuova doppietta Toyota. Impensabile stop del Maz di Viazovich, tripletta Kamaz e Drilling russo al comando
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
15 luglio 2019

Alashan, Cina, 14 Luglio 2019. È Cina. 100% Cina. 550 chilometri oltre la frontiera della Mongolia per entrare e raggiungere Bayn Baolige, poi altri 450 ancora in trasferimento per entrare nel vivo della terza parte del Silk Way Rally 2019. La terz’ultima Tappa scorre sul suggestivo e arido tavoliere di Alashan, tra l’Altopiano del Tibet e il Deserto del Gobi, dune alte 500 metri e una serie impressionante e inaspettata di laghi nascosti tra le righe del deserto, e si ferma nell’omonima Alashan Meng. È il deserto misterioso di GengisKhan e della Via della Seta, la regione cinese della Mongolia interiore. Il Rally cambia scenario ancora una volta e attacca il Gobi, questa volta da Sud. Il Grande Gobi e le sue Dune stupende e infinite. Inquietanti.

È anche la Tappa più lunga, 780 chilometri in tutto, 330 di Speciale. Sui 450 chilometri del trasferimento iniziale ai Motociclisti è concesso trasportare le Moto sui mezzi di assistenza. Agli Equipaggi delle Auto nessun privilegio e ancora molte ore di guida, di attenzione al traffico “stradale” e alle meccaniche impazienti. Il Rally entra nella fase cruciale del gran finale e, tre Tappe alla fine, esplode ancora i suoi colpi di scena.

Ancora l’inizio della Speciale e, nell’affrontare la cresta di un’”onda” dell’Oceano Gobi, il Camion Maz di Sirhaei Viazovich, leader della Corsa dalle prime battute della “ribellione” al dominio Kamaz, vola oltre e scende in tonneau. Passa sul tetto e si ferma sulle ruote. Il motore riparte, ma il danno evidente e fatale è il cedimento del roll-bar della cabina. Impossibile proseguire. Equipaggio illeso, ma la Corsa del Maz numero 304 si ferma lì.

L’avvicendamento è brutale, tre Kamaz passano sulla pista, rallentano, verificano le buone condizioni dello sfortunato Equipaggio, proseguono. Al traguardo di Alashan è la tripletta Kamaz, nell’ordine Shibalov, la prima volta del più giovane, Mardeev e Karginov, il Detentore, attardato da un problema di servo guida. “Domata” la rivoluzione bielorussa e stravolta la classifica generale degli Elefanti, ecco di nuovo 3 Kamaz al comando del Rally.

Suspence anche nella Gara delle Moto. Cade il leader Sunderland. Niente di grave, il britannico riparte perdendo solo qualche minuto, e chiude all’ottavo posto. l’Ufficiale KTM conserva pressoché intatto il margine sugli inseguitori e fa tesoro dell’”avvertimento” del Gobi. Cascata di guai per il “secondo” di KTM, Luciano Benavides. Ritardato alla partenza per un guasto dello strumento di tracking, obbligatorio, l’argentino riprende la corsa e raggiunge i battistrada, poi cade a sua volta. Altri danni, riparati, e Benavides il Giovane chiude al quinto posto, che gli vale il secondo dell’Assoluta… non fosse che all’arrivo è sparita la tabella di marcia. Per il povero Lucianino cinque minuti di penalità e la conseguente retrocessione al quarto posto.

Giornata d’inferno, ma istruttiva, anche per Oriol Mena, l’Eroe-Hero della sesta Tappa, che non poteva essere premiato in modo più cinico. Costretto per la prima volta nella sua carriera ad aprire la strada, proprio sulle piste vergini del deserto del Gobi, Mena deve scegliere se prendere dei rischi o accontentarsi di non sbagliare. Una buona scuola di navigazione e strategia, ma cara, che costa all’Ufficiale Hero il secondo posto della vigilia. Oriol è undicesimo, e nella Generale scende al settimo posto.

Al “bombardamento” dell’ottava del Silk Way Rally sfuggono Kevin Benavides, Adrien Van Beveren e il bentornato Paulo Gonçalves, che concludono nell’ordine la difficile, faticosa e lunga Speciale. Sunderland resta “blindato” al comando, Kevin Benavides è a ben 25 minuti, Van Beveren a 26. A tre secondi dal francese Re della Sabbia (del Touquet) Luciano Benavides, che riparte per l’ennesima volta a caccia del fratellone e del podio. 2 Tappe to go, 4 Piloti in 2 minuti per 2 posti sul podio.

Niente di particolare da segnalare per quanto riguarda la Tappa delle Auto, non fosse un fatto singolare, ormai “segnata” dallo strapotere di Nasser Al-Attiyah e della Toyota Hilux #201. Non è una Tappa di completo relax.

Succede che anche l’Equipaggio dell’Astronave Gazoo Racing South Africa parta su una pista sbagliata, ponendosi così in una posizione estremamente vulnerabile. Fortuna vuole che nessuno degli inseguitori ha il benché minimo sospetto dell’errore del Principe del Qatar e del suo Ufficiale di Navigazione, Mathieu Baumel. Così tutti dietro, sulle tracce della pista sbagliata, e di nuovo tutti dietro,  su quella giusta alle spalle del Leader. Al Attiyah vince così la settima Tappa, su sette disputate, completa la nuova doppietta Toyota, ancora Van Loon secondo, e incrementa ancora un poco il suo vantaggio, ormai alla soglia dell’ora sul secondo, adesso Jerome Pelichet davanti a Han Wei.

Rotta a Jiayuguan, penultima fatica del Silk Way Rally 2019. 500 chilometri per 300 di Prova Speciale. Ancora Gobi, ancora Dune, scenari da sogno e terreno da incubo, poi le piste si distendono sempre più veloci fino all’ultimo Bivacco intermedio del Rally.

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