CIR 2016. Scandola Family, le Skoda ufficiali tra Roma e il Due Valli - Parte II

CIR 2016. Scandola Family, le Skoda ufficiali tra Roma e il Due Valli - Parte II
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Inaugurata oggi, ma operativa da ieri, la nuova sede di Skoda Italia Motorsport è la base di partenza dell’attacco al Due Valli, dove il CIR scoprirà, all’ultimo tuffo, le sue carte migliori. Scandola & Scandola al lavoro. Ecco l'intervista al fratello maggiore di Umberto
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
11 ottobre 2016

Punti chiave

E ora è la volta del fratello di Umberto, Riccardo. E che c’entra il fratello, direte voi? C’entra, c’entra… il fratellone, che è stato Pilota anche lui, è a capo della struttura che fa correre il fratellino, Skoda Italia Motorsport. In che modo Skoda supporta il Team? Come ai tempi del Conte Agusta e di Enzo Ferrari?

«Diciamo che il nostro supporto per la stagione agonistica arriva direttamente da Skoda. Parliamo del supporto tecnico, ovviamente, del supporto di comunicazione e di contatto con la Fabbrica, ma anche del sostegno economico. Altrimenti per noi sarebbe impossibile essere impegnati a questo livello.»

La vostra è una storia di Famiglia. Come è iniziata?

«La nostra storia parte da molto lontano. Parte da mio padre, Giuliano, nel 1976. È stato lui che ha iniziato a correre in macchina, in quegli anni. Poi ha iniziato mio zio, poi io nel 1995. Quando è arrivato anche Umberto, allora ho iniziato a smettere io. Non per paura della sfida, ma perché sono sempre stato io a trovare le risorse per far quadrare il bilancio dell’impegno, a dirigere le operazioni, mi piace questa fase di contatto e di preparazione, e sin dai primi anni dell’attività di Umberto c’è stata la necessità di occuparsi con sempre maggiore attenzione di questa parte del lavoro. Quando Umberto è andato a correre con la Fiat ho ricominciato un po’ anche io perché il mio impegno era molto più leggero, dopo di che, finita l’avventura Fiat, ho ripreso in toto il ruolo. Così siamo arrivati fino a Skoda. I primi incontri li abbiamo fissati a ottobre 2011, e abbiamo concretizzato l’accordo a gennaio 2012 con la presentazione del nostro programma.»

"Esportare” Umberto vorrebbe dire necessariamente avere una copertura economica importante, che viene dagli sponsor, oggi sempre più radi e rari.

Vi siete presentati da Skoda con un curriculum, da appassionati? Lo avete sottoposto e avete aspettato che vi dicessero qualcosa?

«Per la verità siamo appassionati, ma è anche vero che quando siamo arrivati da Skoda qualcosa di questo mondo lo avevamo già “masticato “. Non eravamo degli sprovveduti. Ci vivevamo da un po’, e mi sentivo, se posso dirlo, a buon titolo già un addetto ai lavori. Avevamo dei rapporti con i Team, con i preparatori e con le Case con cui avevamo lavorato, ero e mi sentivo parte attiva del settore.»

Ma come funziona esattamente? Tutto è nato per cercare una Macchina per tuo Fratello? O c’era già l’idea di una struttura che potesse pianificare con un orizzonte più largo?

«Ho iniziato per mio fratello, questo è chiaro, e per continuare la tradizione famigliare di impegno di passione. Lo abbiamo fatto in un certo modo, puntando molto sulla qualità generale del nostro impegno, e il “contorno” è arrivato pian piano, in modo direi naturale, logico. C’è una situazione particolare, oggi. Ci sono ancora dei Piloti che vogliono correre bene. Che non si accontentano di spendere dei soldi senza preoccuparsi troppo quello che possono avere in cambio. Nel tempo alcuni di questi si sono accorti che con noi potevano trovare una situazione di qualità, la stesa che avevamo costruito attorno ai programmi di Umberto. Con noi i Piloti possono correre da privati, ma con le stesse attenzioni che abbiamo per mio fratello.»

Tutto questo viene da una passione, ma è potuto accadere anche perché avete un’attività di Famiglia che vi ha fornito una certa base. Cosa accade, oggi che un impegno così “totale” vi porta via anche molto tempo? Come possiamo misurare la situazione?

«La misura è presto fatta. In una situazione normale dovrebbe essere un equilibrio perfetto, con il 50% del tempo e delle risorse dedicati all’Azienda di Famiglia e l’altro 50% dedicato alla Corse. Ma non è così. Oggi direi che l’80% del tempo e dell’impegno è concentrato nell’attività di Skoda Italia Motorsport.»

E come è possibile?

«Con la fortuna e la Famiglia. Io lavoro con mio padre e con mio zio, e sono loro che mi hanno dato la massima libertà di portare avanti il progetto Skoda Italia. D’altra parte mi hanno anche organizzato la vita, con degli impiegati che fanno capo a me e che dirigo con i mezzi più moderni… telefono e internet, e con due giorni di presenza obbligatoria in Ditta. Così vanno avanti l’Azienda e Skoda Italia Motorsport.»

Skoda Italia. I confini italiani sono invalicabili, oppure la crescente presenza del Team potrebbe portarvi ad operare anche all’estero?

«Sicuramente se mi contattasse un Pilota straniero, con un programma di impegno per l’estero, o nel WRC2, credo proprio che saremmo preparati e pronti al grande passo. Le capacità le abbiamo, le gare le conosciamo, ci piacerebbe e, ti dirò, abbiamo avuto anche dei contatti in tal senso.»

E allora perché no? E perché non “esportare” anche Umberto all’estero?

«Calma. Forse conoscete il problema di base. Budget. Per questo ci rendiamo disponibili a supportare un Pilota cliente nel WRC2. Siamo strutturati e disponibili. Dall’altra parte, sempre per lo stesso problema, “esportare” Umberto vorrebbe dire necessariamente avere una copertura economica importante, che viene dagli sponsor, oggi sempre più radi e rari.»

Si, ma anche soltanto con quella bellissima prima tappa al Mondiale, in Sardegna Umberto ha guadagnato il diritto di misurarsi con la concorrenza estera più forte. Quale è, dunque, la difficoltà per cui questo riconoscimento unanime non si trasforma in una opportunità “concreta”?

«Mi piace che lo diciate voi. Noi abbiamo fatto una tappa del Sardegna un Boemia e un Nuova Gorica, se vogliamo dirla tutta. Certo, abbiamo ricevuto una valanga di complimenti, ma tutto è almeno prematuro. Intanto bisognerebbe vedere se Skoda Italia ci può seguire, ma credo che sarebbe una bella vetrina anche per loro e per il Marchio, e poi bisogna affrontare, appunto, l’aspetto economico. Prima cerchiamo uno Sponsor importante, e poi andremo a parlare con Skoda Italia. Sono scuro che a loro non darebbe fastidio, e che potremmo dare qualche “fastidio”, invece, a qualcun altro!»

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