Tutte le auto in mano a Google e Apple. Solo Tesla è immune al contagio?

Tutte le auto in mano a Google e Apple. Solo Tesla è immune al contagio?
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Carlo Bellati
  • di Carlo Bellati
I carmakers gettano la spugna: il software delle auto non sta al passo con gli smartphone
  • Carlo Bellati
  • di Carlo Bellati
30 dicembre 2021

Freschissime notizie dalla Silicon Valley ci parlano di un accordo pluriennale (6 anni, dal 2023, rinnovabile) di Ford con Google per allineare i sistemi di bordo del marchio americano con il robottino verde, installando a bordo un sistema operativo che, secondo il CEO Jim Farley sarà la vera svolta “per reiventare l’automobile”. Google Maps, Google Play Store, Google Assistant e la familiare interfaccia in stile telefono Android diventeranno ubique sulle nostre plance. Insieme a Ford, molte altre major hanno firmato accordi simili con Google.

 

Infatti ci sono già esempi in circolazione: in casa Volvo la nuova XC40 Recharge (full electric) è stata l’apripista, ma l‘accordo proseguirà con gli altri modelli in arrivo, e ha già installato il sistema operativo Android Automotive completo dei cosiddetti GAS (Google Automotive Services). Per avere i GAS, i carmakers devono firmare degli contratti vincolanti con le tech company: per esempio, se vuoi basare il tuo sistema di navigazione su Google Maps, devi adottare anche Google Play Store e l’assistente vocale Google Assistant.

La presa di posizione di Farley riguardo alla “necessità” di accordi con Google è persino un po’ rassegnata: annunciando il deal, ha detto alla CNBC “..stiamo spendendo centinaia di milioni di dollari per creare delle interfacce proprietarie e alla fine non riusciamo a stare al passo con gli smartphone. Inutile continuare a cercare di mettere in auto prodotti con cui non si fa profitto, come il sistema di navigazione o l’entertainment.”. Ok, no problem ci pensa il robottino verde o la Mela. E tenete conto che un’auto si tiene per molti più anni di uno smartphone; vuol dire che il “data mining“  e il profiling che si può ottenere attraverso questi OS sarà longevo e proficuo.

Senza toni apocalittico-complottisti, in questa prospettiva gli analisti vedono un rischio concreto: tutte le auto di oggi sono, in definitiva, governate nel “backoffice” da un sistema operativo. Forse non ce ne rendiamo ancora perfettamente conto ma, benché l’azione della guida si ancora interamente in mano al nostro volere, molte altre scelte e funzioni (specialmente per quel che riguarda le ricerche, le informazioni, e in futuro la guida autonoma) le demandiamo al grande display, a ciò che ci sta dietro e a cui è connesso, senza farci troppe domande. Proprio come accade con gli smartphone, un settore dove l’iniziale battaglia fra vari sistemi operativi (ricordate Windows Phone, Blackberry eccetera) si tramutò alla fine in un duopolio fra Google e Apple. Ad oggi la Casa di Cupertino ha avuto  contatti con Hyundai, Renault-Nissan e Toyota, mentre Mountain View ha in lista, oltre a Ford e Volvo, anche Stellantis, General Motors e Renault-Nissan. Ma queste ultime hanno fatto una scelta diversa; pur utilizzando un sistema operativo basato su Android, hanno optato per TomTom come base di dati per la navigazione e Alexa per come IPA (intelligent personal assistant, i comandi vocali).

E Amazon? Dopo essere stato violentemente cacciato dalla porta dai due forzuti competitor nel tentativo di proporre i propri smartphone (il Fire Phone del 2014) , il colosso delle vendite online è rientrato dalla finestra con Alexa, prima con una semplice app, poi con un vero e proprio terminalino economico (Amazon Echo Auto) e successivamente riuscendo con successo a “embeddare” l’assistente Alexa con vari sistemi operativi di bordo (BMW, Audi, Fiat, Land Rover e altri), oltre che compartecipare alcuni marchi molto promettenti, per esempio Rivian, con un 20% di azioni.

Chi canta fuori dal coro? Ma certo, sempre lui, Elon Musk: Tesla, che è sempre molto riservata per quanto riguarda gli accordi di partnership, dichiara che tutto quel che c’è sulle loro auto è “homemade”, dai chip al software, e ricordiamo che a governare ogni singola funzione di una Tesla ci sono milioni e milioni di righe codice costantemente aggiornate e arricchite di funzioni, talvolta a pagamento. Sin dall’alba dei tempi è prevista, per ogni esemplare, l’interconnessione con la Casa madre, unica detentrice del flusso di dati. Un’operazione iniziata oramai quasi dieci anni fa che ha messo la Energy Company californiana in una posizione di indipendenza e vantaggio ineguagliabili. Lo zio Elon sa tutto di tutti i Tesla owners, ma per quanto si conosce, se lo tiene per sè e ne utilizza gran parte solo per sviluppare le reti di ricarica e i software di guida autonoma.

A margine dei mega-accordi fra i colossi del web e le major automobilistiche non si parla solo di sistemi operativi, ma anche di modelli di vendita innovativi a cui ispirarsi. In un orizzonte molto breve di 5 o 6 anni, ha detto il CEO di Stellantis Carlos Tavares, il business di vendita delle auto si sposterà dalla vendita del “ferro” vero e proprio ai servizi offerti attraverso la connessione in rete, né più né meno di quanto accade oggi con le app di Google Play Store, Maps e Assistant o con l’App Store di Apple, Siri e Mappe.

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