Solinas, Abinsula: «Al volante delle auto del futuro saremo dei supereroi»

Solinas, Abinsula: «Al volante delle auto del futuro saremo dei supereroi»
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
Antonio Solinas, Direttore R&D&I di Abinsula S.r.l., un'interessantissima startup sarda specializzata nelle piattaforme “connected car”, ci aiuta a capire come i sistemi di bordo siano destinati a rivoluzionare le automobili nei prossimi anni
  • Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
18 novembre 2014

Antonio Solinas è il Direttore R&D&I di Abinsula S.r.l., un'interessantissima startup sarda specializzata nelle piattaforme “connected car”. È la persona ideale per capire come i sistemi di bordo siano destinati a rivoluzionare le automobili nei prossimi anni. Ma grazie alla sua esperienza potremo comprendere meglio anche le dinamiche sotterranee che si muovono le quinte del mondo dell'auto, sempre più diviso tra Open Automotive Alliance, Apple Carplay e Mirrorlink. 

 

Come è destinata a cambiare l'automobile con l'arrivo di sistemi di infotainment sempre più complessi e sofisticati?

«I sistemi di infotainment oggi vivono un momento importante nell’innovazione dell’auto. Risultano infatti essere gli strumenti abilitanti per le connected car. Se da un lato un sistema di infotainment connesso permette di veicolare informazioni e intrattenimento sempre aggiornati all’interno del veicolo, dall’altro lato risulta essere punto centrale per portare le informazioni del veicolo sul cloud permettendo così la localizzazione, la visualizzazione dei dati dell’auto da remoto sia dal guidatore stesso che dalla casa produttrice. Una volta creato il canale però le applicazioni saranno tante e diverse, dalla possibilità di aggiornamento del sistema, alla manutenzione preventiva alla condivisione di informazioni riguardante il traffico e gli incidenti in tempo reale. Ogni auto diventa sensore comune. Ma una volta creato il canale di comunicazione gli scenari futuribili hanno limite solo nella fantasia. L’auto potrà diventare un vero ufficio in mobilità o quadro strumenti per gestire la demotica in casa. Opportunità che dovranno essere sfruttate con nuovi modelli di interazione in grado di non distrarre il guidatore. Ci sarà quindi molta attenzione alle funzionalità per i passeggeri». 

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Antonio Solinas è il Direttore R&D&I di Abinsula S.r.l., un'interessantissima startup sarda specializzata nelle piattaforme “connected car”


Un tempo i sistemi multimediali erano riservati alle ammiraglie. Oggi li troviamo anche sulle citycar. Come si è arrivati a questa rivoluzione? Come si è riusciti a realizzare sistemi sempre più accessibili dal punto di vista dei costi?

«L’innovazione nei dispositivi “mobili”, smartphone e tablet, ha permesso di abilitare economie di scala e poter attingere da questo dominio alcuni vantaggi in termini di progettazione e disponibilità di elementi elettronici: microcontrollori, memorie, display. In alcuni casi a questo vantaggio si è sommato quello derivante dall’utilizzo di sistemi opensource come Linux. Vi è ancora un costo di progettazione maggiore derivante dall’attenzione alla qualità e agli aspetti di sicurezza ma i costi si sono notevolmente ridotti a fronte poi di investimenti sempre maggiori. Noi come Abinsula abbiamo puntato molto sull’utilizzo dei sistemi opensource in auto e i risultati degli ultimi due anni sono molto promettenti. L’utilizzo dell’opensource ci ha permesso di tagliare enormemente i tempi di sviluppo ed evitare l’obsolescenza tipica di questo mercato. Si pensi che la progettazione di un sistema di infotainment un tempo andava oltre i 5 anni e doveva rimanere in auto per altri 6-7 anni. In genere in auto avevamo sistemi “vecchi” di 10 anni se paragonati con il nostro smartphone. Attraverso l’opensource abbiamo abbattuto enormemente i tempi e costi di progettazione».

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Secondo Solinas l'unico limite nelo sviluppo delle tecnologie di bordo sarà la fantasia

 

Tra Google ed Apple è in atto una vera e propria battaglia per stringere accordi con i diversi costruttori. Le cose stanno davvero così o c'è spazio per tutti?

«Google ed Apple si sono mossi su un terreno inesplorato abilitante le connected car, quello della comunicazione con i dispositivi mobile che risultano essere strumenti di interazione integrati nella plancia e gateway per la connettività. In questo segmento si è affacciata ultimamente anche Windows e RIM con Blackberry e QNX non starà alla finestra. C’è abbastanza spazio, certo è che in questo settore la presenza sul mercato mobile rappresenta già un vantaggio competitivo enorme. Ma le modalità di abilitare le connected cars sono diverse. Per esempio l’innovazione stessa dei dispositivi di infotainment integrati nella plancia dove i competitor sono diversi: QNX, Windows, Linux, Android, etc.. Vi è un altro segmento interessante che è quello di utilizzare la porta diagnostica dell’auto per comunicare e abilitare le connected cars. Questo segmento è enormemente frammentato e accessibile a startup, questo mercato non necessita di alleanze con i costruttori».

L’utilizzo dell’opensource (Linux) ci ha permesso di tagliare enormemente i tempi di sviluppo ed evitare l’obsolescenza tipica delle tecnologie di intrattenimento

 

I moderni sistemi di infotainment sono sempre più ricchi di potenzialità, alcune semplicemente inimmaginabili sino a poco tempo fa. Come affrontate il problema, che diventerà sempre più presente, della protezione dell'enorme mole di dati prodotta da queste tecnologie? Le grandi aziende sarebbero disposte a pagare a peso d'oro dati sui consumi e le abitudini degli automobilisti...

«Privatezza e sicurezza dei dati sono problemi che abbracciano tutto il mondo degli oggetti intelligenti, dai wearable devices alle auto connesse. E’ necessario che le varie agenzie che regolano questi aspetti aggiornino i loro modi di misurare e intervenire in caso di abuso. E’ pur vero che se il dato opportunamente filtrato e mascherato può servire per abilitare funzioni dove  l’utente stesso può avvantaggiarsene, per esempio proprio quello sui consumi e sulle abitudini, per esempio algoritmi in grado di suggerirti la guida, dove fare rifornimento in base al tragitto e quando e come fare manutenzione».

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L'aspetto della sicurezza dei dati prodotti dai sistemi di bordo resta al centro dell'agenda di tutti i costruttori

 

Come ha dimostrato la storia degli ultimi anni ogni sistema informatico, anche ad altissimi livelli, può essere vulnerabile. Auto sempre più connesse e tecnologiche,capaci di agire automaticamente anche su motore, cambio, freni, ecc., non rischiano di trasformarsi in un pericolo per gli automobilisti nel momento in cui dovessero essere prese di mira dagli hacker?

«Ci sono diversi esempi di hacking in auto. Ad oggi molti passano per la porta OBD e quindi è necessario comunque avere accesso fisico all’auto. E’ pur vero che con le auto connesse tutto questo sarà un problema più vasto, i punti di accesso potrebbero essere molteplici: Bluetooth, WiFi, 3G etc. Oggi i vari costruttori tendono ad isolare completamente i sistemi di powertrain dai sistemi di infotainment permettendo solo la lettura dei dati e non la scrittura. In questa maniera la sicurezza potrebbe essere preservata, anche se gli hacker tendono sempre a trovare una strada alternativa. Oggi molti costruttori stanno portando in azienda con nuove professionalità e gli hacker ed esperti di sicurezza sono tra questi, in particolare hacker esperti di vulnerabilità nei sistemi embedded. Questa è una problematica che deve essere trattata con attenzione ed è sotto l’occhio critico dei progettisti».

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La tecnologia deve essere un supporto per migliorare la sicurezza, ma il cervello del guidatore dovrà sempre essere lucido

 

La tecnologia Car-to-X è la nuova frontiera dell'auto. Quando riusciremo a vedere veicoli in grado di comunicare tra loro, indipendentemente dalla tipologia e dalla marca del mezzo? Sarà possibile un dialogo tra auto e moto un domani, a favore della sicurezza?

«Molte delle attività sulle Car-to-x sono oggi veicolate dai costruttori che quindi tendono a chiudere le informazioni all’interno della comunità. Però vi sono diversi altri modelli abilitanti, come quelli che passano per l’integrazione con lo smartphone o tramite la porta OBD che potrebbero svilupparsi in maniera indipendente. Per esempio Waze, navigatore collaborativo e sociale, acquisito da Google un anno fa permette già di comunicare incidenti, rallentamenti, code o problemi nella strada. Ma con l’integrazione più spinta degli smartphone in auto e moto questo potrebbe essere solo la punta di un iceberg. L’importante sarà trovare un modello di interazione in grado di rendere questi contenuti fruibili in maniera contestuale al mezzo, per esempio per le moto è già in sperimentazione un casco in realtà aumentata e per le auto un proiettore connesso verso il parabrezza, esempi indipendenti dalla marca del mezzo».

Il futuro dell’auto va verso l’ipersensorialità, il guidatore sarà quasi un supereroe con vista ad infrarossi e informazioni su Head Up Display

 

Le tecnologie dell'auto vigilano sempre più sulla guida dell'automobilista. Ormai l'auto frena da sola in presenza di un ostacolo, guida autonomamente in coda e con le telecamere vede nel buio ciò che l'occhio umano non potrebbe mai scorgere. Queste tecnologie non rischiano di diseducare gli automobilisti?  "Posso distrarmi tranquillamente, per esempio per utilizzare il mio smartphone, tanto in caso di pericolo fa tutto la macchina"

«Sì, il futuro dell’auto va verso l’ipersensorialità, il guidatore sarà quasi un supereroe con vista ad infrarossi e informazioni su Head Up Display.  Sarà importante veicolare il concetto che i sensi sono solo di supporto che per guidare un auto e la moto ci vuole ancora il cervello lucido. Noi tendiamo ad avere fiducia, specie se le nuove tecnologie nascono per l’auto in auto. Lo smartphone è purtroppo un problema perché non nasce per l’auto, l’integrazione di questo dentro l’auto dovrà tenere conto di questo aspetto, quindi veicolare informazioni in maniera poco distraente e input ricevuti tramite controllo vocale o tramite controlli al volante. La speranza è che l’integrazione vada proprio nella direzione di risolvere un problema e non di amplificarlo».

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Una cosa è certa: la tecnologia di bordo sarà sempre più protagonista


Come stanno reagendo i principali operatori che potrebbero vedere in questo segmento il futuro del loro business, visto che i margini su voce e sms si stanno sempre più assottigliando grazie al voip?

«Le aziende di telecomunicazioni da tempo stanno convertendo la loro offerta in modo da utilizzare voce, sms, connessione dati come abilitante per altri servizi. Se oggi troviamo nell’offerta delle TLC servizi come quelli di pagamento via smartphone o vendita di contenuti multimediali è proprio per questo motivo. In auto potranno e dovranno inventarsi nuovi servizi, immagino quelli derivanti dalla pubblicità in base alla localizzazione o di modelli di utilizzo professionali in grado di garantire una banda maggiore per chi utilizza l’auto come ufficio in mobilità.» 

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