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L’impresa della Lancia nel 1983 passa alla storia ed entra nella leggenda. Ma rimarrà l’ultima poiché è ormai chiara la netta superiorità della trazione integrale. La 037, anche nella sua ultima evoluzione, non è all’altezza delle Audi quattro pur rimanendo estremamente competitiva. Lancia si impegna quindi su un progetto totalmente nuovo per tornare con prepotenza a competere per il mondiale. I test effettuati nel circuito del parco della Mandria, divenuti celebri tra gli appassionati grazie ad alcuni video dell’epoca che trasudano nostalgia, sono anche difficoltosi, viste le tecnologie ben lontane da quelle odierne. Pare tra le altre cose, parola di Miki Biasion, che il prototipo testato abbia avuto delle difficoltà ad accendersi in quanto le centraline entravano in conflitto con il telefono della Lancia Thema dell’avvocato Agnelli, arrivato in visita per controllare lo stato dei test. Sicuramente, in attesa di una nuova 038 a trazione integrale, Lancia nel 1984 ricopre un ruolo di spettatrice.
Audi, dal canto suo, con la versione A2 leggermente evoluta vince entrambi i titoli mentre porta al debutto la nuova Sport quattro totalmente nuova e interamente costruita secondo le direttive del Gruppo B. Uno dei punti deboli della Audi quattro che ormai la stava rendendo obsoleta era infatti l’essere ancora derivata da una berlina stradale, con tutti gli svantaggi del caso quali peso eccessivo, passo e sbalzo anteriore troppo lunghi che nei fatti si traducevano in una scarsa agilità. La Sport quattro correggeva in parte questi inconvenienti, Audi infatti tagliò notevolmente il telaio, oltre a dare nuova spinta al motore 5 cilindri e apportare varie migliorie tecniche. Ovviamente, per omologare queste modifiche, era necessario produrre i famosi 200 esemplari per la circolazione stradale, che ancora oggi sono molto ricercati dai collezionisti. In casa Audi erano certamente convinti che la Sport quattro sarebbe stata sufficiente a dominare il mondiale rally sulla scia dei successi dell’Audi quattro, puntando sul know-how acquisito con anni di sviluppo tecnologico. Purtroppo, con proverbiale testardaggine teutonica, i tecnici di Ingolstadt rimasero troppo saldi sui loro dogmi aziendali, la Sport quattro era sì totalmente nuova ma era ancora troppo ancorata alla produzione di serie, in particolare nel propulsore e nella sua posizione, lo storico 5 cilindri, oltre ad essere parecchio ingombrante, era ancora montato per imposta filosofia costruttiva in posizione anteriore, con evidenti svantaggi di bilanciamento rispetto alle rivali. Se a questo si era riuscito a sopperire negli anni precedenti con il solo vantaggio tecnico della trazione integrale, già dal 1984 i rivali, ormai avanti con lo sviluppo delle quattro ruote motrici cominciarono ad affacciarsi sul mondiale rally, che tralaltro era ormai arrivato a livelli di popolarità mai visti, attirando folle di spettatori sempre maggiori e offrendo una vetrina assai prestigiosa per le case automobilistiche.
È in questo contesto che fa la sua comparsa quello che a tutti gli effetti è considerato il primo prototipo di Gruppo B a trazione integrale della storia, la temibile Peugeot 205 T16. Questa, a differenza della Audi, condivideva con il modello di serie solo l’estetica e per ragioni di mercato, il nome. Nei fatti era una coupé leggera e compatta costruita con tecnologie e materiali votati alla massima prestazione con un motore 4 cilindri turbo montato in posizione posteriore-centrale e trasversalmente alle spalle del pilota. Ottenuta l’omologazione a mondiale in corso, la Peugeot, sotto la guida di un giovane Jean Todt, vince 3 degli ultimi 5 rally dell’anno e si candida come grande favorita per l’anno seguente.
Nel 1985 infatti la Peugeot domina incontrastata vincendo 7 rally e facendo suoi per la prima volta entrambi i titoli mondiali. Ma la stagione passa alla storia per altri due motivi. Da una parte segna il debutto di tutte le Gruppo B più significative e iconiche, quelle che ancora oggi fanno brillare gli occhi di tutti gli appassionati. Dall’altra, si verificano purtroppo i primi gravi incidenti che cominciano a far scricchiolare l’intera categoria e le sue certezze, proprio mentre il mondiale rally vive il suo periodo di massimo splendore.