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I nuovi motori 2026 non hanno ancora fatto il loro debutto in pista, ma si parla già di un potenziale cambio di rotta, con il ritorno dei V8. In una recente intervista rilasciata a The Race, il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, ha lanciato l’ipotesi di un passaggio ai V8 tra il 2029 e il 2030 come parte di una più ampia visione personale per il futuro della categoria. Che, secondo il numero uno della Federazione, dovrebbe passare anche dalla standardizzazione di cambio, sistema ibrido e carburante.
Nel bel mezzo della sua campagna elettorale, Ben Sulayem si dice convinto che i team cambieranno avviso, sposando l’idea di sfruttare motori più semplici e più leggeri entro la fine di questo decennio. Indubbiamente il regolamento tecnico per la stagione 2026 suscita una serie di perplessità da parte di molti addetti ai lavori, soprattutto per la preponderanza della gestione dell’energia, destinata a diventare la chiave di volta per essere efficaci in pista. Anche diversi piloti, da Lance Stroll a Charles Leclerc, non hanno nascosto le loro perplessità dopo aver provato la vettura 2026 al simulatore.
All’interno del paddock serpeggia la preoccupazione che la bolla speculativa sulla F1 nata dall’ondata di pubblico arrivata con l’avvento di Drive to Survive, con un aumento del valore dei team e dell’interesse di nuovi circuiti a entrare in calendario, possa scoppiare con la nuova era tecnica, su cui aleggiano ancora molte incognite a pochi mesi dal suo inizio. Ma le scuderie sarebbero davvero pronte a un nuovo cambiamento repentino dopo aver investito tempo e denaro su un progetto sfidante come quello per la monoposto 2026?
I motori 2026 hanno rappresentato una svolta importante, e non solo per l’assenza della MGU-H. Sebbene la power unit mantenga come parte endotermica un V6 come oggi, tanti elementi di questa componente – come le valvole - sono stati modificati in modo tale da ripartire da un foglio totalmente bianco per i nuovi arrivati. Che, viene da pensare, difficilmente vedrebbero di buon grado un cambiamento dopo pochi anni, visti gli investimenti affrontati per la power unit che in autunno comincerà a girare al banco nella specifica per la gara.
Sulla carta il regolamento tecnico che vedrà la sua introduzione nel 2026 dovrebbe restare in vigore fino al 2030. Prima di quella data, per delle modifiche servirebbe l’unanimità da parte dei team. Ma ci sono in ogni caso delle limitazioni evidenti che impedirebbero un dietrofront a breve termine. I costruttori della Formula 1 di oggi, pur con le loro risorse, non sono in grado di sviluppare due motori in parallelo. La sfida dell’elaborazione della rinnovata power unit 2026, non bisogna dimenticarlo, è arrivata in un momento in cui in Formula 1 i motori erano congelati.
Dal 2022 in avanti, infatti, non è stato possibile intervenire sulle power unit, se non per questioni legate all’affidabilità. E il lavoro sul motore 2026, di conseguenza, è stato perfezionato senza che fosse necessario occuparsi in parallelo dello sviluppo del propulsore in uso. Pensare a un cambiamento prima del 2029, insomma, è sostanzialmente impossibile. Ed è per questo che Ben Sulayem si spinge verso la fine del decennio per il ritorno dei V8. Quello che è certo è che tornare sui propri passi dopo una rivoluzione così clamorosa rappresenterebbe una marcia indietro non da poco. In linea, però, con quella dell’intero settore automotive.
Quando furono concepiti i motori che vedremo in pista nel 2026, le previsioni sull’andamento dell’elettrificazione erano molto diverse da quelle di oggi. La transizione verso l’elettrico non ha subito l’accelerazione preventivata, segnando invece una battuta di arresto. In un momento in cui moltissime case auto stanno tornando sui loro passi, intervenendo in corsa su piani che vedevano in alcuni casi l’elettrificazione dell’intera gamma prima della fine del decennio, è naturale che anche in Formula 1 si possa pensare a un cambiamento di rotta.
La F1, in quanto vetta tecnologica del motorsport, in qualche modo deve rappresentare il futuro del settore automotive, adeguandosi a quelle che sono le tendenze per l’avvenire. Cinque anni fa la ripartizione 50-50 tra potenza endotermica ed elettrica sembrava la strada giusta. Oggi pare invece quasi anacronistica. E non stupisce che Ben Sulayem, alla ricerca di consensi durante la sua campagna elettorale, prepari il terreno per un futuro diverso da quello che la Formula 1 vivrà il prossimo anno.