WRC 2020. Rally Mexico. Shakedown Evans, Guanajuato Neuville

WRC 2020. Rally Mexico. Shakedown Evans, Guanajuato Neuville
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Ufficialmente partito il cronometro del 17° Guanajuato Mexico. Come era facile suppore, è immediatamente “guerra” tra Evans e Neuville nel pieno del buon momento. Mexico al via, Argentina fuori dal calendario
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
13 marzo 2020

Guanajuato, Messico, 13 Marzo. Sembra quasi strano parlar d’”altro”. Siamo in pieno Rally Guanajuato Mexico e quasi non ce ne accorgevamo, ovvero non davamo all’avvio dell’Evento il giusto, “tradizionale” riconoscimento. Ma l’aria che tira non è affatto buona, si fermano un po’ tutti. Progressivamente. Questo accade, ora, seguendo un principio di accelerazione che è un po’ nuovo e un po’ rassicurante se messo in relazione con le coscienza delle reali priorità. Si fermano i Rally, i Rally-Raid, la Formula 1, si ferma anche il riluttante Calcio e riflette la MotoGP con lo stesso, inevitabile destino. Se il Mexico parte non vuol dire che il WRC si dissocia o non “sente” l’atmosfera rovente che incombe sull’umanità. Semplicemente in Messico le condizioni sono diverse e al Rally si è arrivati in tempi e dinamiche favorevoli all’effettuazione della Gara.

 

Altra cosa è parlare del Rally Argentina che, oggetto di discussione in queste stesse ore, invece è già condannato. Non solo alla “differita” bensì con buone probabilità alla cancellazione se non si dovesse riuscire a trovare una data adeguata. Il fatto è che mancherà tempo per stipare tutte le gare di tutti i campionati in quel che resta dell’anno. Lo Sport sta facendo un po’ da apripista sulla mulattiera dell’impossibile convivenza con il coronavirus, e se si parla già di Tokio olimpica in bilico vuol dire che, se anche riusciremo a superare il problema con una tempistica “cinese”, dopo bisognerà raccogliere tutti i cocci.

 

Dunque una cosa alla volta. Intanto siamo in Messico e que viva Mexico!

 

Si tratta di un breve aggiornamento, la differenza oraria è tale, meno sei ore, che si parla quasi di due giorni diversi. Shakedown e, in Europa, si va a letto, colazione e sono fatte anche le due “Specialine” cittadine di Guanajuato. Eccoci pensierosi d’altro e piacevolmente distratti dalle vicende del terzo Rally Mondiale. Shakedown fatto. 21 machine a tempo con una certa, apparentemente sintomatica espressione dei valori in campo. All’inizio era due Toyota e tre Hyundai, in testa a sorpresa Seb Ogier, alla fine è una distribuzione singolarmente omogenea Toyota-Hyundai-Toy-Hyu-Toy-Hyu. Una cantilena ritmica che piazza in testa Elfyn Evans e Thierry Neuville. Poi Ogier e Tanak, e infine Rovanpera e Sordo.

 

Evans vs Neuville?

Appena diversa, ma contraria, la dinamica delle due piccole, graziose prove speciali che animano di rombo e sciabolate di fari la serata tiepida di Guanajuato. Tra le gallerie delle antiche miniere e le stradine di pietra, Neuville si impone due volte con precisa autorità. Il messaggio è chiaro, ogni secondo può venire buono e diventa imperativo attaccare, subito e fino alla fine.

Rispetto allo Shakedown il “trend” è contrario anch’esso, con le Hyundai mediamente migliori delle Toyota. Sale Tanak, terzo, e sale Suninen per far vedere che esistono anche le Ford, Ogier è easy. C’è da dire che, se almeno lo Shakedown era ambientato coerentemente con le caratteristiche fondamentali del Rally, le due prove-spettacolo sono tutte su asfalto o pietra, dunque con pochissima valenza tecnica.

 

Sono solo chiacchiere, o poco di più. I titoli di testa del Rally che ci aspettavamo, e che all’avvio dello spettacolo rispettano le scintille di copione che vorremmo accese fino alla fine. Evans e Neuville non demordono e approfittano del momento magico lasciandosi trascinare dall’effetto volano che hanno innescato vincendo Svezia e “Monte”, rispettivamente. Pochi decimi di secondo non sono niente, 5 chilometri della Llano Grande, e i 2 delle Guanajuato, spariscono come traccia preliminare di ultimo test prima della bagarre al confronto con la prima “vera”, la tenebrosa El Chocolate. Sono tutti ancora lì, con il solo Tanak che sembra meno cristallino di un velo. L’indicazione che se ne ricava è che, al momento, il vantaggio sulla carta va alle Toyota rispetto alle Hyundai riviste nell’equilibrio aerodinamico, ma è chiaro che è un indizio tutt’altro che decisivo se messo in relazione con la complessità del Rally messicano.

 

Avanti Mexico. Prima le due Prove cittadine del giovedì sera di Guanajuato archiviate, ecco le nove del Venerdì di fuoco, con i tre giri sulla El Chocolate, 31 chilometri, la più lunga, la Ortega e la Las Minas. A parte Leon, che non dice niente, il resto del Rally è da leccarsi i baffi.

 

 

© Immagini Toyota TGR-DAM, RedBull Content Pool, Hyundai Motorsport Media

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