CIR 2017. Targa Florio Tragico. Mauro e Giuseppe

CIR 2017. Targa Florio Tragico. Mauro e Giuseppe
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Non ci sta, eppure talvolta bisogna fermarsi sul più bello, inconsapevoli che qualcosa può succedere, e cambiare la faccia di tutto quello che è stato fino a quel momento. Mauro Amendolia e Giuseppe Laganà hanno perso la vita durante il 101° Targa Florio.
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
21 aprile 2017

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Campofelice di Roccella, 21 Aprile 2017. La 101ma Targa Florio non verrà assegnata. La Gara è annullata e tutto quello che rappresenta si ferma per essere dedicato a chi non avrebbe comunque potuto concluderla. Non più evento ma un simbolo di sensibilità per qualcosa di più grande. Mauro Amendolia e Giuseppe Laganà vi hanno perso la vita, entrambi mentre facevano la stessa cosa sui due lati opposti di una stessa passione, uno pilotando una macchina da corsa, l’altro accudendo alla sicurezza di tutti gli Equipaggi in gara, e degli spettatori lungo il percorso. Il dramma non ha limiti. Nella macchina c’era anche Gemma, la figlia di Mauro, ora in prognosi riservata per il coma farmaceutico a cui è sottoposta, forse anche per rimandare il momento dell’appuntamento triviale con una verità insopportabile. Nel paddock di Campofelice di Roccella si continua a considerare impossibile e cinico che il Targa di Gemma fosse il regalo di laurea di Mauro alla Figlia, a chiedersi se non è puro cinismo che in quel momento alla guida della macchina ci fosse il padre esperto, sostituitosi alla figlia in quel tratto di strada al chilometro 8,750 della prova speciale Piano di Battaglia, umido, bagnato, atipicamente sferzato dalla grandine e dal nevischio. Un tratto rettilineo, veloce, ma non affrontato irresponsabilmente a velocità troppo elevata, la curva a destra, il ponticello e la macchina che va a finire dal lato dove non ci sta, e dove era di guardia il commissario d percorso Giuseppe Laganà. Tutto succede in quel lampo di tempo che rovescia il mondo senza dare la possibilità di reagire, di uniformarsi al cambiamento, di chiedersi cosa sta succedendo.

Ma quando il mondo si ribalta a questo modo, spezzando vite, annullando affetti e travagliando sentimenti, spesso la continuità è proprio chiedersi cosa è successo. Come mai è successo, perché, che senso dare a quel segno o alla troppo improvvisa virata impressa al destino? Era il destino? Proprio lì con quel freddo e in quella curva apparentemente innocua? Era innocua davvero o doveva essere avvertita, suggerita in modo diverso?

È un senso quasi morboso che si da alla mitragliata incessante di domande che non hanno urgenza di risposta, non più purtroppo, una reazione istintiva quasi avesse un potere taumaturgico. Fintanto che si fanno domande il dramma non si consuma, la materializzazione della tragedia è rimandata. Ma non è così. Tutte quelle domande che si sovrappongono differenziandosi solo nelle sfumature non cambieranno nulla di quello che è stato. È anche questa l’enormità del dramma.

Ora è il momento di stringersi attorno ai cari, di sentirsi con loro, di soffiare nella vela di vita di Gemma per riportarla a un mondo diverso, non più felice, oggi, ma Suo, di nessun altro e da proteggere. Il momento di vedere in quei tanti visi di amici al paddock, sconvolti dall’incredulità, la proiezione della tragedia nei cari, nelle mogli e madri, nei figli e nei vicini, ora vittime viventi di una solitudine non più alienabile.

Alle 15:30 il Targa Florio finito dopo pochi chilometri dà ufficialità al dramma, una conferenza stampa, Angelo Pizzuto ACI Palermo, Marco Cascino Direttore di Gara, Davide Di Fabrizio Medico di Gara, ma non lo completa che di poche, insoddisfacenti risposte. Colpa nostra, non dovevamo porre domande, e non sono le risposte che cambiano il momento. Forse è il momento del rispetto per la decisione di non far andare avanti lo show per una dichiarazione di sensibilità, e quindi di sorvolare sul meticoloso elenco delle manovre della macchina organizzativa, che nessuno ha chiesto e sul cui operato odierno nessuno aveva avanzato dei dubbi.

Ma verrà un tempo, deve venire quel tempo, per fare le stesse e altre domande e per avere e pretendere delle risposte. E non per sapere se il Campionato Italiano Rally sarà passato o no dal Targa Florio, quest’anno. Domande per risposte, non più per i morti, ma per i vivi che si affacciano ogni attino della loro vita inconsapevolmente sul baratro del nulla.

Non può esserci dramma della morte di oggi che non rispetti la volontà di offrire risposte che possano salvare una vita domani. Sì, parliamo di tutte quelle forme di risolutiva chiarezza che, inutili e del tutto assenti oggi pomeriggio, potranno contribuire a strutturare comunque un più robusto telaio di protezione per quella passione violata stamattina. Solo così la vita va avanti, comunque messa seriamente avanti. Sicurezza, obbligatoria priorità mentale.

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