CIR 2016. San Marino: La Versione di Basso

CIR 2016. San Marino: La Versione di Basso
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Ritmo altissimo e implacabile, scelte perfette. E quando, a un certo punto, tutto sembrava poter sfumare, non era vero. Basso stava giocando al gatto con il topo, e avrebbe inferto il colpo fatale nell’ultima Speciale cogliendo una vittoria esemplare.
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
12 luglio 2016

San Marino, 12 Luglio - La penultima Bernisci, prima prova speciale di Gubbio e dell’ultimo giorno del San Marino, dava delle indicazioni sconcertanti. Giandomenico Basso, dopo aver vinto cinque delle sette Speciali del primo giorno, e dopo essere stato in testa dalla prima all’ultima Speciale della Tappa che aveva vinto senza una sbavatura, le stava “prendendo”. Lento, solo il quarto tempo a 11 secondi e passa dal vincitore, sembrava che Basso stesse per “sciupare” tutto. Campedelli, compagno di Squadra dall’Adriatico, vinceva la Speciale, passava al comando della tappa e “rischiava” di fare suo anche il San Marino. Sconcertante. Ma era una “finta”, o così sarebbe apparsa dopo. Nella successiva San Bartolomeo Basso e Granai tornavano all’azione, e metà dello svantaggio di tappa spariva, e nella Bernisci ultimo atto, prova finale della tappa e del Rally, il Pilota BRC sferrava un attacco di potenza “devastante” e vinceva tutto. Tappa e San Marino, la prima di misura, il secondo per distacco. Vittoria, va da sé, impeccabile, bellissima.

Mi sono preparato, abbiamo effettuato dei buoni test, con la Squadra e insieme anche a Campedelli, sono partito con qualcosa di più della convinzione di sempre. Ero carico!

Felicissimo per il successo, Basso commentava l’impresa facendo, una volta tanto, i complimenti a sé stesso. La carica finale, debordante di adrenalina veniva dispersa in un commento, tutto sommato, atipico. Ma forse Basso voleva dire qualcosa di più?

«Sì, in realtà era lo scarico di tensione per essere riusciti a realizzare una cosa pensata e fortemente voluta già dopo all’Adriatico. Non è che tutte le volte basti pensarlo o volerlo, per riuscirci, però lo volevo con una grande forza. Ecco, ci tenevo parecchio a far bene a San Marino. All’Adriatico avevo cambiato la Macchina, secondo me non avevamo fatto una brutta gara, anche se non è stata considerata tale, ma dentro di me avevo la coscienza di aver visto dei buoni tempi nonostante qualche problemino che avessimo avuto. Quindi, nonostante la concorrenza super agguerrita, Scandola era andato fortissimo, e Paolo anche, e considerando anche che negli ultimi due anni a San Marino qualche problemino lo avevamo sempre avuto, vuoi una foratura o una partenza non troppo veloce, ecco, ci tenevo a rimettere le cose nella direzione che ritenevo giusta. Mi sono preparato, abbiamo effettuato dei buoni test, con la Squadra e insieme anche a Campedelli, sono partito con qualcosa di più della convinzione di sempre. Ero carico!»

Ero “preoccupato” per Paolo, che all’Adriatico anche nelle ultime edizioni aveva faticato un po’, forse non è la sua Gara negli ultimi anni, ma a San Marino è sempre andato forte, sempre ottimi tempi. Scandola l’anno scorso era partissimo fortissimo al debutto con la nuova Macchina, poi purtroppo era uscito. Quindi immaginavo che a Scandola e Andreucci avrei dovuto di sicuro dedicare una “marcatura stretta”

Preparare la gara era difficile. Il terreno difficilissimo, e le gomme, un vero rebus. Come l’hai risolto?

«Era importante la questione delle gomme, ma anche quella delle strategie, lasciami dire. Perché tu stai affrontando un Campionato, dunque c’era il Rally ma c’erano soprattutto Tappa 1 e Tappa 2, e c’era qualcuno che poteva portarti via dei punti senza partecipare alla corsa per il Titolo. Parecchie cosa da valutare, soprattutto il secondo giorno. Il primo, anche in questo senso, è venuto meglio. Il primo giorno ho pensato di andare e basta. Il secondo giorno mi sono ritrovato a pensare un po’ troppo in certe situazioni, nel primo giro, soprattutto nella prima Nerbisci. Avevo visto che la prima non era andata male, ho pensato che era venuto il momento di stare ancora più attenti a non commettere errori, alle gomme che iniziavano a sentire la fatica, anche loro. Troppi pensieri, ma forse non aver aggredito quella prova mi ha consentito di avere qualcosa di più verso la fine della Corsa.»

In ogni caso perfette anche le esecuzioni sulle due prove cittadine del sabato, altra questione solitamente, al San Marino, almeno delicata. Tutto ha funzionato come pensavi?

«Lì abbiamo solo pensato a guidare nel miglior modo possibile. Con le gomme c’eravamo, e avevamo già visto quella prova. Semplicemente non abbiamo lasciato nulla al caso, anche in quel… caso.»

Adesso che hai guidato entrambe le versioni della Macchina, a GPL e a Benzina, puoi definire meglio le eventuali differenze?

«Diciamo così: prima lo dicevo perché… me lo dicevano. Mi dicevano, mostrandomi i dati, che la Macchina a gas andava, a livello di motore, come quella a benzina, e le mie sensazioni, pur non avendo fatto nessun confronto preciso, confermavano i dati. Il motore alimentato dal sistema BRC a gas va forte come quello a benzina. Non abbiamo potuto fare dei confronti su una stessa strada e in uguali condizioni, ma diciamo che le mie sensazioni confermavano i dati. La differenza restava per quanto riguarda il bilanciamento. Comunque la macchina a GPL ha un po’ di peso in più al posteriore, e ha bisogno di un bilanciamento diverso, di essere caricata in modo diverso. Soffrivo di più, se così si può dire, ma non era una tragedia, quando caricavamo la seconda ruota di scorta. Allora il differente bilanciamento si fa sentire un po’ di più, e quando ci sono tanti cambi, destra sinistra, soprattutto veloci, questa differenza logicamente si fa sentire. Ci fai l’abitudine, ma è una particolarità. Il primo anno la differenza era maggiore, ma i tecnici di BRC hanno fatto un bel passo avanti già l’anno scorso, e anche all’inizio di quest’anno. Non dimentichiamoci della bellissima vittoria di Tappa al Targa Florio. Comunque la Macchina è, oggi, centrata, e non c’è bisogno di fare altro.»

Cosa farai adesso, rispetto al resto del campionato? Continuerai con la Macchina a benzina o torni al gas?

«Non ne abbiamo ancora parlato, lasciamo passare i giorni della vittoria e poi ci penseremo, certamente parleremo anche di questo con i responsabili di BRC.»

Ti è piaciuto il San Marino “Formula Gubbio”?

«Al di là del trasferimento un po’ più lungo rispetto a quelli cui siamo abituati, cosa di cui non dobbiamo lamentarci, è stato bellissimo tornare su Speciali come la San Bartolomeo e la Bernisci, due prove difficili ma molto belle. Un’esperienza molto bella, che ci riporta indietro al Sanremo.»

Come ha visto gli avversari? Qualcuno ti ha sorpreso, qualcun altro “deluso”?

«Sempre forti. Avversari sempre fortissimi! Ero “preoccupato” per Paolo, che all’Adriatico anche nelle ultime edizioni aveva faticato un po’, forse non è la sua Gara negli ultimi anni, ma a San Marino è sempre andato forte, sempre ottimi tempi. Scandola l’anno scorso era partissimo fortissimo al debutto con la nuova Macchina, poi purtroppo era uscito. Quindi immaginavo che a Scandola e Andreucci avrei dovuto di sicuro dedicare una “marcatura stretta”. Poi ho visto subito che Paolo faticava un po’ di più, o forse noi siamo partiti benissimo, preparazione, carica e voglia. Mi aspettavo il “solito” Paolo, ma lui ha fatto fatica. D’altra parte, non per difenderlo, ma anche a me è capitato di partire sulla terra con il numero 1, e ti posso dire che non è così semplice. Il resto? Simone me l’aspettavo forte, l’avevamo visto già all’Adriatico e a San Marino è sempre tosto. Scandola non è una scoperta, e c’era Colombini. Qualche problemino ma sempre da tener d’occhio.»

Più contento di aver vinto o di aver battuto Campedelli?

«No, non mi interessano queste cose. Mi interessa vincere e non chi c’è o chi non c’è. In particolare mi premevano i punti in palio e quindi mi interessava vincere le singole tappe più che l’intera gara. A un certo punto, però, non avevo più scelta, perché un obiettivo era legato all’altro, e c’era ben poco da scegliere, e poteva succedere di perdere entrambe le cose. Così ho dovuto spingere di nuovo e dare la zampata finale.»

Ottimo, grazie. Ai tuoi aggiungiamo i nostri complimenti!

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