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Dopo anni di proposte abortite e promesse disattese, qualcosa si muove davvero sul fronte del superbollo, la tassa aggiuntiva che grava sulle auto più potenti immatricolate in Italia. Secondo fonti governative, l’esecutivo sarebbe al lavoro su due ipotesi di rimodulazione, con l’obiettivo di alleggerire progressivamente il carico fiscale su questo segmento di vetture già dal 2026.
Introdotto nel 2011, il superbollo si applica ai veicoli con potenza superiore ai 185 kW (252 CV), prevedendo un aggravio di 20 euro per ogni kW eccedente. Una misura che nel corso degli anni ha suscitato forti critiche da parte di appassionati, operatori del settore e addetti ai lavori, non solo per il peso economico ma anche per il suo impatto negativo sul mercato delle auto ad alte prestazioni. Attualmente, il gettito complessivo derivante da questa imposta aggiuntiva ammonta a circa 268 milioni di euro all’anno.
I tecnici del governo – in particolare del Ministero dei Trasporti e dell’Economia – stanno analizzando due possibili revisioni:
Ipotesi 1: innalzamento della soglia a 200 kW, con una riduzione del gettito a 214 milioni (–54 milioni);
Ipotesi 2: soglia portata a 225 kW, con un gettito ridotto a 152 milioni (–116 milioni).
In entrambi i casi, però, gli effetti positivi sul mercato potrebbero compensare le minori entrate. Le simulazioni indicano infatti che la revisione della tassa potrebbe incentivare l’acquisto di vetture oggi penalizzate, generando nuove immatricolazioni e quindi maggiori entrate IVA:
+7.000 immatricolazioni nella prima ipotesi, con circa 130 milioni di IVA aggiuntiva;
+12.000 immatricolazioni nella seconda, con oltre 230 milioni di IVA per le casse dello Stato.
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, da mesi tra i più attivi nel promuovere la revisione del superbollo, ha più volte dichiarato che il nodo delle coperture fiscali non è un problema insormontabile. “Il problema non è trovare 200 milioni di copertura – aveva dichiarato durante l’Automotive Dealer Day di Verona – perché possiamo coprirli immediatamente anche con un decreto ministeriale”.
Una dichiarazione che conferma la volontà politica di chiudere la partita già entro la fine dell’estate, in modo da inserire la riforma nella prossima legge di bilancio.
L’orientamento prevalente prevede una rimodulazione scaglionata in due fasi:
Dal 2026, il superbollo si applicherebbe solo oltre 200 kW;
Dal 2027, la soglia salirebbe ulteriormente a 225 kW.
Un percorso graduale, pensato per ammortizzare l’impatto fiscale sulle entrate statali. I costi stimati per lo Stato sarebbero di 54 milioni nel 2026 e 62 milioni nel 2027, per un totale di 116 milioni in due anni.
La rimodulazione del superbollo sarebbe un segnale importante per l’intero comparto automobilistico italiano, da tempo penalizzato da una fiscalità considerata tra le più punitive d’Europa per le vetture ad alte prestazioni. Allo stesso tempo, rappresenterebbe una risposta concreta alle richieste di chi – come UNRAE, ANFIA e Federauto – da anni chiede una modernizzazione della tassazione automobilistica.