Una vera chicca tricolore, rifatta all'estero: Bizzarrini 5300 GT Revival Corsa

Una vera chicca tricolore, rifatta all'estero: Bizzarrini 5300 GT Revival Corsa
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  • di Automoto.it
Nata nel 1964 come sportiva di derivazione Grifo, la Bizzarrini 5300 GT Strada e la controparte da competizione Corsa hanno fatto sognare molti italiani fino al 1969. E ora la belva 5.3L V8 torna in vita, facendo da "testa di ponte"
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9 agosto 2022

Era il 1964 quando Giotto Bizzarrini fondò la sua azienda dandole il suo nome, per poi creare una vettura iconica che entrò nel cuore degli appassionati grazie anche alla vittoria nella sua classe alla 24h di Le Mans 1965: la Bizzarrini 5300 GT Corsa, variante da competizione dell'auto che di fatto nacque come sportiva derivata dalla Grifo A3C.

La storia della Bizzarrini non fu longeva, tant'è che nel 1968 venne prodotto l'ultimo dei 133 esemplari di 5300 GT prima della chiusura dell'attività l'anno successivo, ma l'auto e la sua genesi - oltre agli aneddoti - la resero estremamente popolare. E ora la vettura rinasce grazie alla società kuwaitiana Bizzarrini Design, col nome di 5300 GT Revival Corsa, e farà da "testa di ponte" per garantire alla Bizzarrini un nuovo futuro.

Una genesi durata 10 anni

La storia della Bizzarrini inizia in realtà ben prima del 1964, quando il fondatore livornese Giotto Bizzarrini (classe 1926) inizia la sua carriera da progettista in Alfa Romeo. Era il 1954 e la sua forte passione per l'auto lo porterà rapidamente a salire di livello, entrando in Ferrari appena tre anni dopo. Qui lavorò ad auto come la 250 Testa Rossa 3.0L V12, alla Testa Rossa 500 Mondial 2.0L e alle varie altre versioni della 250 - fra cui la GTO.

Proprio in Ferrari conobbe il corregionale Carlo Chiti, con cui si creò un sodalizio tecnico che portò i due a lasciare il Cavallino nel 1961 per fondare la Automobili Turismo e Sport (ATS). La neonata società per azioni avrà però vita breve, perché mentre Chiti si occupa di una monoposto di Formula 1, Bizzarrini in quello stesso anno preferisce dar vita a Livorno ad una società battezzata Autostar, con lo scopo di progettare nuovi motori.

Giotto Bizzarrini (a sinistra) insieme a Ferruccio Lamborghini, Paolo Stanzani e Gian Paolo Dallara. (Sant'Agata Bolognese - 1963)
Giotto Bizzarrini (a sinistra) insieme a Ferruccio Lamborghini, Paolo Stanzani e Gian Paolo Dallara. (Sant'Agata Bolognese - 1963)

Fu proprio così che conobbe Ferruccio Lamborghini: egli fu uno dei primi committenti di Bizzarrini e chiese un motore che diverrà leggendario, il 3.5L V12 montato poi sulla Lamborghini 350GT. Sempre in questi anni entrò in contatto anche con Renzo Rivolta, titolare della Iso Rivolta: all'epoca l'azienda milanese era impegnata nella produzione di frigoriferi, motociclette e microvetture (fra cui la celebre Isetta), ma il fondatore voleva allargare il business anche alle auto sportive.

A quel punto Rivolta, con progetto a cura di Bizzarrini, disegno firmato da Bertone e carrozzeria realizzata dalla Sports Car di Modena, presenta al Salone di Torino 1963 una sportiva particolare: la Iso Grifo, che sotto il cofano nasconde un potente motore V8 Chevrolet capace di erogare 400 CV.

Iso Grifo (1963)
Iso Grifo (1963)

Dalla Bizzarrini Prototipi...

La Iso Grifo sarà un punto di svolta, che porterà Bizzarrini e Rivolta in contrasto: il primo voleva a tutti i costi crearne una variante da competizione, mentre il secondo non voleva saperne per nessun motivo.

Tutto ciò porterà Giotto a fondare la Bizzarrini Prototipi nel 1964, dando vita l'anno successivo a quella che diventò una tra le più belle, veloci e potenti GT italiane degli Anni '60: la 5300 GT Strada, con un V8 5.3L capace di portare l'auto fino a ben 280 km/h. Nella categoria motoristica "Over 5-Liter" ("Oltre i 5 litri") della 24h di Le Mans 1965 la Bizzarrini vinse con una media di 169 km/h, con un nono posto assoluto.

Alla guida dell'auto vincitrice (Telaio 0222) c'era proprio il fondatore Giotto Bizzarrini. Si dice che l'affidabilità di quell'auto fosse tale da aver permesso a Giotto di tornare poi in Italia dopo la gara direttamente guidandola in strada, dopo un semplice cambio gomme.

... alla Bizzarrini Design

La Bizzarrini ebbe vita breve, dando vita a solo 133 esemplari di 5300 GT fino alla chiusura aziendale del 1969, poi i diritti del marchio italiano vennero acquisiti nel 1998 da una società kuwaitiana che diede vita alla Bizzarrini Design.

Per tornare in attività, la nuova azienda ha deciso di riprodurre fedelmente soltanto 24 esemplari della Bizzarrini 5300 GT Revival Corsa. Una di esse è già stata prodotta e consegnata al cliente finale, per una cifra intorno a 1.2 milioni di euro.

Il progetto della "nuova" Revival è partito dalle specifiche originali, e si è avvalso della collaborazione di tecnici e artigiani che al tempo lavorarono con Bizzarrini in persona. Tutti i 24 esemplari saranno color Rosso Corsa e avranno i tondini bianchi sul cofano e sulle fiancate, così che ogni cliente possa far scrivere il proprio numero preferito.

La scocca è un blocco unico in materiale composito, montata su un telaio in acciaio come rimando all'originale. Stesso discorso per il motore, che - come continua a suggerire il nome - rimane un 5.3L V8 General Motors a quattro carburatori Doppio Corpo Weber capace di erogare fino a 480 CV, su 1.230 kg di peso (come una normale utlitaria moderna).

Completano il quadro le sospensioni indipendenti e i freni a disco su tutte le quattro ruote, mentre ad aggiornarsi rispetto all'epoca sono i sedili, la roll-bar e il serbatoio conformi al Regolamento FIA per le gare di auto storiche. Il che è più che accettabile, visto che qui si parla di sicurezza. 

I 24 esemplari della rinata 5300 GT Revival Corsa non saranno un "semplice" frutto della nostalgia degli Anni '60 firmati Made in Italy, perché saranno cruciali per la Bizzarrini Design come "testa di ponte": con il ritorno di questa belva l'azienda porterà l'attenzione degli appassionati di auto sportive su di lei, così da "rifarsi un nome" nel settore e procedere con un futuro di altre auto sportive, anche elettrificate. Motivo per cui, oltre a una piacevole rinascita di una chicca italiana su ruote, aspettiamoci di sentir parlare di nuovo della Bizzarrini.

Articolo di: Antonio Aimar

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