WRC 2019. Portogallo. Citroen. Pierre Budar: “Lo saprò alla fine dell’anno!”

WRC 2019. Portogallo. Citroen. Pierre Budar: “Lo saprò alla fine dell’anno!”
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  • di Automoto.it
Al limite di metà Campionato, vediamo come la prende il Direttore di Citroen Racing di fronte a una situazione favorevole eppure così delicata come essere in testa al mondiale. Scelte forti, stile, responsabilità enormi. “mai un “urlo”?
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30 maggio 2019

Porto, Portogallo, 29 Maggio 2019. Rally Vodafone Portugal. Settima prova del Mondiale 2019. Di quattordici in calendario. Citroen è andata sei volte su sei a podio. Ha vinto due volte. Sébastien Ogier. Monte-Carlo. Mexico. Un Campionato infernale. Bellissimo. È in testa al Mondiale, c’era all’inizio, c’è tornato dopo il Cile. 10 punti di vantaggio. Un Campionato infernale. Bellissimo. Livello tecnico, spettacolare, agonistico: incredibile!
Pierre Budar. Direttore di Citroen Racing. Al traguardo di metà Campionato e ormai da un anno alla guida del Team. Imperativi e scelte forti. Ogier finalmente al Team Citroen Total, ritrovata la competitività della C3 WRC, strategie vincenti. Un fatto parla da solo. Sébastien Ogier è in testa al Mondiale.
 

La prima domanda è questa, Monsieur Budar: tutto secondo i piani? Tutto funziona alla perfezione?
Pierre Budar. Si aggiusta sulla sedia. Sorride. “Lo saprò alla fine dell’anno. Saprò soltanto alla fine dell’anno se tutto funziona. Oggi è troppo presto.”

Sì, ma quando sei arrivato c’erano già molte cose decise, avviate. Il primo compito di Pierre Budar Direttore di Citroen Racing è stato quello di diventare un po’ l’uomo forte, decidere, fare scelte dure e importanti. radicali…
PB. “Abbiano cercato di far cambiare le cose, questo sì, ed è vero che ci sono molte cose che sono cambiate. Tuttavia, i cambiamenti hanno bisogno di un po’ di tempo, del loro tempo perché siano completamente efficaci. Dunque, sì, abbiamo cambiato un po’ di cose, sì, vediamo dei risultati legati a questi cambiamenti, sì, ci stiamo battendo per il Titolo, ed è questo il nostro obiettivo. Ciononostante non sappiamo se arriveremo là dove stiamo andando, è troppo presto per saperlo. Da questo punto di vista la sola cosa che possiamo dire è che siamo là, sulla strada buona, orientati correttamente. È abbastanza? Non lo so. Quello che è certo è che quando si fanno molti cambiamenti ci vuole del tempo perché tutto vada al suo posto.”
 

Essere qui, a questo punto e in questa posizione, dipende da un certo stile del comando? Ritieni di avere uno stile particolare in tal senso?
PB. “Ecco un’altra domanda alla quale non so rispondere. Non lo so. Non saprei. Forse dovremmo chiederlo agli altri, a quelli che lavorano con me… Ma, una cosa: ho la tendenza a dare fiducia, e ho la tendenza a darla sin dall’inizio. Dopo, quando la fiducia è persa, è persa. Fine. Penso anche di avere un’équipe che ha molta esperienza, gente che è qua da molto tempo, e dunque sono partito dal principio che potevo averne fiducia. D’altro canto c’è una cosa che non sopporto: che le persone non lavorino insieme e che non abbiano un’attenzione reciproca, ho bisogno che tutto sia un sorriso e che tutti siano contenti di esserci.”
 

Una domanda accessoria, allora. Apparentemente sei la persona più calma e riflessiva di questo mondo. Proprio così? Mai un urlo?
PB. “… Mmm… sì, può darsi che mi sia successo. Dev’essere potuto succedere… ma non ne sono contento. Non mi piace. Non amo trovarmi in situazioni del genere!”

È più difficile, o più facile lavorare con i tuoi “capi” o con i “subalterni”. Per esempio con un Campione del Mondo per sei volte che potrebbe pretendere di avere sempre ragione?

PB. Ride. “Non è esattamente lo stesso tipo di approccio! Diciamo, invece, che è il lato buono del mio lavoro, cioè poter lavorare con persone così differenti, eppure così arricchenti, interessanti. Come i “capi”, fino a Carlos Tavares, e con i Piloti del livello di Campione del Mondo come Sébastien Ogier. Persone straordinarie. Sì, la capacità di lavorare con gente così interessante è quello che rende così interessante… il mio lavoro. Non è questione di difficoltà, non è che sia più o meno difficile, giusto non sono le stesse conversazioni, non gli stessi dibattiti. In ogni caso ci si comprende facilmente. Con Seb ci si capisce benissimo, direi che abbiamo lo stesso tipo di approccio alle questioni. I miei Capi hanno delle preoccupazioni più varie, so quale posto occupa il mio lavoro nel loro campo d’azione, e dunque so tenerne conto.”

Macchine. Quando c’è qualcosa che non va si sente spesso dire è un problema di fiducia, che i Piloti non ne hanno. I tuoi Piloti hanno fiducia nelle loro Macchine?
PB. “È vero che ci sono delle situazioni critiche, delle “figure” nelle quali manca la confidenza per andare forte. È corretto. La fiducia è quando si può non pensare a niente, ed essere sicuri della risposta precisa quando si fa qualcosa di preciso. Ci sono dei frangenti, per esempio quando c’è poco grip, nei quali essi non sono così sicuri delle risposta che la Macchina può dare ai loro input. In altri sono perfettamente sicuri e dunque fiduciosi.”

Questione delicata. Lappi. Quale è il problema? Se è un problema… è evidente che deve esserlo. Quale?
PB. “Non so se c’è un problema… certo che c’è un problema. Il fatto è che, effettivamente, il livello del Campionato è altissimo, e per trovare il suo posto su questo livello Lappi ha bisogno di adattarsi crescendo. Ma è un problema davvero? Certo, preferiremmo che mettesse subito in fila dei risultati, ma la faccenda è più complicata. Esapekka ha bisogno di trovare maggiore, ecco, fiducia in sé stesso e nella Macchina, in tutte le condizioni e, questa è una cosa che forse deve imparare, saper sfruttare la macchina e la situazione per quello che sono. Talvolta le condizioni non sono al top, e bisogna saperle gestire. Tutto questo non è materia che è facile scoprire e imparare al primo colpo.”

Quindi lo “aspettiamo”?
PB. “Quindi ci lavoriamo! Lavoriamo perché sia meglio per lui, perché lo sia anche per noi. Lavoriamo sulla macchina, su di lui, sul suo spirito.”
 

Due questioni in qualche modo collegate. 1919-2019. Cento anni di Citroen, 100 vittorie, più una ormai. Credo si possa dire che questo è l’anno in cui bisognerebbe vincerlo, questo Titolo. È dunque l’anno in cui non c’è molta scelta. Per il Titolo Piloti sta andando tutto bene, per quello Costruttori… non riesco a capire come mai non vi siete schierati, come gli altri, con tre Macchine.
PB. Perché la nostra strategia è stata sin dall’inizio di allineare tre Vetture ed essere capaci di far evolvere la C3 WRC per la Corsa al Titolo. Avevamo bisogno di questa linea.”

Si dice anche che la scelta originale fosse legata a una questione economica, che il Signor Tavares…
PB. “No. Se la domanda è questa, no. Il Signor Tavares ha dato il via libera perché Citroen facesse il Mondiale WRC. Poi Citroen ha stabilito un budget. Fissato. Infine, a noi di vincere stando dentro il budget stabilito. Ora, noi sappiamo che non si può vincere se non si sviluppa la Macchina in modo da riuscirci. Con il budget stabilito sappiamo che possiamo lavorare con questo obiettivo sulla pista di due Macchine e fare lo sviluppo necessario. Preferisco questa soluzione all’alternativa di schierare tre Macchine e farle correre così come sono fino alla fine dell’anno. Si tratta di una scelta. Lo sviluppo. E ogni volta che si parte per un Rally, è per vincerlo. Se le due Macchine vanno al risultato siamo in corsa anche per il Titolo Costruttori, se non è così, quest’anno è già successo due volte, non lo siamo.”

Un Rally si vince attaccando? Difendendo? Aspettando il momento buono per attaccare? E il Mondiale?
PB. “Conoscete molte Competizioni del Motorsport che durino tre giorni? Qui. Tre giorni di Gara. Con tutte queste Prove Speciali. La, in qualsiasi altro Campionato. Un’ora, mezza. Tre quarti d’ora. Un pomeriggio. Nei Rally c’è una forte componente di Endurance. Bisogna sicuramente lavorare sulla velocità, e sulla gestione della lunghezza delle Gare. È una questione di intelligenza. Nei Rally è anche una questione di intelligenza. Talento e intelligenza. Ci vogliono tutti e due. Credo che Sébastien Ogier lo abbia dimostrato. Che lo abbia dimostrato in ogni Rally. Sa gestire e sa attaccare. Sa quando farlo. Quando può farlo e quando è impossibile. E allora sa rimandare a un altro momento. Gestione. In funzione della situazione.”

Molto interessante
Grazie mille!
 

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