CIR 2013. 20° Rally Adriatico. La parola a Mauro Trentin, secondo assoluto

CIR 2013. 20° Rally Adriatico. La parola a Mauro Trentin, secondo assoluto
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Piero Batini
  • di Piero Batini
“Il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto”. Nel senso che Mauro Trentin è soddisfatto della sua gara, ma forse non abbastanza… | <i>P. Batini</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
22 maggio 2013

Mauro Trentin, in coppia con Alice De Marco su una Peugeot 207 S2000, è Campione in carica del Trofeo Terra, ha vinto cinque prove speciali del Rally Adriatico dando una grande rappresentazione del suo repertorio, ma sul podio di Cingoli non è salito sul gradino più alto, a causa principalmente di un errore nella seconda Speciale. Un errore “vero” o un caso fortuito?

«Quest’anno non partecipo al Campionato, quindi eravamo qui “liberi”, per fare solo una gara e senza vincoli di Campionato. Sì, peccato per quell’errore, lì abbiamo perso una trentina di secondi, altrimenti… forse ci siamo giocati la vittoria. Abbiamo commesso noi l’errore. Poi non abbiamo più sbagliato più e, sempre concentrati, siamo riusciti a fare comunque una bella gara. Alla fine è un buon risultato».

Che vita è quella del Pilota di oggi, alle prese con un obiettivo-medio alto come il Campionato Italiano, e con il dover fare i conti settimana per settimana, prova per prova?
«I Rally stanno vivendo un momento difficile, come tutta l’economia. Quindi per i Piloti è sempre più difficile. È una situazione che non permette agli sponsor di darti delle certezze. Per questo i Piloti, almeno per me è così, non riescono a trovare quello che serve loro per programmare un intero Campionato. Anche le Squadre più attrezzate, come Peugeot e Skoda, hanno un Pilota soltanto, e sono poche le Case impegnate, rispetto soprattutto al passato quando la loro presenza era importante. Dobbiamo sperare che l’economia in generale si riprenda, e che possa dare di nuovo ai Piloti che dimostrano di valere la possibilità di crescere. Sarebbe bello che tornassero le Case, soprattutto per i giovani e per dare loro la possibilità di esprimersi nei Campionati Italiani e quindi, magari, anche all’estero. Vedere di nuovo un italiano nel Mondiale sarebbe una cosa bellissima per tutti noi».

I Rally stanno vivendo un momento difficile, come tutta l’economia. Quindi per i Piloti è sempre più difficile. È una situazione che non permette agli sponsor di darti delle certezze. Per questo i Piloti non riescono a trovare quello che serve loro per programmare un intero Campionato


È una questione di economia generale, di crisi, oppure anche il Campionato segna il passo per alcuni aspetti? Intendo dire: è un buon Campionato, quello giusto?
«Il CIR è la massima espressione della specialità in Italia. A Cingoli c’erano tutti i Piloti più forti. Scandola, Basso, Travaglia, Andreucci anche se con una macchina gioco forza meno competitiva. È un bel Campionato, senz’altro. Sicuramente, per migliorare la specialità, bisogna lavorare sempre, non ci si può fermare sugli allori degli anni d’oro. Bisogna lavorare tutti assieme, Piloti, Team, Giornalisti, Organizzatori. Ciascuno ha il suo punto di vista legato alla propria esperienza. E bisogna lavorare su tutti i fronti, della sicurezza, dello spettacolo, sull’organizzazione delle singole gare per attirare il pubblico. C’è bisogno del lavoro di più persone, a tutti i livelli, federale, in rappresentanza dei Piloti, e della sicurezza, riunite in un vero e proprio gruppo di lavoro. Questo è il mio punto di vista».

Il Titolo che detieni, quindi, se ne andrà inesorabilmente verso altre mani, o conti di tornare a difenderlo?
«No, l’iscrizione al Rally Adriatico era anche la dead line per aderire al Campionato, e noi non l’abbiamo fatto per non prendere impegni che non potevamo essere sicuri di onorare. Non è nel mio stile e ho preferito rinunciare. È brutto parlare così, perché gli sponsor a volte ti chiedono di aspettare, di vedere se riescono, ma io non mi sento di far aspettare nessuno se c’è anche solo un piccolissimo rischio che poi qualcun altro si tiri indietro. Ho preferito fare una scelta più saggia. Vedremo volta per volta. Qui, per esempio, abbiamo avuto un supporto importante della Pirelli e della Racing Lions, che ci hanno dato un grosso aiuto per essere presenti, e mi fa molto piacere avere avuto al fianco una Squadra ufficiale e un Produttore importanti. Vuol dire che ci credevano, e spero di avere ripagato la loro fiducia. Poteva essere una vittoria, senza quell’errore, ma credo che sia stata una bella gara».

È un bel Campionato, senz’altro. Sicuramente, per migliorare la specialità, bisogna lavorare sempre, non ci si può fermare sugli allori degli anni d’oro. Bisogna lavorare tutti assieme, Piloti, Team, Giornalisti, Organizzatori


«Per il Campionato oggi non vedo prospettive, ma spero di essere presente in qualche altra gara e concentrarmi sulla prestazione. Anche perché a questi livelli bisogna anche essere costanti, guidare. È impensabile stare fermi tre/quattro mesi, riprendere e contare di andare forte. Queste gare sono impegnative, richiedono molta concentrazione ma anche molta dedizione. L’equipaggio deve essere spesso in macchina e non deve lasciare niente al caso. Noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio con i mezzi che avevamo a disposizione, e credo che siano stati premiati da un buon risultato, soprattutto in rapporto ai pochi chilometri fatti prima della gara».
 

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