WRC 2017, Monte-Carlo: vince Ogier, come se non fosse successo nulla

WRC 2017, Monte-Carlo: vince Ogier, come se non fosse successo nulla
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  • di Piero Batini - Manrico Martella
Ultima passeggiata e passerella per il Campione del Mondo, che si aggiudica per la quarta volta consecutiva il “suo” Rally. A Neuville (Hyundai) il premio di consolazione Power Stage, Latvala e Tanak sul podio
  • di Piero Batini - Manrico Martella
22 gennaio 2017

Monte-Carlo, 22 Gennaio 2017. È finita. Anche la 85ma edizione del Rally più famoso del Mondo, un’icona potente e suggestiva che domina sull’intera Storia del WRC, va in archivio. Ripassatevela subito, perché tra qualche mese non ci capirete più nulla. Troppe cose son successe, troppi colpi di scena accompagnati da una “limatura” costante, da uno stillicidio di piccoli e grande eventi, quasi tutti contro vento, che hanno logorato per quattro giorni l’atmosfera, già “tirata”, dell’Evento. Un Rally di “bolina”!

Lo scenario del Col de Turini diventa nevrotico. L’icona dell’icona soffre il tempo. Tanto par cambiare… cambia il meteo. Dopo tre giorni di sole spacca-pietre, al Sud è nuvoloso, e inizia a nevicare. Ma le condizioni di terreno si estremizzano contro corrente, perché al primo passaggio l’asfalto è asciutto, e le super soft scelte dai più vanno in pappa. Poco male, non è che l’ultima tornata di emozioni, e poi non ci si deve rammaricare se il Monte-Carlo tiene fede a sé stesso fino alla fine, fino al Power Stage. Anzi, quasi ci sarebbe da meravigliarsi del contrario. Neuville è ripartito, cinicamente il nuovo regolamento gli concede l’onore, in questo caso una specie di berlina, di partire tra i primi e di aprire la strada. Il sorriso che il belga riusciva a contenere a stento alla fine della penultima Speciale del Sabato è completamente svanito per lasciare il posto all’umore di un Pilota angosciato, che fa ancora fatica a capire. Rimettere il tappo alla bottiglia di champagne è una cosa che si può anche fare, ma non si capisce mai come è successo perché tecnicamente è quasi impossibile.

Al mattino presto, a Monte-Carlo dove è previsto il solo tire fitting alla curva della Rascasse, non c’è nessuno. Gran parte della forza Meccanica se n’è andata a casa direttamente da Gap, e i “cittadini” dormono. In compenso una folla oceanica si è data appuntamento sulla Luceram – Col St, Roch, quest’anno accorciata a poco più di 5 chilometri ma tutta curve e spettacolo. Tanta gente, troppa, al punto che il successivo passaggio, vista l’impossibilità di mantenere in ordine il Pubblico, viene cancellato. Si passa così al Power Stage finale. Viene rifatto l’ordine di partenza, che “privilegia” sempre una testa di sfigati, c’è tempo per far montare la tensione. Nevica. Sempre più forte e la prova mitica, che si inerpica per 21 chilometri su oltre mille metri di dislivello, e che prende il nome di La Bollene Vesubie – Peira Cava, torna come per incanto, almeno in alcuni tratti, allo scenario che l’immaginario del Monte-Carlo ha scolpito nella memoria.

Il primo passaggio l’ha vinto Stephane Lefebvre. Il “Pilotino” del Team Citroen Total Abu Dhabi ha fatto ritrovare il sorriso al “Boss” Yves Matton, che fino a stamattina diceva che, tutto sommato, l’importante è “conoscere la macchina”. Intanto, sono sicuro che avrebbe voluto aprire ogni porta che gli si parava davanti con un terrificante, liberatorio cazzotto. Lo smilzo Lefebvre gli ha fatto conoscere la migliore C3 WRC che potesse augurarsi, quella che vince.

Ce n’è un altro che corre con la spada di Damocle sulla cocuzza. È Ott Tanak. La sua Fiesta sembra voglia rendere l’anima a dio. Già ne ha viste di tutti i colori, per lo più con i “servizi”, adesso inizia ad “andare a due”, e “a due” si va a passeggio con il patema d’animo di rimanere a piedi, altro che posto d’onore sul podio monegasco. Tanak cala, e al termine della 14ma Speciale cede il secondo posto a Latvala, che nel frattempo ha tirato i remi in barca finalmente consapevole del colpaccio mandato a segno, non lo sa neanche lui come. Vale per il Pilota, per definizione uno dei più veloci, ma anche “fallosi” come direbbe Domenico, che fa così la parte del Grande Saggio, ma vale soprattutto per l’insieme, per la Squadra di cui Jari-Matti è stato chiamato a fare, in un certo senso, da guida “adulta”. Ecco, quindi, che Latvala e la Toyota raccolgono per strada un secondo posto lasciato vacante dal povero (ma bravissimo) Tanak, che è ancora meglio del terzo messo insieme in tre giorni di gara indecifrata. Latvala non ci avrebbe mai creduto, non per sfiducia nella nuova Yaris di cui dice solo un gran bene, ci mancherebbe, ma si vede che “in vecchiaia” il finlandese volante ha bisogno di un po’ di tempo per adattarsi alla novità. Dei risultati maturati nella mente contorta di questo “Monte”, quello ottenuto da Latvala e da Toyota è forse quello che, diseredato della soddisfazione di vedere andare a pallino il mio idolo Neuville con quella che sembrava un’imprendibile Hyundai, mi piace di più. Mi sembra, nell’impertinente follia del Monte-Carlo 2017, il più omogeneo.

Altri trenta secondi, e Tanak consegnava anche il terzo posto. Questa volta al più nevrotico dei Piloti del Monte-Carlo, Dani Sordo, che comunque sfortunato anche lui, alla fine poteva stare più tranquillo e godersi una gara davvero molto bella. La strategia di Michel Nandan, basata quest’anno sulla continuità, sembra portare solo benefici, dai cui anche l’irrequieto spagnolo può trarre il massimo vantaggio. Certo, quei benefici che sembravano a portata di mano in modo così plateale, adesso devono essere passati al vaglio di una complicata, almeno potenzialmente, situazione psicologica. Il Team più forte paga a Monte-Carlo un pedaggio esoso. L’incidente di Paddon, nel quale ha perso la vita uno spettatore, ha calato sulle spalle del bravo Pilota neozelandese la scure di una grande tristezza. Non è la situazione nella quale è facile girare pagina, ci vogliono tempo e forza. E poi c’è la débacle Neuville.

A rimettere la Fiesta di Ogier in pista ci hanno pensato, in una frazione di secondo, i suoi fans, quelli stessi che lo hanno sfamato da martedì ingozzandolo di torta di patate, una specialità della regione, e che lo hanno letteralmente “istigato” al massacro. Diventa quasi un dovere, una responsabilità

Eccoci al punto cruciale dell’85° Monte-Carlo, la sfida andata in scena tra il Padrone di Casa, Sébastien Ogier, e l’Avversario e astro nascente ormai promessa mantenuta, Thierry Neuville. Per darvi l’idea di cosa può essere un Monte-Carlo, vi basti ricordare che nel corso della prima Speciale di venerdì, Ogier è finito in un fosso. Ha tirato il freno a mano per impostare una curva ma è andato dritto. Neuville aveva già quindici secondi di vantaggio sull’allora minaccia Meeke, e il “Monte” poteva finire lì, con qualche scossa di assestamento ma, tutto sommato, premiando il migliore, almeno quello che era apparso in grado di stare davanti con una certa facilità.

Niente da fare. A rimettere la Fiesta di Ogier in pista ci hanno pensato, in una frazione di secondo, i suoi fans, quelli stessi che lo hanno sfamato da martedì ingozzandolo di torta di patate, una specialità della regione, e che lo hanno letteralmente “istigato” al massacro. Diventa quasi un dovere, una responsabilità. Ti sfamano, ti armano e ti impongono la “strategia”, non ti puoi tirare indietro e non potrai mai arrenderti. Ma la bravura di Ogier non è nell’ira, nel regolamento di conti ma, lo abbiamo detto e lo hanno detto mille volte, nel sapere guardare lontano allontanandosi dalle sirene vicine. Se corresse alla Dakar, Ogier sarebbe per questo già oltre la metà dell’opera. Il passo di Ogier era quello, in balia di eventi in quel momento difficili, ma comunque redditizio. Dall’ottavo posto figlio di quella uscita di strada, al podio, ci aveva messo appena due Speciali, segno che il Cannibale era tranquillo, che il boccone doveva passargli accanto. Secondo a 45 secondi, e ventiquattrore dopo secondo a 51 secondi. Gran gara Neuville. È così che si tiene testa ai fantasmi.

Poi la tredicesima Speciale, bel numero, la Bayons – Brezieres del secondo passaggio, il primo era stato quello di giovedì notte. Da allora resta aperto il dibattito. Errore? Disattenzione? Normale imperfezione di traiettoria di un normale Monte-Carlo? La tendenza, naturalmente, dirige verso l’errore. Un piccolo, piccolissimo errore dalle conseguenze devastanti. Forse che con la meno potente 2016 il prezzo poteva essere più basso? Probabile, ma nulla toglie al peso eccessivo che questo errore ha portato al bilancio della prima gara di Neuville e della Nuova i20 Coupé. C’è comunque tanto fato, tanto destino nell’epilogo del Monte-Carlo. Al punto che nessuno si è potuto sentire abbastanza padrone della situazione. Neanche Ogier, ormai re e tiranno anche in questo avvio di Campionato. “Seb” fa i complimenti allo sfortunato Avversario e riconosce nella vittoria una forte componente di fortuna, è così che si fanno i complimenti anche a Ford con cui vince alla prima, ma di fatto si inchina all’inaspettato rovesciarsi del fronte rinunciando ad attaccare nel Power Stage. Meglio non andare a cercare rogne, vada avanti Neuville, che vinca, che conquisti quei punti di consolazione. Il suo Monte-Carlo, vittorioso, finisce prima del Col de Turini, come del resto è finito per tutti i saggi del Rally. Evans, Breen, un portentoso Mikkelsen. Inutile dire che Ogier è quattro volte contento. È il quarto successo nel Rally di “Casa”, ma questo è arrivato davvero in modo inaspettato e regala un sentimento più istintivo, primordiale di felicità.

In Svezia, tra meno di un mese, continua il “lavoro”. Non c’è nessun conto in sospeso, nessuno da regolare.

Foto: Manrico Martella, Demis Milesi, Carlo Franchi, Fabien Dufour, Marcin Ribak, Marco Paolieri

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