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Il mondo trattiene il fiato davanti alla possibilità concreta di una guerra su larga scala tra Israele e Iran. Le ripercussioni sul piano geopolitico sarebbero drammatiche, ma a tremare sono anche i mercati globali, e in particolare il settore dell’automotive. Una guerra estesa nel Medio Oriente potrebbe infatti danneggiare gravemente le catene logistiche internazionali, come già avvenuto in occasione della pandemia e, più recentemente, degli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso. Oggi il 30% del traffico container globale passa attraverso una rotta marittima che include aree sensibili come lo Stretto di Hormuz, il Mar Rosso e il Canale di Suez. Se questa via dovesse bloccarsi – a causa di missili, minacce militari o boicottaggi – le ripercussioni sarebbero devastanti per chi dipende dalla componentistica asiatica, come gran parte dell’industria automobilistica europea e americana.
Nel 2024, il blocco del Mar Rosso imposto dagli attacchi degli Houthi aveva già messo in ginocchio l’industria dell’auto. Tesla e Volvo Cars furono costrette a sospendere alcune produzioni in Europa per la mancanza di pezzi. Stellantis e Suzuki corsero ai ripari con costose spedizioni aeree, mentre Michelin fermò quattro stabilimenti in Spagna. Oggi, con una guerra potenzialmente più ampia e instabile, lo scenario rischia di essere ancora più critico.
L’automotive moderno è costruito attorno a una supply chain just-in-time e fortemente dipendente dalla componentistica asiatica, in particolare per i veicoli elettrici. Batterie, semiconduttori, sensori, ma anche semplici cablaggi e plastiche tecniche: tutto passa per vie marittime che ora potrebbero diventare inagibili. In alternativa, spedire via aereo o treno significherebbe moltiplicare i costi. Deviare le rotte verso il Capo di Buona Speranza allungherebbe i tempi di transito di almeno 20 giorni e aumenterebbe il rischio di congestione nei porti europei.
Nel peggiore degli scenari, i produttori di componenti e gli Oem (Original Equipment Manufacturer) potrebbero vedere erosi i profitti e bloccati i flussi produttivi. Il settore già fatica a riprendersi da inflazione e calo della domanda, e un nuovo colpo alla logistica potrebbe innescare una crisi di sistema. Accumulare scorte? Poco utile, se il conflitto dovesse protrarsi e allargarsi. Una guerra tra Israele e Iran, dunque, non è solo una minaccia per la stabilità del Medio Oriente. È un rischio concreto per l’equilibrio economico globale. E il mondo dell’automotive, ancora una volta, è tra i settori più esposti.