WRC18 Australia. Finale da capogiro. Ogier, Neuville o Tanak?

WRC18 Australia. Finale da capogiro. Ogier, Neuville o Tanak?
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Tutto in un Rally. In Australia un finale “a tre vie” con un intreccio di soluzioni possibili da far perdere la testa. Meglio non pensarci, stare alla potenza delle emozioni e godersi lo spettacolo d’eccezione. Matematica impossibile & Sogni possibili
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
15 novembre 2018

Coffs Harbour, Australia, 15 Novembre 2018. Un giorno di Primavera si sarebbe detto che anche per questa stagione non c’era niente da fare. Di diritto e di rovescio era in testa ancora lui, il mattatore degli ultimi cinque anni. Volkswagen o Ford (M-Sport) non importa, avanti tutta per il sesto ace di Sébastien Ogier. Cambia il tempo, e un giorno di prima Estate Neuville è il nuovo Campione del Mondo “certo”, fine dell’epoca delle stupidaggini, della sfortuna, il ragazzo è raddrizzato e maturo. Dalla Sardegna in poi sarà discesa trionfale verso il primo Titolo del belga e delle i20 Coupé di Hyundai, si pensava. Poco tempo per riflettere sulla falsità di certe… certezze, e dal Finlandia in poi il Mondo va ancora una volta sottosopra, questa volta scosso dall’avvento imperioso, meglio furioso, del binomio Tanak-Toyota. 

Tre “servizi” imprendibili e vincenti in Finlandia, Germania, Turchia e, in un punto preciso del firmamento della stagione più incredibile del Mondiale WRC Plus, Ott Tanak è Campione del Mondo. E tre. Poi arriva il tempo degli eccessi e degli errori, la statistica riprende il sopravvento e risucchia il vantaggio nominale di Tanak riconducendolo a Vicolo Stretto senza passare dal… Mondiale. Di nuovo un gran bel caos, Neuville continua a scadere alle boline più redditizie di Ogier che stringe meglio il vento e, alla fine del penultimo Rally del Mondiale, il Rally di Catalunya esploso del furore di Sébastien Loeb e di Citroen ancora e sempre imbattibili, torna a mettere la prua davanti all’”imbarcazione” di Neuville. Tre punti di differenza.

L’accostamento non è casuale e non meno avvincente. Nei giorni scorsi si è conclusa la Route du Rhum, regata in solitario tra Saint Malo e Pointe-a-Pitre, Guadaloupe. È la Regata del quarantennale, 4.200 miglia in una settimana attraverso l’Atlantico, tempo record. È scontro tra i titani della Vela, due generazioni di leggenda a confronto nell’arena dell’Oceano, bestiale e impietosa sin dall’inizio. Francois Gabart sempre in testa, fino all’Isola, per vedersi poi soffiare il primato da Francis Joyon, sessantaduenne altrettanto francese e più strepitoso ancora. La regata si risolve come un triangolo davanti a Marina di Pisa sulle ultime trenta miglia, rilancia un vincitore ormai leggendario e lascia un perdente inebetito, sfortunato, tre quarti di mare senza un timone e un foil, becco e bastonato. Gabart dovrà rinunciare a questo nuovo record, Joyon deve rimandare in stampa, in fretta e furia, il suo libro appena uscito per una aggiornamento fondamentale. Appassionati anche di un altro Sport, di Sport e passione, bello come tutti, quando vive sul massimo livello di tensione agonistica e bravura.

Più o meno c’è da prevedere che finirà così anche l’Australia a Coffs Harbour. Un’onda di osanna per un vincitore, e un perdente comunque bravissimo che sarà costretto ad andar via con la coda fra le gambe, formidabile avversario all’ombra dei fischi dei tifosi avversari. 
 

La dura e… ingiusta legge dello Sport, quasi sempre giusta con i vincitori, sempre ingiusta con chi perde di un soffio, sul filo di lana o al… Power Stage del caso, che suona già emblematico, consacratore e derisorio allo stesso tempo. Wedding Bells, le Campane dello Sposalizio.
La matematica impazzisce, evapora in infiniti algoritmi e libera l’unica sostanza che non può controllare: i sogni.
Può vincere ancora Tanak. Basta che… Ogier e Neuville finiscano fuori dalla zona punti e che l’estone riesca a colmare il divario di quei 23 punti che lo separano dal Titolo. “Basta”, in caso di disfatta del fronte, che faccia primo, o secondo con i 5 punti di Power Stage. Tanto, vero?
Ogier, che ha 204 punti, e Neuville, che ne conta 201, entrano, invece, nella cornice dorata del duello perfetto, quasi senza esclusione di colpi, con strategie ridotte al lumicino e le campane del Power Stage che possono diventare il verdetto del gong all’ultima ripresa. Più la lotteria delle gomme e le conseguenze degli ordini di partenza. Se Ogier vince o sta davanti non c’è niente da fare per il belga, questo va da sé. Se Neuville vince è Mondiale anche senza bisogno dei punti del Power Stage. Se vince Tanak e Neuville è secondo si va al tie break, alla bella del power stage perfettamente appaiati e la stagione del WRC si gioca come la regata, all’ultima boa attorno alla Guadalupa…
 

Ma che scatole! Niente di meglio da fare che stare qui a ripassare la matematica delle probabilità, delle possibilità più varie e remote? Fermi tutti! Liberiamo i sogni: sta per realizzarsi una delle finali più belle della nostra storia di appassionati del WRC. Pressione globale, su tutti, sull’Evento. Inaudita.
È molto più facile, più appagante, stare dalla parte dei sogni. Secondo me il Mondiale lo vince Thierry Neuville. Ma mi sta bene che vinca… il migliore, che sia Ogier o Tanak, il migliore di una stagione da capogiro. Perché Neuville? Non saprei, e non voglio saperlo, una sensazione. Ricordo solo che qualche Sardegna fa, su due piedi non saprei dire neanche quale, l’ho visto correre in un certo modo che mi ha ispirato. Sono andato a vederlo da vicino all’arrivo, come mi ha insegnato Mr. Franco, osservandolo, cercando di sbirciare i suoi umori, la sua forza, dietro gli occhialetti rossi e il cappellino d’ordinanza. Ricordo che mi sono detto chiaramente: “Questo qui un giorno vince il Mondiale”. Allora mi dico, oggi, che potremmo essere a quell’appuntamento “profetico”. Tutto qui, capite bene su che incontestabili basi scientifiche baso la mia teoria!

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