La storia della Morgan: ecco perché è un'automobile unica al mondo [Documentario]

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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
Cambiare tutto, per non cambiare niente. La Morgan sembra volerci regalare questo bellissimo insegnamento in un mondo che, invece, sembra essere dominato sempre da un'evoluzione cieca e sempre più sfrenata
  • Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
21 febbraio 2021

L’unico antidoto contro l’auto di massa si chiama Morgan. E questa è la sua storia.

Ci hanno sempre detto che bisogna cambiare per andare avanti.

La nostra società, in un certo senso, ci impone di essere in continua e costante evoluzione. Un oggetto di due anni è già vecchio e vorrebbero farci credere che, magari, vada pure gettato via. 

La chiamano “obsolescenza programmata”.

E se invece la soluzione fosse un’altra, diametralmente opposta? Cambiare tutto, per non cambiare niente. La Morgan sembra volerci regalare questo bellissimo insegnamento.

Insomma, guardatela. Lei sembra un’auto degli anni ‘30 ma, in realtà, è nuova. Perché la puoi comprare davvero e farla tua per sempre. Mode, correnti di pensiero, filosofie di stile: lei se n’è infischiata alla grandissima, per rimanere maledettamente affascinante. 

Come ha sempre saputo essere, da 110 anni anni a oggi.

La Morgan viene fondata nel 1909 a Malvern, UK. Una piccola città nel Worcestershire. Un posto famoso per l’omonima salsa, sì, quella altamente impronunciabile. Ma anche per i suoi deliziosi frutteti e le coltivazioni di luppolo. All’inizio l’azienda produce geniali veicoli a tre ruote. Economici, semplici ed efficaci. Un motore da moto davanti. Una sola ruota dietro. Loro non lo sapevano, allora, ma avevano appena inventato un mezzo leggendario: la mitica three-wheeler, che è rimasta in produzione fino all’altro ieri e che presto tornerà in una nuova versione aggiornata.

Col tempo la gamma si evolve e ai modelli Morgan si aggiunge una gamba. O meglio, una ruota. Nascono la 4/4 e poi negli anni ‘50, la Plus 4, anche lei ancora a listino, rivista e corretta. A cui si aggiungeranno la Plus 8 e oggi la sua degna erede, che poi è la Plus Six che scopriremo oggi.

La fabbrica di mattoni rossi è sempre la stessa. Ma anche la filosofia, la mentalità e i processi non sono cambiati. Qui sembra che il tempo si sia fermato. Sì, perché le Morgan di oggi sono fatte ancora come quelle di ieri: a mano. Con tre materiali semplici, pensati per durare più del tempo. E, proprio per questo, ancora più nobili.

Alluminio, frassino e pelle. La Morgan di oggi è ancora costruita così. 

Cambiare tutto per non cambiare niente, abbiamo detto. Perché lei è fatta ancora come una volta, ma in realtà è un’auto assolutamente moderna. Nuova in un certo senso.

Quello che vi raccontiamo in queste pagine è il modello di punta, la Plus Six, che sfrutta una nuova piattaforma. Si chiama CX, due lettere ma anche due numeri romani: 110. Perché questo nobile scheletro è stato riprogettato da zero proprio nel 110° anniversario della Morgan. 

Il nuovo telaio è ancora in alluminio ed è costruito con tecniche artigianali. Ma pesa solo 98 kg e ha il doppio della rigidità rispetto a quello della vecchia Plus 8.

Si pensa erroneamente che le Morgan siano costruite con un telaio di legno. Ma questo non è vero, perché il telaio è sempre stato in alluminio, al massimo in acciaio. Il legno di frassino, semmai, è stato utilizzato per una particolare intelaiatura, che esiste ancora  sulle Morgan di oggi. Ma più di un telaio mi sembra un commovente esercizio di pura artigianalità.

Viene ancora piegato a mano, con le stesse presse che alla Morgan si usavano 100 anni fa. Su questa sinuosa struttura lingnea si applicano i pannelli di carrozzeria. E si usa ancora il legno, non perché fa figo. 

Ma perché questo splendido materiale naturale aiuta ad assorbire alla grande le vibrazioni. Noi umani moderni facciamo fatica a crederlo, ma le auto, una volta, si potevano fare anche senza la plastica.

Cambiare tutto, per non cambiare niente. La Plus Six sembra quella di sempre, ma lei condivide soltanto l’1% delle componenti con la sua progenitrice. E poi, ora, ha più spazio all’interno e per i bagagli.

Sì, perché quest’auto si può usare anche tutti i giorni. Basta sapersi arrangiare, perché lei ti insegna che la semplicità è un valore migliore dell’abbondanza.

Lei si guida così, immersi nel vento, d’estate e d’inverno.

Perché ti insegna anche ad assaporare di nuovo l’odore delle stagioni, dell’aria o del mare.

E poi se piove c’è comunque una capote. O meglio, un tendalino, ovviamente ad azionamento manuale. Inutile aggiungere peso con machiavellici meccanismi, tipici dell’uomo moderno e pigro. 

Se non siete troppo maldestri in trenta secondi dovreste riuscire a chiuderlo e a non bagnarvi nemmeno troppo. Perché la Morgan è così: ti insegna che una goccia d’acqua non è una tragedia. E che lasciarsi bagnare dalla pioggia può essere ancora una esperienza incantevole, anche se non si è più bambine o bambini.

Questa è la storia di un costruttore inglese artigianale, che fa 800 auto all’anno. A confronto chiunque sembra un gigante industriale. Persino la Ferrari, che di macchine, in un anno, ne fa solo 10.000.

Ma questa è la storia di costruttore che ha cambiato tutto, pur di non cambiare niente. Anche dentro. Perché non troverete da nessuna parte una plancia come questa.

Così semplice che è quasi disarmante. Così elegante, da essere quasi infantile. Eppure incredibilmente irresistibile. Così, all’improvviso, scopriamo che per essere davvero appagati basta davvero poco.

Un tachimetro, due pulsanti fatti da dio. E poco altro.

Unica concessione alla modernità? La leva del cambio automatico. 

Se vi ricorda qualcosa, è perché l’avete vista nei dintorni di Monaco di Baviera. Ok, sarà anche fuori contesto.Ma ci dà un indizio importante per il prossimo capitolo della nostra storia.

Sì, perché se quest’auto esiste ancora ed è ancora così brutalmente ubriaca del suo passato, il merito è anche della BMW. Che ha fatto una donazione di organi, senza cui, probabilmente, la Morgan non esisterebbe. Cambiare tutto per non cambiare niente. La Morgan è quella di sempre, ma il motore della Plus Six è uno dei più moderni e desiderabili del pianeta. Nome in codice B58. Che tradotto per noi comuni mortali significa: 3.0, sei cilindri in linea, turbo.

L’essenza della BMW sublimata in un frazionamento. E in un sound inconfondibile.

Un motore pensato per Z4 e Supra, ficcato in una Morgan che, però, pesa 500 kg in meno. Leggerezza e potenza, due concetti che si sono smarriti nel mondo dell’auto contemporanea. Ma non alla Morgan, che ti insegna cosa vuol dire avere 340 CV su un ferro da 1.000 kg.

E se hai bisogno di ripetizioni, ti aiutano i numeri. 0 - 100 in 4,2 secondi.

Roba da Ferrari 430. E velocità massima di 267 km/h. Anche se oltre i 250 con questo attrezzo il rischio di volare via diventerebbe concreto.

Anche perché non serve andare forte per godere. Qui è tutto il contrario rispetto ai bombardoni dell’era moderna. Godi per ogni uscita di curva, dove senti ognuno dei 500 Nm di coppia. Tanti e pronti a scalpitare sulle ruote dietro. 

E la velocità, all’improvviso, non importa più. Perché il tuo corpo si fonde con il telaio.Organi e meccanica diventano un essere simbiotico.

E la sublimazione della guida diventa reale.

Fai un curva e senti che lei è felice di farla insieme a te, perché non è schiacciata dal peso della modernità. A cosa serve avere 500 CV se poi pesi 2 tonnellate? Quest’auto ti insegna anche questo.

Less is more, diceva qualcuno sempre in Inghilterra. Non c’è spazio per il troppo. Qui c’è solo il giusto. Raffinate sospensioni a quadrilatero. Niente elettronica, solo una gentil concessione all’ABS.

Tutto è di nuovo nelle tue mani. Un protagonismo che diventa totalizzante, a cui non eravamo più abituati. Quest’auto ti insegna che puoi guidare ancora tu. E che ogni reazione è figlia di una tua decisione.

Cambiare tutto per non cambiare niente. Guidi come una volta, con le prestazioni di oggi. Il cambio è una manata. Perché non è uno sterile doppia frizione, veloce ma insipido. Qui c’è sua maestà il convertitore di coppia.Il migliore in circolazione. Quello ZF che in Sport Plus ti scarica sulla schiena tutta la sua brutalità. Come piace a chi vuole sentire la macchina. E non subirla.

Lei non sarà perfetta. Ma è sicuramente vera. Autentica. 

E capace di raccontarti una storia diversa. E va bene il servosterzo è elettrico. Ed è rapido, pungente e preciso. Ma non trasmette ogni minima virgola come un comando idraulico. In ogni caso glielo perdoniamo.

Perché è un piccolo prezzo da pagare per avere un’auto così speciale ancora tra noi, nel 2021.

Questa è la storia di un sogno. E come quasi tutti i sogni ha un prezzo alto. Il mio esemplare costa più di 110.000 euro. Ma è interamente fatto a mano ed è un museo viaggiante. E vi assicuro che vale ogni euro del suo prezzo. A differenza di tante altre auto da 100k, per cui fatichiamo a trovare un senso.

Sappiamo già cosa state pensando. “A questo punto mi prendo una Z4, ho lo stesso motore, più tecnologia, più comfort e spendo pure meno”.

Ok, se questa roba vi è balenata nel cervello anche solo per un istante significa che non siamo stati abbastanza bravi a raccontarvi la storia della Morgan. E che forse la modernità ci ha davvero sconfitto una volta per tutte.

La verità, per noi, è una sola. Ed è che quest’auto non è paragonabile a niente di esistente. Perché lei sarà sempre un’altra cosa.  Lei sarà un’esperienza unica e irripetibile. Lei sarà una storia da raccontare. E non un pezzo di latta da guidare. E sfoggiare.

Questa è la storia della Morgan. Un’auto che ha cambiato tutto, per non cambiare niente.

 

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Si ringrazia Romeo Ferraris, importatore unico per l'Italia del brand

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