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Le tensioni commerciali tra Europa e Stati Uniti iniziano a colpire duramente anche l’industria automobilistica italiana, con Stellantis che ha infatti annunciato il congelamento dei piani produttivi per la Dodge Hornet Model Year 2026 nello stabilimento di Pomigliano d’Arco. Un rinvio motivato dall’incertezza legata alle politiche tariffarie statunitensi e in particolare ai nuovi dazi voluti dall’amministrazione Trump, che ha recentemente portato le imposte sull’import di auto europee fino al 30%.
Una decisione che pesa in modo diretto sullo stabilimento campano, dove la Hornet — gemella americana dell’Alfa Romeo Tonale — veniva prodotta esclusivamente per l’esportazione in Nord America. “Dobbiamo valutare l’impatto delle tariffe USA prima di procedere con la pianificazione industriale definitiva”, ha fatto sapere il gruppo.
La Hornet, lanciata con l’obiettivo di rafforzare la presenza del marchio Dodge nel segmento dei SUV compatti, univa l’ingegneria italiana alla riconoscibilità del marchio americano. Costruita su base Tonale, lunga circa 4,5 metri, era stata pensata per soddisfare il gusto statunitense per lo stile sportivo e la tecnologia, pur mantenendo un tocco europeo.
Tuttavia, le nuove logiche protezionistiche stanno mettendo in discussione l’intero impianto strategico. Il messaggio che arriva dalla Casa Bianca è chiaro: «Build them here», fatele qui le vostre auto. Ed è proprio in questo clima di tensione commerciale che Stellantis ha deciso di fermarsi, almeno temporaneamente.
Il blocco della Hornet rappresenta un ulteriore colpo per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, già provato dal calo della produzione del modello. Secondo i dati della Fim-Cisl, nel primo semestre del 2025 sono state prodotte appena 1.360 unità, segnando un crollo di oltre il 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di fatto, nel secondo trimestre la linea produttiva della Hornet si è praticamente fermata.
Il sito campano resta attivo grazie alla produzione della Fiat Panda, ma il congelamento del secondo modello in gamma rischia di minare la sostenibilità occupazionale e industriale dell’intero complesso.
La decisione di Stellantis ha implicazioni che vanno ben oltre la fabbrica. A essere colpita è l’intera filiera della componentistica e dei servizi legati allo stabilimento: fornitori locali, trasportatori, aziende di logistica e imprese tecnologiche dell’indotto si trovano ora a fronteggiare un clima di forte incertezza.