Gruppo B. Ascesa e caduta degli Dei del rally - Parte IV, l’altra faccia della medaglia

Gruppo B. Ascesa e caduta degli Dei del rally - Parte IV, l’altra faccia della medaglia
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La stagione 1986 si prospetta come quella della definitiva consacrazione ma si trasforma molto presto in quella del tragico atto finale
3 giugno 2025

L’incidente di Vatanen e il dramma di Bettega gettano delle ombre sul Campionato del Mondo ma il 1986 promette di essere una delle stagioni più roventi di sempre. Oltre ai colossi Audi, Peugeot, Renault e Lancia, e alla piccola Mg Metro, si affacciano nel mondiale anche la Ford, con la bellissima RS200 e la Citroën con la sua peculiare BX 4TC. A metà anni ‘80 il rally è forse la disciplina motoristica più popolare del mondo, nonostante debba confrontarsi con una F1 satura di talenti e di un Mondiale Sport-Prototipi in piena era Gruppo C. Le gesta dei piloti con i mostri del Gruppo B sono viste sotto una luce quasi mistica, e generano leggende al limite dell’impossibile. Per esempio, viene tramandata una credenza secondo cui durante un test sul circuito dell’Estoril, la Delta S4 di Toivonen abbia segnato un tempo sul giro in grado di qualificarlo nella top 10 del Gran Premio di Portogallo di Formula 1 tenutosi sullo stesso circuito. Un’assurdità, figlia probabilmente di un sovrapporsi di teorie e chiacchiere che però non fanno altro che alimentare il mito del Gruppo B.

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La sfida Lancia-Peugeot si accende sin da subito, Toivonen ha in mano la S4 e domina in lungo e in largo il rally inaugurale a Monte Carlo, mentre deve arrendersi alla Peugeot di Kankkunen nel successivo appuntamento in Svezia a causa di un guasto. Si arriva in Portogallo, a inizio marzo, in un clima di assoluta tensione sportiva. Le speciali portoghesi sono storicamente la culla del rally che già di suo negli anni ‘80, soprattutto grazie al Gruppo B, ha raggiunto vette di popolarità che non toccherà mai più, attirando frotte enormi di spettatori che affollano, sprezzanti di ogni tipo di pericolo, i cigli della strada ad ogni speciale aprendosi e chiudendosi al passaggio delle vetture, in cerca dello scatto perfetto o di un semplice brivido. I filmati e le immagini dell’epoca testimoniano questa follia collettiva. C’è chi addirittura arriva a vantarsi di essere stato investito e scaraventato a terra dall’ala posteriore di una 205, come fosse una ferita di guerra. È tutto assolutamente illogico, e lo si evince da un iconico quanto macabro episodio. Nel primo giorno di gara, quello che poi si rivelerà anche l’ultimo, all’arrivo al parco assistenza della 205 di Kankkunen i meccanici scoprono nel radiatore della macchina nientemeno che due dita umane. Due dita umane arrostite dal calore del motore adagiate come due würstel sul radiatore. Tra incredulità e malori di disgusto tra i meccanici si cerca di capire cosa sia successo. Il finlandese non ha dubbi, non è uscito di strada né ha commesso errori durante la speciale, ma più di una volta si è accorto di quanto gli spettatori fossero vicini alla macchina, qualcuno ha chiaramente provato a toccarla. Evidentemente le affilate prese d’aria sulla fiancata hanno tagliato le dita del malcapitato come delle lame, per poi risucchiarle nel motore.

Incredibilmente però, il peggio deve ancora venire. Quello stesso 5 marzo, durante la speciale Lagoa-Azul, la Ford RS200 dell’idolo locale Joaquim Santos perde il controllo in una curva a destra, il lusitano nel tentativo di correggere esce di strada nella successiva piega, e inevitabilmente piomba sugli spettatori assiepati sul ciglio, pilota e navigatore escono senza un graffio ma fuori il bilancio è drammatico: 3 morti, di cui 2 adolescenti, e circa 30 feriti. Poco prima la Peugeot 205 di Salonen aveva avuto un incidente simile, fortunatamente con conseguenze infinitamente meno gravi. Così è davvero troppo, la posta è diventata troppo alta. I piloti alzano la propria voce, inutile rischiare altre vite in nome della competizione, che siano dei piloti stessi o degli spettatori. Le squadre ufficiali si ritirano e cominciano a circolare dubbi concreti sulla pericolosità dei rally. le prestazioni estreme delle vetture unite ai bassi standard di sicurezza dei percorsi creano un mix altamente rischioso. È il momento più buio per il Mondiale, e tra l’incertezza generale si arriva in Corsica, per il probante Tour de Corse.

La Delta S4 di Toivonen è ancora una volta favorita, nemmeno le Peugeot 205 sembrano in grado di contrastarlo sui tortuosi asfalti dell’isola. Il finlandese vola e accumula un vantaggio di quasi 3 minuti quando comincia il secondo giorno di gara, il 2 maggio. Henri veleggia verso la vittoria mentre si appresta a completare la speciale numero 18, mentre Saby con la Peugeot consapevole di non poterlo raggiungere, abbandona ogni velleità di inseguimento. La Lancia numero 4 divora l’asfalto sulla discesa del Col d’Ominanda, quando affrontando una piega a sinistra qualcosa va storto. La S4 perde il controllo ed esce di strada in un punto non protetto dalle barriere. La macchina comincia a rotolare inesorabilmente nel dirupo sottostante e ferma la sua corsa contro il fusto di un albero. Il serbatoio, che si trova sotto il sedile per una migliore distribuzione dei pesi, si piega e la benzina che ne fuoriesce entra in contatto con le tante parti roventi dell’auto scatenando un incendio che non lascia scampo né a Toivonen né al suo copilota Sergio Cresto che restano prigionieri all'interno della macchina. Bruno Saby e Miki Biasion arrivano poco dopo sulla scena, ma non possono che assistere impotenti al rogo della Lancia, impossibile anche solo da avvicinare per l’enorme calore emanato e alimentato dai tanti materiali compositi utilizzati per carrozzeria e telaio, il tutto mentre i servizi antincendio sopraggiungono con fatale ritardo. Il dramma è impresso nella memoria degli appassionati dalle immagini amatoriali e dalle disperate comunicazioni radio del Team Lancia. C’è chi dice che si sia trattato di un guasto all’acceleratore o di altri guai tecnici, altri dicono che il finlandese fosse influenzato e non in perfetta forma per affrontare un rally così impegnativo con un’auto così veloce o, più semplicemente, che si sia trattato di un errore di guida. Amara coincidenza vuole che il dramma di Toivonen si verifichi esattamente ad un anno di distanza da quello di Bettega, nello stesso rally, con lo stesso numero di gara e a bordo di una Lancia. Alcune voci dicono persino che Toivonen avesse espressamente chiesto di non correre più in Corsica a partire dal 1987, in una sorta di beffardo presagio. La verità, così come ogni prova che possa far luce sulla dinamica dello schianto, va in cenere insieme alla Delta numero 4, della quale viene mestamente recuperato solo lo scheletro bruciato.

Il rally prosegue in un clima di assoluta tristezza e impotenza, tutte le Lancia Martini vengono ritirate mentre Saby va a vincere indisturbato, arrivando sul podio con poca voglia di festeggiare. A fine mese, un altro dramma si consuma nel rally di Hessen valido per il campionato europeo e quello tedesco. La Ford RS200 di Marc Surer esce di strada in una veloce tratto reso viscido dalla pioggia, e termina la sua corsa contro un albero esplodendo immediatamente. Surer si salva miracolosamente venendo sbalzato fuori dall’abitacolo, mentre il suo copilota Michael Wyder resta vittima impotente del terribile incendio. È il definitivo punto di non ritorno per il leggendario Gruppo B, ma la verità è che la federazione ha già preso la sua decisione dopo l’incidente della Corsica. La categoria viene definitivamente cancellata e bandita da tutte le competizioni mondiali a partire dal 1987 in favore del più sicuro Gruppo A. Stessa sorte toccherà al futuro Gruppo S che non vedrà mai la luce lasciando solo alcuni incredibili prototipi rimasti in stato solo embrionale. La stagione 1986 continua, regalando ancora le sue ultime grandi emozioni, con la Lancia che perso il suo alfiere più forte, concentra gli sforzi su Markku Alén. Al rally di Sanremo di metà ottobre le Peugeot vengono squalificate per aver montato delle minigonne irregolari, e questo apre la strada al titolo per il pilota Lancia. Il mondiale però, viene deciso a tavolino tre settimane dopo la fine del campionato, quando la FIA ritenendo ingiusta la squalifica delle Peugeot annulla i risultati del rally italiano, consegnando di fatto a Juha Kankkunen e alla Peugeot l’ultimo titolo mondiale dell’era Gruppo B. La casa del leone e Audi lasceranno definitivamente la classe regina del rally, rimasta orfana della sua categoria più spettacolare ed estrema. Senza più stimoli lasciano anche tanti piloti, tra cui Röhrl, privati di quel brivido che solo i più temerari erano in grado di provare portando al limite quei mostri che avevano dominato i percorsi di tutto il Mondo. Lancia invece si rifarà ampiamente negli anni seguenti facendo la storia con l’imbattibile Delta Integrale di Gruppo A.

Per ogni appassionato, sia che abbia vissuto quegli anni sia che l’abbia visto solo con le testimonianze successive, l’era del Gruppo B anche se durata per 5 brevi anni ha rappresentato la Golden Era del rally, unendo a sé vetture incredibili, piloti, team e tecnici di livello altissimo e percorsi leggendari e facendo del Campionato del Mondo, oggi invece in grande sofferenza, la disciplina motoristica forse più popolare degli anni ‘80. Un folle sogno ancora oggi rievocato con nostalgia e alimentato da storie, tributi, raduni e modelli, da corsa e stradali, che ancora oggi vengono venerati come degli oggetti di culto, il culto degli Dei del rally del Gruppo B.

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