Umberto Scandola: «Il titolo non basta. Vogliamo vincere anche le prossime gare»

Umberto Scandola: «Il titolo non basta. Vogliamo vincere anche le prossime gare»
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Piero Batini
  • di Piero Batini
L’intervista a Umberto Scandola, in un colpo solo vincitore della 49ma edizione del Rally Friuli Venezia Giulia e Campione Italiano Rally per il 2013 con due prove d’anticipo
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
2 settembre 2013

Abbiamo avuto modo di intervistare Umberto Scandola, in un colpo solo vincitore della 49ma edizione del Rally Friuli Venezia Giulia e Campione Italiano Rally per il 2013 con due prove d’anticipo. Ecco come ha reagito al successo conquistato.

 

«Ce l’abbiamo fatta. Sì, ce l’abbiamo fatta e non è stato così semplice come poteva sembrare, anche se è vero che in Friuli si è verificato un incastro di situazioni a noi favorevole. Con l’uscita di Perico e Basso a noi era sufficiente transitare, arrivare, ma correre così non è facile perché bisogna non commettere il minimo errore. Si ha solo da perdere, anche con un solo sbaglio, e molto».


«Bisognava prestare la massima attenzione al problema delle forature, per esempio, e nel contempo riuscire a mantenere un passo sufficiente brioso da tenere alta la concentrazione. Credetemi, non è stato facile. È stato, come si dice, il giorno più lungo. In più in Friuli non avevo avuto molta fortuna in passato. Nel 2009, per esempio, abbiamo tirato una “cartella” spaventosa e staccato due ruote, solo perché ce n’erano soltanto due da quella parte della macchina».


«È stato, direi, un bellissimo Campionato Italiano. All’inizio sembrava che dovesse avere poche bagarre e colpi di scena, invece, si è rivelato molto combattuto e interessante. E lo sarà, credo, fino alla fine, anche con le restanti prove della Targa e del Sanremo dove nessuno, noi compresi, vorrà arrivare secondo. Senza dubbio non avremo più il “peso” del Campionato sulle spalle, e quindi vedremo quale storia uscirà da quelle gare».

È stato, direi, un bellissimo Campionato Italiano. All’inizio sembrava che dovesse avere poche bagarre e colpi di scena, invece, si è rivelato molto combattuto e interessante


«Spero poi di poter correre anche il prossimo anno con gli stessi obiettivi, perché per un Pilota è veramente appagante correre come abbiamo potuto fare noi quest’anno, con la Squadra che abbiamo. È stato creato un Team per un programma e per un Pilota, e augurerei a tutti i Piloti di avere tutte le attenzioni che abbiamo avuto noi, da una Casa, la Skoda, dai suoi tecnici, e da tutti gli uomini del Team».


«È un’esperienza formidabile, ed è stato bellissimo poter ripagare tutte queste attenzioni con la vittoria del Campionato, che del resto era l’unica “opzione” disponibile se volevamo ripagargli con la stessa moneta!»

A parte complimenti e congratulazioni, e le emozioni della giornata più lunga, adesso è il momento di rendersi conto che hai ottenuto il successo più importante della tua carriera. Come pensi che sia arrivato?
«Come ho detto anche altre volte, i successi si costruiscono a casa. Io quest’anno ho la Squadra migliore e la macchina migliore. Tutti hanno lavorato nel modo migliore e la Fabia S2000 non ha avuto il minimo problema nel corso della stagione, rivelandosi eccezionalmente competitiva. Tutto è stato reso possibile dalla bravura e dal talento dei tecnici e dei responsabili di Skoda Italia Motorsport, ma anche e soprattutto dal fatto che tutti hanno creduto fortemente nell’obiettivo. È quello che ha dato anche a noi, allo stesso modo, la possibilità di poterci credere man mano che le corse si succedevano. Così si arriva a vincere anzitempo, con due prove di anticipo sul calendario, il Campionato».

Se guardiamo alla tua carriera, un terzo della tua vita dedicato ai Rally, notiamo che ci sono voluti dieci anni per ottenere il successo decisivo. Come spieghi che non sia arrivato prima? Non è che hai posto l’asticella un po’ troppo in alto nel corso degli anni?
«Intanto non ho mai corso una gara facile. Sono tutte in qualche modo difficili. È logico che più variabili riesci a controllare, meno imprevisti devi affrontare, e questo è un patrimonio dell’esperienza. Certo, le cose sono state più facili quest’anno per l’estrema competitività e affidabilità della nostra Skoda. Sì, ci ho messo dieci anni a vincere il Titolo, ma credo che sia anche vero che da noi generalmente un Pilota diventa maturo appunto attorno ai trent’anni, l’età che ho io adesso. Il livello è molto alto, e i Piloti che si sono aggiudicati l’Italiano sono fortissimi e hanno ottenuto risultati anche all’estero. Bisogna avere pazienza e maturare l’esperienza, e una volta raggiunta questa applicarsi ancor di più, e allora si può diventare competitivi anche contro di loro».

Il livello è molto alto, e i Piloti che si sono aggiudicati l’Italiano sono fortissimi e hanno ottenuto risultati anche all’estero. Bisogna avere pazienza e maturare l’esperienza, e una volta raggiunta questa applicarsi ancor di più, e allora si può diventare competitivi anche contro di loro


Adesso che hai ottenuto il massimo in ambito italiano, hai voglia di confermarti e difendere ancora il Titolo, o di andare avanti e proporti nuovi obiettivi?
«Se consideriamo che ogni gara ha la sua storia, sarebbe intanto bello continuare con questi risultati, perché vincere è bello, gratifica me e gratifica la Squadra, Skoda Italia e la Pirelli. Sicuramente non ci consideriamo appagati dalla conquista del Titolo, e anche ogni prossima gara, seppure avrà un sapore particolare dato dal successo nel Campionato, sarà un buon obiettivo da centrare. Poi vedremo, è ancora presto per definire il programma per la prossima stagione, ed è giusto che ci godiamo a pieno il momento magico».


Ti manca il confronto alla pari con quello che è il Pilota di riferimento di questi anni, Paolo Andreucci?
«Sicuramente sì, Andreucci è uno specialista di questo Campionato e il confronto ci manca senz’altro. D’altra parte posso dire che quest’anno abbiamo avuto il confronto diretto con Giandomenico Basso, che è un altro plurivincitore non solo in Italia, ma in Europa e fuori dal Continente, e l’abbiamo superato su un livello che si è rivelato comunque decisamente alto».

Avevi dedicato la vittoria del San Marino a tuo padre, a chi ti senti di dedicare il Titolo dell’Italiano?
«Ancora a mio padre certo, a Guido D’Amore che è  stato al mio fianco e a tutta la Squadra e che l’ha vinto insieme a me. Ma anche e specialmente a mio fratello Ricky, che si è privato di molto, in passato e oggi, per dare a me la possibilità di centrare gli obiettivi che finalmente sono stati alla nostra portata».

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