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Gruppo B. Bastano queste 7 semplici lettere a generare in ogni appassionato che si rispetti brividi lungo la schiena e nostalgica eccitazione. Sogni di benzina e acciaio, missili indomabili su 4 ruote che sfrecciano a 200 km/h mentre il costante fischio del turbo risuona nelle orecchie di ali di folla urlante tra fitte file di alberi, sterrati dissestati e dirupi senza fine pronti a riscuotere il loro tributo al minimo errore e alla minima disattenzione. E poi i piloti, veri e propri cavalieri del rischio, forgiati dalla velocità e dai sogni di gloria, divenuti emblemi di virilità e di coraggio quasi al limite dello stereotipo.
“WRC is for boys, Group B was for men”. Un’espressione inflazionata e un po’ esagerata ma che racchiude in sé l'essenza di quella che fu la categoria da competizione forse più celebre della storia dell’automobilismo sportivo, e che rese il rally una delle discipline più competitive e popolari di sempre, arrivando ad attirare iconiche folle di spettatori e generare leggende, spesso tramandate con esagerazioni più o meno veritiere. Una storia mitica e affascinante, che come tante storie affini però, finì bruscamente e tragicamente nel momento di massimo splendore, quello in cui stava esprimendo il meglio del suo potenziale, finendo nei libri di storia in un misto di rimpianti, tristezza e consapevolezza di essere andati oltre i limiti.
Nei fatti il Gruppo B restò in vigore nelle competizioni mondiali per 5 anni, dal 1982 fino alla fine del 1986, come categoria regina della FIA, se però molte di queste vetture, come la Ferrari 288 GTO Evoluzione, non videro mai effettivamente i circuiti rimanendo allo stato prototipale, fu nei rally che costruirono interamente la propria fama. Ma le origini del Gruppo B possono essere storicamente ricondotte già agli ultimi scampoli del fu Gruppo 4 e alla sua più iconica rappresentante, la Lancia Stratos. Questa infatti, è stata a tutti gli effetti la prima automobile da rally della storia ad essere concepita direttamente per le competizioni, e solo successivamente ad essere adattata ad uso stradale. L’obiettivo era chiaro: costruire una macchina che fosse in grado di demolire la concorrenza nel neonato Campionato del Mondo Rally. Coupé 2 posti secchi, motore Ferrari V6 montato in posizione centrale-posteriore, carrozzeria in materiale leggero, trazione posteriore e assetto da auto sportiva.
Ottenuta l’omologazione per il Gruppo 4 una volta prodotti i 500 esemplari previsti per la circolazione stradale, la Stratos dominò in lungo e in largo le competizioni rallistiche mondiali e nazionali, venendo fermata paradossalmente proprio dalla Fiat, che decise per questioni di visibilità e di marketing di rimpiazzarla con la 131 Abarth Rally, più vicina alla sua controparte stradale di quanto non fosse la Stratos. Quest’ultima infatti, come sarebbe successo anche per le future vetture di Gruppo B, fece molta fatica a riscuotere successo tra il pubblico per via delle sue caratteristiche poco avvezze all’uso quotidiano e della crisi del petrolio di inizio anni ‘70. Quello che però era diventato evidente agli uomini del reparto corse di Lancia, era che per avere successo nelle competizioni, era molto più conveniente studiare a tavolino un modello ad hoc senza compromessi, e poi arrangiarsi solo successivamente con le omologazioni del caso. Questo divenne poi il filo conduttore della nascita e della rapida ascesa del futuro Gruppo B, dando un nuovo significato alla locuzione homologation special, cioè tutte quelle vetture studiate prima di tutto per le competizioni, e solo successivamente adattate all’uso stradale con qualche semplice accorgimento. Prima di arrivare agli albori del Gruppo B però, bisogna compiere un ulteriore passo e scoprire quella che fu una delle micce principali di questa categoria: l’Audi quattro con trazione integrale.
Di vetture rivoluzionarie nella storia del motorsport ce ne sono tante, ma di quelle in grado di dividere in un prima e un dopo la loro comparsa, quella è tutta un’altra storia. Nella storia dei rally, questo ruolo non può che essere dato all’Audi quattro con trazione integrale. Se prima le vetture a trazione integrale non erano ammesse alle competizioni di rally, a partire dal 1979 questa regola venne rimossa per permettere alle case di sviluppare vetture da rally che potessero superare le mancanze delle trazioni posteriori, che inevitabilmente dovevano essere limitate nella potenza per renderle più gestibili soprattutto sui terreni più accidentati. Sull’onda di questo cambiamento, Audi approfittò di uno sviluppo che già andava avanti dal 1977 per portarsi avanti sulla concorrenza e far debuttare la prima vettura da rally con trazione integrale nel 1980.
Superati i primi scogli di sviluppo e le prime difficoltà, le auto della casa di Ingolstadt cominciarono a dominare il mondiale, vincendo dapprima 3 eventi nel 1981 e facendo proprio il mondiale costruttori nel 1982, anno in cui solo il formidabile binomio Walter Röhrl-Opel Ascona 400 impedì alla casa dei 4 anelli di conquistare anche il titolo piloti con Michèle Mouton. È proprio quel 1982 ad essere l’anno zero delle Gruppo B. Era ormai chiaro alla Federazione che con la crescente popolarità dei rally, le case cominciassero a investire sempre più impegno per essere competitivi nel campionato, vetture come la Renault 5 Turbo e l’Audi quattro ne erano degli esempi, nonostante fossero ancora limitate dalle specifiche più stringenti del Gruppo 4. La neonata categoria infatti, oltre ad allentare gli obblighi di omologazione a soli 200 esemplari stradali, permetteva uno sviluppo più libero sul fronte della meccanica e soprattutto, della potenza.
La Lancia ben lo sapeva, d’altronde proprio con la Stratos aveva costruito la sua fortuna nei rally, ma come fare a contrastare lo strapotere delle Audi quattro che ormai erano diventate quasi imbattibili? La 131, per quanto super vincente era ormai obsoleta e tecnicamente arretrata. Bisognava sviluppare una vera auto da competizione, che non avesse nulla o quasi da spartire con nessun modello presente nel listino e che circolasse sulle strade di tutti i giorni, in poche parole un prototipo nato per correre, in una sigla: 037. Quella che è a tutti gli effetti la prima vettura pensata esclusivamente secondo le direttive del Gruppo B vide la luce dalla stretta collaborazione tra il Reparto Corse Lancia e la Abarth. Basata in parte sul prototipo 030 e sulla Beta Montecarlo, montava un 4 cilindri posteriore-centrale sovralimentato tramite volumetrico ed era costruita seguendo la massima semplicità, facilità di utilizzo e accessibilità delle parti meccaniche.
Dopo aver raggiunto i 200 esemplari stradali, tra leggende metropolitane legate al processo di omologazione, la 037 debuttò nel mondiale rally nel 1982 partecipando solo ad alcuni appuntamenti. Su asfalto, la 037 era quasi imprendibile grazie alle grandi doti dinamiche, ma la mancanza della trazione integrale, ancora in fase di sviluppo embrionale, la rendeva nettamente inferiore alle Audi quattro nella maggior parte delle gare del mondiale. Per vincere nel 1983 serviva il pilota migliore, Walter Röhrl, e il miglior team del mondo, il Reparto Corse Lancia. L’unione di questi due fattori diede vita ad uno dei Campionati del Mondo più entusiasmanti di sempre. Un vero e proprio Davide contro Golia. Alla fine, la casa di Chivasso porterà a casa il Mondiale marche contro ogni pronostico, anche grazie a svariati capolavori strategici del team principal Cesare Fiorio, ma lascerà alla casa dei 4 anelli il mondiale piloti, a causa anche di un previo accordo tra la Lancia e Röhrl, che non partecipò agli ultimi round pur essendo ancora in corsa per conquistare l’iride.
La 037, uno dei tanti, rimpianti, capolavori della Lancia è stata l’ultima vettura a trazione posteriore ad aggiudicarsi un Campionato del Mondo Rally e l’ultima a riuscire a sopraffare una vettura a trazione integrale. Dopo il 1983 infatti, Audi affinerà ulteriormente la sua arma per il 1984, e nonostante gli sforzi della Lancia sulla 037, diventa ormai chiaro che senza trazione integrale non si possa andare molto lontano. Gli scenari che si aprono sul Gruppo B assumono tutt’altra prospettiva con le case che sono ormai pronte a scendere in campo con le vetture da rally più incredibili che il mondo abbia mai visto.