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Il Marocco ha superato l’Italia nella produzione automobilistica, consolidandosi come uno dei poli industriali più dinamici del settore. Nel 2024, il Paese nordafricano ha raggiunto la soglia di un milione di veicoli prodotti, più del doppio rispetto all’Italia, ferma a circa 475 mila unità.
Il balzo in avanti è stato reso possibile soprattutto grazie a Stellantis, che ha deciso di puntare forte sugli stabilimenti locali. Negli ultimi anni, la produzione è passata da 200 mila a 400 mila veicoli l’anno, mentre quella dei motori è quadruplicata – da 80 mila a 350 mila unità. Una strategia che include anche la micro-mobilità (come la Fiat Topolino o la Citroen Ami), con modelli destinati sia ai mercati africani che a quelli europei.
Il successo marocchino non si spiega solo con la presenza dei grandi gruppi industriali, ma anche con condizioni favorevoli:
Posizione geografica strategica, a soli 33 km dall’Europa, con il porto di Tangeri Med che facilita le esportazioni.
Manodopera qualificata ma meno costosa rispetto all’Italia e ad altri Paesi europei.
Politiche industriali mirate, con incentivi fiscali e un ambiente normativo favorevole agli investimenti.
Fornitura locale avanzata: circa il 60-67% dei componenti è prodotto sul posto, grazie a oltre 200 fornitori attivi.
Il governo di Rabat non nasconde le proprie ambizioni: raggiungere 1,3-1,4 milioni di veicoli prodotti entro il 2026-2028 e arrivare a 2 milioni entro il 2030. Un obiettivo che, a questo ritmo, sembra realistico.
La fotografia del settore nel nostro Paese, invece, mostra un quadro opposto. Molti modelli a marchio Fiat – come la Topolino e la 600e – vengono oggi prodotti all’estero, tra Marocco e Polonia. La mancanza di investimenti strutturali, unita a una strategia industriale poco chiara, mette a rischio la competitività del comparto italiano e apre interrogativi sul futuro dell’occupazione e dell’innovazione nazionale.