Rally Terra 2019. Consani' (Skoda), Festa Francese all’Adriatico

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Vince il forte transalpino, ma il “colpaccio” è il ritorno sul palcoscenico del Campionato Italiano Rally Terra di due dei protagonisti della storia del CIR. Andreucci, “sospeso” il ritiro, sale sul podio, Scandola, tutto nuovo, è quarto
  • Piero Batini
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5 maggio 2019

Cingoli, 5 Maggio 2019. A un certo punto si pensava addirittura fossero spariti. L’uno, Paolo Andreucci, il serial killer più temuto della storia del CIR, e l’altro, Umberto Scandola, Campione 2013 e avversario “storico” del Toscano. C’era addirittura chi giurava di averli visti al Torneo della Bocciofila al Circolo Doporally San Fermino di Lentini, imprecazioni e sigaro pendente dalle labbra. Invece, ad un tratto, ecco che ricompaiono, di nuovo uno contro l’altro sul palcoscenico tirato a lustro del nuovo, è quasi il caso di dirlo, fenomenale Campionato Italiano Rally Terra, confidenzialmente il CIRT.

A parte il rinnovo di una sfida decennale troppo presto mandata in archivio, l’incrocio delle Macchine dei rispettivi portano una cascata di novità. Tutte interessanti. Andreucci, attanagliato da micidiali dolori alla nuca e irrefrenabili indigestioni, e ormai sempre più vicino al baratro dell’alcool, manifestazioni tipiche delle crisi da astinenza, ha gettato la spugna e perso dopo appena due mesi la battaglia contro la dipendenza. Ha rispolverato la grinta della prima gioventù, rimesso in piedi un Progetto che ha molto del fascino dell’avventura privata, ed è risalito sulla Peugeot 208 T16 della sua più lunga e recente gloria. Non sono bastati i successi della nuova missione da Coach per giovani di Peugeot Italia, già corroborata dai benefici di gradimento, carisma e vittorie, per tenere fuori dal ring il Campione che così, invece di andare in pensione come gli ignoranti avevano temuto, ha di fatto raddoppiato schierandosi al via dell’Italiano Terra. E non sono bastati neanche gli accorati appelli di Anna Andreussi, che ha puntato i piedi e aveva messo le valigie del compagno fuori dalla porta, ma che alla fine è diventata il Direttore Sportivo dell’Operazione e viaggia in parallelo a non più dell’abituale spanna di distanza dal consorte. All’angolo alla mia sinistra, 34 anni, un metro e parecchio, peso al limite della categoria, lo sfidante di sempre, Umberto Scandola. Con un programma e obiettivi nuovi di zecca e non meno ambiziosi e curati. Chiuso il capitolo Skoda, la “Famiglia” veronese ha sondato senza inibizioni altre rotte, e deciso praticamente all’alba della nuova stagione per un brusco colpo di timone. S.A. Motorsport, così, è entrata in contatto con Hyundai Customer Racing, ha acquisito due stupende i20 R5 New Generation, e iscritto il più giovane degli Scandola Racing Brothers, Umberto, al Campionato Italiano Rally Terra.

Il gioco è fatto, il Campionato Italiano Rally Terra importa gli Oscar del CIR e diventa un torneo di lusso. Non basta, da cosa nasce cosa ed ecco anche Marchioro, Ceccoli, Consani con l’accento sulla “i”, titoli di testa senza ordine di nessun genere, e per l’occasione del 26° Adriatico, declassato dal CIR ma surclassante di CIRT, salgono sul palco anche attori del calibro di Crugnola o Gryazin, arrivano gli Happy Days della prova “sterrata” del Campionato Junior e, insomma, il Parco Assistenza di Jesi pare il lungomare di Cannes. Anche la trama, la sceneggiatura del film esce dagli schemi del tradizionale western all’italiana e, se alla vigilia si era portati a scommettere sul leoniano duello antico, ecco che le cose si sviluppano in maniera tanto diversa da finire per produrre un copione inedito.

Crugnola e Gryazin sfiammano sin dalle prime battute, ma finiranno in scintille con la macchina del tutto in disordine e per una foratura, rispettivamente, e il più consistente risulta alla grande e da subito il transalpino Stephane Consani, venuto a correre in Italia, fascino dello Stivale, con Thibauld de la Haye su una Skoda. La strada è segnata e il bellissimo Rally su terra prende la sua piega definitiva quando, a metà del secondo di tre giri di Speciali, si sveglia anche Nicolò Marchioro. Alla fine succede una cosa “strana”. Marchioro, in gran forma e velocità, vince ben 4 delle 11 Speciali, a Consani ne toccano 3, due ciascuno vanno a Gryazin e Crugnola, per una classifica finale che premia Consani, Skoda Fabia, di misura su Marchioro, Skoda Fabia. Marco Pollara, Peugeot 208 R2, vince anche all’Adriatico dopo Sanremo, e con un po’ di meritata fortuna il siciliano conduce a punteggio pieno il CIR Junior.

E la cosa strana? Ah, sì. Né Andreucci, né Scandola vincono una sola Prova Speciale. L’11 volte Campione italiano, che fa salire alla sua destra Rudy Briani Il Grande, si limita a una ripresa di ritmo con la 208 T16 Peletti che pare dei colori della Roma. Il Campione 2013, invece, deve mettere a registro un’intera infornata di novità, e a sua volta si limita a lavorare sulla corretta inquadratura del sistema totalmente nuovo. Morale, entrambi gli sfidanti del secolo sfruttano appena il rispettivo e rispettabile potenziale, portano a casa un onorevole terzo e quarto posto, e rimandano ai prossimi appuntamenti del Terra, e già si sta parlando del prossimo Rally Italia Sardegna di Giugno, per mandare in scena lo show del loro grande talento.

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