Stellantis, ad Atessa 600 dipendenti scelgono l'uscita incentivata volontaria dall'azienda

Stellantis, ad Atessa 600 dipendenti scelgono l'uscita incentivata volontaria dall'azienda
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600 dipendenti dello stabilimento Stellantis di Atessa hanno richiesto l'uscita anticipata volontaria dall'azienda
11 settembre 2025

Nello stabilimento Stellantis di Atessa quasi 600 dipendenti hanno fatto richiesta di separation all'azienda. Secondo quanto riporta Il Centro, il numero dei potenziali esuberi è di gran lunga superiore rispetto ai 402 lavoratori, il numero su cui avevano trovato un accordo i'azienda e sindacati. I lavoratori che si stanno avvicinando alla pensione e vogliono lasciare il proprio posto di lavoro anticipatamente hanno tempo fino al 31 ottobre per decidere il da farsi, ma le richieste sono arrivate da subito. 

Il numero degli esuberi è elevato, se si tiene conto che 600 dipendenti rappresentano il 12% della forza lavoro totale di Atessa, 4.800 lavoratori. Il piano di separation era stato avviato nell'aprile 2024. Un provvedimento, questo, che all'epoca riguardava 23 quadri e impiegati, ma che i sindacati locali hanno voluto estendere subito anche agli operai. "Per noi la separation è sempre stata un’opportunità e l’abbiamo voluta anche per gli operai per bloccare il Far west che si stava verificando all’interno dello stabilimento", ha spiegato a Il Centro Amedeo Nanni, segretario Fim-Cisl Abruzzo e Molise. 

"C’era chi contrattava l’uscita dalla fabbrica direttamente con l’azienda, ma non c’erano regole chiare, chi otteneva una cifra, chi un’altra. Ci sono sempre stati dipendenti che volevano andarsene, personalmente ricevevo decine di chiamate a settimana. Questo un po’ per l’età avanzata di parte dell’organico, un po’ perché c’era chi aveva una seconda occupazione o semplicemente era stanco". Secondo quanto riportato da Il Centro, il 40% delle uscite riguarderebbe dipendenti pensionabili, mentre il resto vorrebbe lasciare per motivazioni personali. 

"Questi numeri - riflette Nenni - sono la cartina al tornasole di un fenomeno preoccupante e la risposta a mesi di cassa integrazione e, ora, di contratto di solidarietà. Lo abbiamo visto con il calo delle presenze sui lidi a pagamento: chi era abituato a fare straordinari prendeva anche 1.600-1.700 euro di stipendio e poteva permettersi le vacanze. Adesso i salari si sono abbassati anche di 400 euro, ma i mutui e le spese sono rimasti gli stessi. Per l’indotto è anche peggio". 

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